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A Oliena un museo diffuso nel nome di Liliana Cano #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Una lunga vita, sempre dedicata all’arte. Oltre quarantamila quadri, dipinti di giorno e di notte, in Italia e in Francia. In mezzo un intenso rapporto con Oliena dove ha disseminato molte opere in luoghi di culto, edifici pubblici e abitazioni private. Liliana Cano nel paese ai piedi del Corrasi è davvero di casa per la ricchezza del patrimonio artistico che nell’arco di 40 anni ha lasciato in mille angoli, molti sempre visibili, e che ora rappresentano le tappe di un tour tanto interessante da incoraggiare il nuovo traguardo del museo diffuso. C’è ancora chi la ricorda con i pennelli in mano, nelle piazze e nelle chiese. Nel 2014 Oliena le concede, non a caso, la cittadinanza onoraria.

Nel 2006 il comitato di San Lussorio del tempo chiede all’artista di realizzare un murales. Nasce così “La processione di san Lussorio”, ispirato alla festa religiosa che Oliena rinnova ogni anno il 21 agosto. L’opera è in piazza Santa Croce e rappresenta la prima tappa dell’itinerario proposto in anteprima il 12 e 13 ottobre dal Fai e dall’Archivio Liliana Cano. A pochi passi “Una giornata di sole”, esplosione di colori ispirata alla festa che esalta abiti e balli tradizionali. Opera emblematica e di forte impatto, realizzata nel 1996. La vicina chiesa di san Lussorio ospita altre opere imponenti che raccontano la vita, la prigionia e il martirio di questo santo sardo, morto sotto Diocleziano.

"Una giornata di sole", opera di Liliana Cano a Oliena
"Una giornata di sole", opera di Liliana Cano a Oliena"Una giornata di sole", opera di Liliana Cano a Oliena

“Una giornata di sole”, opera di Liliana Cano a Oliena

«Siamo nel 1980, Liliana Cano realizza opere molto significative. Due anni dopo viene richiamata a Oliena per realizzarne altre come “La crocifissione”, “La manifestazione di San Tommaso” e “L’ultima cena” che ambienta qui dipingendo gli sgabelli tipici e una mensa circolare. Un tocco personale ancorato al territorio», spiega Davide Mariani, direttore dell’Archivio Liliana Cano, mentre guida i visitatori accolti dal Fai nelle giornate d’autunno verso il palazzo comunale dove nel 2016 l’artista realizza la sua ultima opera in questo paese, ovvero “La festa di san Giovanni”. «Trasforma il Municipio nel suo studio, lavora ogni giorno, viene la mattina e la gente che qui lavora e va negli uffici la vede. C’è una dimensione partecipata».

Al tempo Liliana Cano ha oltre 90 anni ma conserva una gran voglia di fare che nei tempi più intensi esprime realizzando anche 4-5 quadri al giorno. Nasce a Gorizia nel 1924. Vive in varie città. A Torino frequenta l’istituto d’arte, tappa fondamentale del suo percorso perché matura lì la sua visione artistica e la necessità di dialogare con il pubblico. A vent’anni si trasferisce in Sardegna. A Sassari insegna, conosce Domenico Panzino, giornalista che diventerà suo marito. L’Isola influenza notevolmente la sua arte, che si afferma alla fine degli anni Cinquanta come figurativa e di grande intensità, caratterizzata da colori accesi e brillanti, e dalla potenza espressiva delle composizioni.

Oliena, sculture di Liliana CanoOliena, sculture di Liliana Cano
Oliena, sculture di Liliana CanoOliena, sculture di Liliana Cano

Oliena, sculture di Liliana Cano

«La carriera di una donna nell’arte è inusuale, ma lei riesce a guadagnarsi la stima dei colleghi», ricorda Mariani. Negli anni Settanta Cano approda nella galleria Chironi 88 di Nuoro dove conosce i coniugi Palimodde, titolari dell’hotel Su Gologone, a Oliena. Nasce un’intensa amicizia, Su Gologone diventa per lei una seconda casa. Il legame si allarga alla comunità. Poi si trasferisce in Francia: vive in Provenza per 18 anni. Viene a contatto con contesti internazionali. Espone per tre volte al Grand Palais di Parigi, fa mostre in Germania e nei Paesi Bassi. Nel 1996 torna in Sardegna, va a vivere a Sassari, in una casa di campagna. Muore nel 2021 dopo un’intensa narrazione artistica che la consacra come una delle figure più originali e carismatiche della pittura figurativa italiana del secondo dopoguerra.

A cent’anni dalla nascita la sezione Fai di Nuoro, guidata da Carla Pacchiano, valorizza l’artista con l’itinerario “Le radici del colore” e coinvolge gli studenti dell’Itc Chironi-Satta e del liceo Fermi di Nuoro, in collaborazione con la cooperativa Galaveras di Oliena. Percorso benedetto dal figlio, Igino Panzino, artista a sua volta e presidente dell’Archivio Liliana Cano, dal direttore Mariani e dall’amministrazione comunale di Oliena guidata dal sindaco Bastiano Congiu che, anche col sostegno della Regione, promuove il progetto del museo diffuso, candidato al dodicesimo censimento dei luoghi del cuore del Fai 2024. «È un atto doveroso della nostra comunità verso un’artista che è anche concittadina», sottolinea Congiu.

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«Siamo molto felici che il progetto del museo diffuso muova i primi passi da Oliena. Il patrimonio che Liliana Cano ha lasciato in questo paese merita di essere conosciuto, studiato e valorizzato», dice Mariani prospettando il traguardo nella prossima primavera.

L'Ultima cena, opera di Liliana CanoL'Ultima cena, opera di Liliana Cano
L'Ultima cena, opera di Liliana CanoL'Ultima cena, opera di Liliana Cano

L’Ultima cena, opera di Liliana Cano

Il percorso si snoda nel centro storico con tappe imperdibili tra sacro e profano, come quella della chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio dove sono composte le 14 stazioni della Via Crucis, tra primi piani dipinti con un linguaggio moderno che si stacca dall’iconografia tradizionale. Piazza San Francesco propone tre bassorilievi che sono un tributo alla figura femminile e alla centralità della donna nella vita sociale. Si tratta di una delle rare sculture di Liliana Cano realizzate in un luogo pubblico. Nella chiesa di Santa Maria altre tre opere pittoriche monumentali. «C’è una sacralità che diventa quotidianità», sottolinea Davide Mariani ammirando “Il battesimo di Gesù” che l’artista ambienta a Oliena inserendo figure femminili con il prezioso abito tradizionale. Vicino i colori cupi della “Crocifissione” con uno sfondo astratto e le suggestioni dell’Ultima cena.

I cicli pittorici di ispirazione religiosa esprimono la capacità dell’artista di rappresentare, con un linguaggio nuovo, temi spirituali, molto ricorrenti nell’attività di Liliana Cano che però allarga spesso lo sguardo alla condizione umana. Non a caso amava dire: «La storia dell’uomo è quella che mi ha sempre affascinato. In sostanza faccio sempre questo, racconto storie. Piccole, leggere, pesanti».

© Riproduzione riservata



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