La domanda di credito delle imprese in Italia è continuata a diminuire, seppur più lievemente rispetto ai ritmi registrati a partire dai primi mesi del 2023, eppure la richiesta di mutui da parte delle famiglie “ha registrato un nuovo marcato aumento”. È quanto riportato dalla Banca d’Italia nel suo studio dedicato al credito bancario, relativo al nostro Paese, e con cui contribuisce all’indagine per tutta l’area area Euro ed elaborata dalla BCE (Bank lending survey). Anche nel nostro Paese, infatti, nel terzo trimestre, si sono stabilizzati i criteri delle banche per l’offerta di credito alle imprese e sui mutui alle famiglie, mentre si è registrato ancora un leggero inasprimento sul credito al consumo, segno di una “minore tolleranza per il rischio” da parte degli istituti. Durante questo arco temporale, i termini e le condizioni generali sono diventati leggermente più favorevoli, soprattutto in virtù della diminuzione – dovuta anche alla riduzione dei margini – dei tassi di interesse praticati sui prestiti: “Al miglioramento dei termini e delle condizioni hanno contribuito la maggiore tolleranza del rischio, la pressione concorrenziale e le prospettive economiche generali”, fa sapere Bankitalia. Per quanto riguarda i criteri di offerta sui finanziamenti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni, non si registrano variazioni. Per il trimestre in corso, infatti, gli intermediari si aspettano dei criteri invariati riguardo i prestiti alle imprese e quelli alle famiglie con finalità di consumo, oltre a un lieve allentamento sui mutui. In questo trimestre, poi, ci si attende una crescita, in tutti i comparti, della domanda di prestiti di imprese e famiglie: “Le condizioni di accesso delle banche al finanziamento sono migliorate con riferimento principalmente ai titoli di debito a medio-lungo termine”. Le condizioni di accesso alla raccolta, invece, non registrerebbero variazioni significative. Nei sei mesi con scadenza a settembre, infine, le variazioni del portafoglio di attività di politica monetaria dell’Eurosistema non hanno esercitato alcun impatto sulle attività totali delle banche, né sulle condizioni di finanziamento, sulla redditività, sul coefficiente patrimoniale, sulle politiche di offerta e sui volumi erogati, e gli effetti sarebbero nulli anche nel semestre in corso.
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