Il Superbonus ha lasciato migliaia di famiglie in difficoltà a causa di modifiche normative retroattive, che limitano la possibilità di recuperare i crediti fiscali, in particolare per coloro che hanno effettuato i lavori nel 2023. L’Associazione Esodati del Superbonus chiede al governo di estendere la detrazione a 10 anni per garantire equità e stabilità.
I continui cambiamenti legislativi hanno causato una serie di contenziosi, con contribuenti in una sorta di “limbo fiscale”
Negli ultimi mesi, il Superbonus è stato al centro di un acceso dibattito, spesso dipinto come un fallimento finanziario e fonte di sprechi. Tuttavia, esiste una realtà parallela, meno visibile, che riguarda migliaia di famiglie colpite dalle continue modifiche normative e restrizioni retroattive. La confusione causata da decine di interventi legislativi negli ultimi due anni ha creato una serie di contenziosi, con fasce di contribuenti che si trovano ora in una sorta di “limbo fiscale”.
L’Associazione Esodati del Superbonus lancia l’allarme: chi ha realizzato lavori nel 2023 rischia di subire gravi conseguenze economiche a causa delle modifiche retroattive alla normativa. La possibilità di cedere i crediti fiscali è stata infatti limitata, lasciando molti proprietari immobiliari senza strumenti per recuperare i costi sostenuti. Inoltre, il periodo di tempo per la detrazione diretta è stato ridotto a soli quattro anni, rendendo il recupero delle somme una sfida insormontabile per chi ha una limitata capienza fiscale. Si tratta di una situazione paradossale: mentre nel 2022 i contribuenti potevano optare per una dilazione decennale, dal 2024 la detrazione obbligatoria sarà estesa nuovamente a 10 anni. Tuttavia, chi ha eseguito lavori nel 2023 si trova intrappolato in un anno intermedio, con regole restrittive che sembrano punire solo loro.
Secondo l’Associazione, queste modifiche non sono solo tecnicismi contabili, ma una vera e propria ingiustizia che colpisce soprattutto le fasce più deboli della popolazione. “La manovra sembra andare contro i ‘poveri cristi’, come affermato anche dal ministro Giorgetti,” sottolineano. Si chiedono se ci sia stata una deliberata scelta politica di penalizzare fiscalmente proprio chi aveva seguito le regole.
La questione solleva dubbi su più livelli: perché il governo ha deciso di applicare una normativa così restrittiva per il 2023? Quale sarà l’impatto sul rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, già gravemente compromesso? Se questi contribuenti non riusciranno a recuperare i crediti spettanti, come potranno in futuro affidarsi a misure simili senza il timore di nuove sorprese legislative?
L’Associazione punta il dito contro quella che definisce una “schizofrenia normativa“, con leggi che si sovrappongono, cambiando le regole a posteriori e creando incertezza tra i cittadini. Molti di loro, fiduciosi nelle norme vigenti al momento dell’avvio dei lavori, ora si trovano senza risposte adeguate. C’è il rischio che molti finiscano per rivolgersi alla Corte Suprema Europea, dato che le modifiche retroattive potrebbero essere considerate una violazione del principio del legittimo affidamento.
Un possibile rimedio suggerito dall’Associazione sarebbe quello di estendere anche per il 2023 l’opzione di detrazione su 10 anni, in modo da riportare coerenza al sistema legislativo e dare un po’ di respiro a chi si trova in difficoltà. In questo modo, le famiglie potrebbero diluire le detrazioni nel tempo, recuperando quanto speso senza essere schiacciate dall’incapienza fiscale. Questo, secondo gli esodati, rappresenterebbe anche un beneficio per le casse dello Stato, in quanto le risorse verrebbero gestite su un orizzonte temporale più lungo.
La legge di Bilancio attualmente in discussione potrebbe essere l’ultima occasione per il Governo di porre rimedio alle criticità sollevate. È un appello accorato, quello delle famiglie che si sono trovate improvvisamente “esodate” dal Superbonus, che chiedono giustizia per aver rispettato le regole in vigore al momento della decisione di ristrutturare.
Le famiglie sono in attesa di risposte concrete e di un segnale chiaro da parte delle istituzioni. L’emergenza sanitaria è finita, ma l’emergenza fiscale, per molti di loro, è solo all’inizio.
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