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Agli investitori del fashion & luxury piacciono ancora i green bond? Dopo il boom di emissioni partito nel 2020 con Vf corporation, Burberry e Chanel, negli ultimi mesi la diffusione di questo tipo di prodotto finanziario, che lega il rendimento dell’obbligazione al raggiungimento di predefiniti parametri Esg, sembra essere rallentata. Perlomeno per quanto riguarda il settore della moda, dato che l’ultimo rapporto di Climate bonds initiative indica che a livello globale nel primo semestre 2024 è stato registrato un volume cumulativo di 5,1 miliardi di dollari (pari a 4,65 miliardi di euro al cambio di ieri) in obbligazioni Gss+, che comprendono i bond verdi, sociali, di sostenibilità, legati alla sostenibilità (Slb-Sustainability linked bonds) e di transizione.

In generale, il mercato Gss+ è quindi fiorente, con l’ingresso progressivo di nuovi emittenti e volumi destinati a superare il record annuale di 1.000 miliardi di dollari (oltre 912,8 miliardi di euro) stabilito nel 2021. Solo nella prima metà dell’anno sono stati acquisiti 554 miliardi (505,7 miliardi di euro) di volumi di Gss+, in aumento del 7% annuo. I green bond hanno rappresentato il 70% del volume del primo semestre, raggiungendo 385,1 miliardi (351,5 miliardi di euro).

«Tradizionalmente, il settore della moda ha mantenuto un’esposizione limitata al mercato dei capitali di debito, circoscritta a operazioni straordinarie e mirate», spiega a MFF Marina Catino, partner di Kearney Italia. «I green bond, d’altra parte, sono stati maggiormente associati al comparto industriale, dove gli investitori stanno diventando sempre più selettivi riguardo agli obiettivi di sostenibilità. Il rallentamento globale ha ridotto complessivamente l’accesso al mercato dei capitali, coinvolgendo anche il segmento del lusso. Per questo non si rilevano emissioni recenti di green bond nel settore, pur restando fermo l’investimento dei brand verso l’innovazione sostenibile».

  • Leggi anche: Bond, da Lvmh a Kering anche nel lusso è boom di emissioni. Ecco a cosa servono e quanto rendono

Di recente Vf corporation ha reso noto tramite il suo Green bond impact report 2024 che i proventi netti pari a circa 496 milioni di euro del suo secondo green bond, emesso nel 2023 e in scadenza nel 2029, hanno sostenuto i progressi verso gli obiettivi ambientali del gruppo, tra cui la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra grazie all’acquisto di materiali riciclati e all’impiego di energia rinnovabile per alimentare le strutture della società. Il gruppo americano a capo di brand come Vans, Timberland, The North face, Dickies, Eastpack, Kipling e Napapijri è stato un pioniere nel settore della moda per quanto riguarda le obbligazioni sustainability linked. Il suo green bond inaugurale è stato emesso a febbraio 2020 per sostenere l’impegno aziendale verso la sostenibilità, guidare i progressi verso i suoi obiettivi climatici e sostenere i progetti che si allineano con gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite. Questo bond di debutto, in scadenza nel 2028, ha permesso a Vf di destinare circa 493 milioni di euro di proventi netti a 13 progetti di sostenibilità in tutto il mondo. 

Nel settembre 2020, anche la maison inglese Burberry ha quotato sul Sustainable bond market della borsa di Londra la sua prima obbligazione per finanziare progetti legati alla sostenibilità, della durata di cinque anni. Nello stesso anno i green bond hanno convinto anche Chanel, tradizionalmente restia persino a rendere noti i propri bilanci, a debuttare sul mercato dei capitali. La storica azienda parigina ha raccolto 600 milioni di euro con l’emissione di un sustainability linked bond negoziato alla borsa di Lussemburgo e comprensivo di due tranche di 300 milioni, in scadenza nel 2026 e nel 2031, legate ai progressi generati rispetto agli obiettivi di contenimento dell’innalzamento delle temperature globali e agli impegni presi nell’adesione alla Science based target initiative.

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Anche Adidas ha quotato a settembre 2020 alla borsa del Lussemburgo il suo primo bond di sostenibilità con una durata di otto anni. Al 30 settembre 2023, l’importo totale dei proventi netti, pari a 500 milioni di euro, è stato interamente destinato a progetti sostenibili. Le obbligazioni verdi hanno poi continuato a riscuotere successo nel settore, attraendo H&M prima nel 2021 e poi nel 2023 con una seconda tranche di finanziamento per il supporto di progetti per l’impiego di materiali riciclati, le energie rinnovabili e l’uso sostenibile dell’acqua. 

«La finanza è uno strumento a cui si può ricorrere quando si perseguono obiettivi di sostenibilità ambiziosi che coinvolgono la catena del valore, il cosiddetto Scope3, ovvero le attività aziendali indirette e cruciali per il settore», affermano Guia Ricci, managing director e partner di Bcg-Boston consulting group, e Davide Tonon, director Quantis Italia. «Ciò è stato facilitato dal fatto che in Europa, nel 2023, questo tipo di bond ha garantito mediamente un risparmio di 5 punti base sul costo del debito». Per i fornitori, spiegano a MFF gli esperti, essere oggetto di un’operazione straordinaria si traduce in nuove risorse su cui fare leva per l’innovazione, la digitalizzazione e la sostenibilità, ad esempio attraverso una transazione energetica mirata. Per le aziende, l’eventuale integrazione verticale consente di garantire il controllo diretto sulla propria filiera produttiva, assicurando trasparenza e tracciabilità delle materie prime e delle lavorazioni in risposta a un sempre più stringente dettato normativo in materia di sostenibilità. 

In questo senso si parla di Csrd, che impone alle grandi imprese e alle pmi quotate obblighi di rendicontazione sull’impatto che le attività hanno sull’ambiente e sulla società, ma anche di Csddd, che entrerà in vigore dal 2027 e chiederà alle aziende di condurre una due diligence lungo la chain of activity, prendendo quindi in considerazione sia i flussi upstream (fornitori e materie prime) sia i flussi downstream (distribuzione, clienti e uso finale dei prodotti o servizi), al fine di identificare, prevenire e mitigare i rischi legati all’ambiente. «Il miglioramento della trasparenza e della tracciabilità della catena di fornitura consente alle aziende di identificare e mitigare in modo più efficace tutti i rischi legati alla sostenibilità ambientale, consentendo la rendicontazione degli impatti e l’ingaggio lungo tutta la catena del valore, e sociale», proseguono Ricci e Tonon. «Sul punto, per le case di moda, la scelta di indirizzare un M&A punta anche alla conservazione di competenze di alto livello, caratterizzate da artigianalità e know-how nel perimetro aziendale». 

Questi fenomeni possono essere legati, su scala globale, alla crescente attenzione degli investitori istituzionali e dei framework di misurazione alla sostenibilità. «Questo significa avere introdotto target Esg quantitativi e basati sull’approccio scientifico nei sistemi di rating, ma anche esigere tracciabilità lungo la catena di valore al settore», concludono gli eperti di Bcg e Quantis Italia. «La sostenibilità è oggi un asset a testimonianza della visione e dell’impegno a lungo termine di un’azienda». (riproduzione riservata)



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