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Terzo mandato di Zaia, Milano al Carroccio e Venezia ai Fratelli d’Italia: il risiko che ridà speranza #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


di
Silvia Madiotto

Il presidente e le ultime chance di cambio della legge ma Tosi (FI): sarebbe un autogol del centrodestra

Il piano della Lega è chiaro da sempre: tenere la guida del Veneto. Questa è la sfida più importante e, se dovrà esser guerra, guerra sia. Mollare Palazzo Balbi è fuori da ogni discussione. Sono quattro le pedine da posizionare affinché il Carroccio possa avere quella a cui tiene di più, e si intrecciano i destini di due Regioni e due Comuni che a livello politico detengono un peso, se non equivalente, almeno molto, molto simile. Veneto e Lombardia, Venezia e Milano, la bilancia del centrodestra pesa con delicatezza i ruoli di governatori e sindaci.

In attesa della decisione dei leader

Nell’ultimo toto-candidati la pedina del Veneto verrebbe assegnata alla Lega, in modo che (per un patto di non belligeranza di coalizione e diplomatica spartizione) la città capoluogo possa esprimere un candidato sindaco in quota Fratelli d’Italia. L’inverso avverrebbe in Lombardia, con un candidato leghista in corsa per il municipio e un meloniano al Pirellone. Ovviamente, tutto questo passa ampiamente sopra le teste dei veneti: la decisione spetta ai leader Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani (che da questo schema, per dire, sarebbe escluso). Gli equilibri sono flessibili e ci sono anche altri elementi da valutare. Il Veneto è la prima fra le due Regioni al voto, e mettere a frutto il consenso attuale è importante per FdI. Meloni è disposta a cedere il Veneto il prossimo anno (settembre 2025 o primavera 2026, altra battaglia in corso) per aspirare a una Regione di maggiore rilievo nel 2028? Qui i leghisti assicurano che l’accordo è quasi fatto, che Matteo vuole Milano e Giorgia Venezia. I Fratelli fanno buon viso a cattivo gioco, la disciplina di partito impone di non alzare l’asticella del conflitto, ma questa è la prima regione per consensi, difficile abbandonarla ai rivali. Il toto-candidati sarà ancora lungo.




















































L’altra sfida

In questo scenario si staglia l’altra sfida leghista, quella per il terzo mandato dei governatori, che però non può essere demandato alle scelte dei segretari, trattandosi piuttosto di una revisione della legge elettorale. Oggi consente non più di due mandati consecutivi. Per Luca Zaia, caso a parte, si parlerebbe del quarto. L’emendamento sul terzo mandato presentato dalla Lega in commissione Affari costituzionali al Senato a febbraio è stato bocciato con i voti non solo del centrosinistra ma anche degli alleati FdI e FI. La Lega ha già detto di volerlo ripresentare, l’ha promesso il segretario regionale Alberto Stefani. Nei giorni scorsi Zaia ha anticipato che se ne riparlerà dopo le elezioni regionali di novembre in Emilia Romagna, Liguria e Umbria. Sempre che gli alleati cambino idea sulla proposta leghista di estendere i mandati a tre, e che il Pd tenda una mano. Bellicoso è infatti il governatore dem della Campania, Vincenzo De Luca, intenzionato a ripresentarsi, mentre il partito assicura che di terza candidatura non si parla nemmeno. 

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Senza Zaia che succede?

Detto di tutto questo, se il terzo mandato dovesse passare, non ci sarebbe discussione alcuna: Zaia quater. Senza di lui, invece, si apre alla successione (e allora il nome è proprio quello del segretario Stefani). Ma con il Veneto alla Lega, il presidente spera che le due partite convergano. Il rovescio della medaglia lo offre, come sempre, l’acerrimo rivale Flavio Tosi, che ormai si è ricavato il ruolo di «nemesi» di Zaia (e non fa nulla per disattendere la definizione). Radunati i sodali di Forza Italia al Teatro Stimate di Verona, l’eurodeputato e segretario regionale degli azzurri ha lanciato l’ennesima bordata. «Terzo mandato a Zaia? Improbabile, perché nel 2025 vanno al voto anche Puglia, Campania e Toscana; e se concedi il terzo mandato, il centrodestra rischia di perdere contro Emiliano e De Luca, mentre in Veneto ha sempre vinto comunque e alla grande. Insomma: nel computo generale non conviene». 

La posizione di Tosi

Considerare solo Veneto e Lombardia diventerebbe fuorviante, secondo Tosi, oltretutto sarebbe controproducente per il centrodestra, e non basta la Lega (non ha i numeri) per approvare un altro mandato per i governatori in scadenza. Nella disamina sui tre mandati di Zaia, Tosi afferma che «le ultime grandi opere progettate e realizzate sono targate FI, e anche sulla sanità, oggi una criticità evidente, l’ultima riforma con la realizzazione dei nuovi grandi ospedali l’ha fatta FI». Sempre in attacco, Flavio, quando dall’altra parte c’è Luca. Il segretario non esclude il partito dalla corsa alla poltrona di Palazzo Balbi. Anche se, sapendo quanto sia ardua l’ipotesi di un forzista in Regione, starebbe puntando soprattutto alla candidatura a sindaco di Verona per le amministrative del 2027.

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20 ottobre 2024



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