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NEW YORK\ aise\ – ““Il nostro mondo è in un turbine. Ci troviamo in un’era di trasformazione epocale, che ci pone di fronte a sfide mai viste prima, sfide che richiedono soluzioni globali. Eppure le divisioni geopolitiche continuano ad approfondirsi”. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres è al suo ottavo discorso per l’apertura dell’Assemblea Generale, e deve trovare le parole giuste per questa volta non farlo sembrare troppo simile agli altri. Le crisi peggiorate (Ucraina, Clima) o quelle riscoppiate (Medio Oriente, Sudan) sono ormai così gravi che trovare le parole giuste per suonare l’ennesime campane diventa veramente un’impresa. Così il “mondo è in un turbine” deve far capire che siamo tutti, ma proprio tutti in pericolo”. Ne ha scritto Stefano Vaccara sulle pagine online de “La voce di New York”, quotidiano online diretto da Giampaolo Pioli.
““Il pianeta continua a riscaldarsi. Le guerre infuriano senza alcuna idea di come finiranno. E l’atteggiamento nucleare e le nuove armi gettano un’ombra oscura. Ci stiamo avvicinando all’inimmaginabile: una polveriera che rischia di inghiottire il mondo. Nel frattempo, il 2024 è l’anno in cui metà dell’umanità si recherà alle urne – e tutta l’umanità ne sarà colpita”.
Guterres parla dal podio di UNGA75, e assume subito un tono solenne, da ultima spiaggia: “Sono davanti a voi in questo vortice convinto di due verità fondamentali. Innanzitutto, lo stato del nostro mondo è insostenibile. Non possiamo andare avanti così. In secondo luogo, le sfide che affrontiamo sono risolvibili. Ma ciò richiede che ci assicuriamo che i meccanismi di risoluzione dei problemi internazionali risolvano effettivamente i problemi.
Dice che “Il Summit del Futuro è un primo passo”, ma abbiamo ancora molta strada da fare. “Per arrivarci è necessario affrontare tre principali fattori di insostenibilità”.
Poi continua ad affondare il coltello nelle piaghe delle crisi mondiali: “Un mondo di impunità – dove violazioni e abusi minacciano le fondamenta stesse del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Un mondo di disuguaglianza – dove le ingiustizie e le rimostranze minacciano di indebolire i paesi o addirittura di spingerli oltre il limite. E un mondo di incertezza, dove i rischi globali non gestiti minacciano il nostro futuro in modi inconoscibili. Questi mondi di impunità, disuguaglianza e incertezza sono collegati e si scontrano. Eccellenze, Il livello di impunità nel mondo è politicamente indifendibile e moralmente intollerabile. Oggi, un numero crescente di governi e altri si sente in diritto di ottenere una carta “esci gratis di prigione”. Possono calpestare il diritto internazionale. Possono violare la Carta delle Nazioni Unite. Possono chiudere un occhio sulle convenzioni internazionali sui diritti umani o sulle decisioni dei tribunali internazionali. Possono prendersi gioco del diritto internazionale umanitario. Possono invadere un altro paese, devastare intere società o ignorare completamente il benessere della propria gente. E non succederà nulla. Vediamo quest’era di impunità ovunque: in Medio Oriente, nel cuore dell’Europa, nel Corno d’Africa e oltre. La guerra in Ucraina si estende senza segni di cedimento. I civili ne stanno pagando il prezzo, con l’aumento del numero delle vittime e la distruzione di vite e comunità. È tempo per una pace giusta basata sulla Carta delle Nazioni Unite, sul diritto internazionale e sulle risoluzioni delle Nazioni Unite. Nel frattempo, Gaza è un incubo continuo che minaccia di trascinare con sé l’intera regione. Non guardare oltre il Libano. Dovremmo essere tutti allarmati dall’escalation. Il Libano è sull’orlo del baratro”.
La crisi del Libano, che in queste ore conferma l’incubo che al Palazzo di Vetro si annuniciava da mesi e che potrebbe far impallidire a confronto della crisi di Gaza, Guterres la mette in cima del suo lungo discoroso: “Il popolo libanese – il popolo di Israele – e il popolo del mondo – non possono permettersi che il Libano diventi un’altra Gaza”.
Poi subito dopo avverte: “Cerchiamo di essere chiari. Niente può giustificare gli abominevoli atti terroristici commessi da Hamas il 7 ottobre, o la presa di ostaggi – entrambi i quali ho ripetutamente condannato. E nulla può giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese. La velocità e la portata delle uccisioni e delle distruzioni a Gaza non hanno eguali nei miei anni come Segretario generale”.
Guterres rende omaggio a chi sacrifica anche la vita lavorando per l’ONU: “Più di 200 membri del nostro personale sono stati uccisi, molti con le loro famiglie. Eppure le donne e gli uomini delle Nazioni Unite continuano a dare risultati. So che ti unisci a me nel rendere un omaggio speciale all’UNRWA e a tutti gli operatori umanitari a Gaza”.
Quindi il tempoè scaduto da tempo: “La comunità internazionale deve mobilitarsi per un cessate il fuoco immediato, il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi e l’inizio di un processo irreversibile verso la soluzione dei due Stati. Per coloro che continuano a indebolire questo obiettivo con più insediamenti, più furti di terre, più incitamento – chiedo: qual è l’alternativa? Come potrebbe il mondo accettare il futuro di un unico Stato che includa un numero così elevato di palestinesi senza alcuna libertà, diritto o dignità?”
Poi ecco che il Segretario Generale passa al conflitto dimenticato in Africa: “In Sudan, una brutale lotta per il potere ha scatenato violenze terribili, tra cui stupri e aggressioni sessuali diffusi. Una catastrofe umanitaria si sta consumando mentre la carestia si diffonde. Eppure le potenze esterne continuano a interferire con un approccio unificato alla ricerca della pace. Nel Sahel, la drammatica e rapida espansione della minaccia terroristica richiede un approccio comune radicato nella solidarietà, ma la cooperazione regionale e internazionale si è interrotta”.
E poi ancora “dal Myanmar alla Repubblica Democratica del Congo, da Haiti allo Yemen e oltre, continuiamo a vedere livelli spaventosi di violenza e sofferenza umana a fronte di una cronica incapacità di trovare soluzioni”.
Quindi Guterres inizia a focalizzarsi sulla difficoltà per l’ONU di fare da pompiere: “Nel frattempo, le nostre missioni di mantenimento della pace operano troppo spesso in aree in cui non c’è pace da mantenere. L’instabilità in molti luoghi del mondo è una conseguenza dell’instabilità nei rapporti di potere e delle divisioni geopolitiche. Nonostante tutti i suoi pericoli, la Guerra Fredda aveva delle regole. C’erano linee calde, linee rosse e guard rail. Può sembrare che oggi non lo abbiamo. Né abbiamo un mondo unipolare. Ci stiamo muovendo verso un mondo multipolare, ma non ci siamo ancora. Siamo in un purgatorio di polarità. E in questo purgatorio, sempre più paesi stanno colmando gli spazi delle divisioni geopolitiche, facendo quello che vogliono senza alcuna responsabilità. Ecco perché è più importante che mai riaffermare la Carta, rispettare il diritto internazionale, sostenere e attuare le decisioni dei tribunali internazionali e rafforzare i diritti umani. Ovunque e dovunque”.
Poi Guterres, parlando in francese, si concentra sulle crescenti disuguaglianze che “sono un secondo fattore di insostenibilità e una macchia sulla nostra coscienza collettiva. Non è una questione tecnica o burocratica. Fondamentalmente, la disuguaglianza è una questione di potere con radici storiche. I conflitti, gli sconvolgimenti climatici e la crisi del costo della vita stanno spingendo queste radici più in profondità”.
Quindi ecco che ricorda la pandemia e le sue conseguenze: “Allo stesso tempo, il mondo non si è ripreso dall’aumento delle disuguaglianze causate dalla pandemia. Dei 75 paesi più poveri del mondo, un terzo si trova oggi in condizioni peggiori rispetto a cinque anni fa. Nello stesso periodo, i cinque uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato la loro ricchezza. E l’1% delle persone più ricche della terra possiede il 43% di tutte le attività finanziarie globali”.
Poi una critica per qui governi, che a prescindere dalle conseguenze della pandemia, “stanno accentuando le disuguaglianze distribuendo massicce agevolazioni fiscali alle imprese e agli ultra-ricchi, riducendo al contempo gli investimenti in sanità, istruzione e protezione sociale”.
Ma ecco che Guterres dedica buona parte del suo discorso ai diritti umani delle donne calpestati nel mondo: “Nessuno viene ingannato più delle donne e delle ragazze del mondo. La dilagante discriminazione e gli abusi basati sul genere rappresentano la disuguaglianza più diffusa in tutte le società. Ogni giorno sembra che ci troviamo di fronte a casi ancora più disgustosi di femminicidio, violenza di genere e stupro di massa, sia in tempo di pace che come arma di guerra. In alcuni paesi, le leggi vengono utilizzate per minacciare la salute e i diritti riproduttivi”.
E quindi ecco il paese dove le donne sono più oppresse ma anche poi un’accusa generale a tutto il mondo: “In Afghanistan le leggi vengono utilizzate per bloccare l’oppressione sistematica di donne e ragazze. E mi dispiace constatare che, nonostante anni di chiacchiere, la disuguaglianza di genere è in piena evidenza proprio in questa Sala. Meno del 10% degli oratori del dibattito generale di questa settimana sono donne. Ciò è inaccettabile, soprattutto quando sappiamo che l’uguaglianza di genere contribuisce alla pace, allo sviluppo sostenibile, all’azione per il clima e molto altro ancora. Questo è esattamente il motivo per cui abbiamo adottato misure mirate per raggiungere la parità di genere tra gli alti dirigenti delle Nazioni Unite. Invito le istituzioni politiche ed economiche dominate dagli uomini in tutto il mondo a farlo”.
Quindi Guterres sostiene che le disuguaglianze globali “si riflettono e rafforzano anche nelle nostre stesse istituzioni globali”.
Ecco che Guterres affronta il tema bollente (anche per l’Italia) della riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite “ideato dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale”. Guterres sottolinea che “la maggior parte dell’Africa era ancora sotto la dominazione coloniale. Ad oggi, l’Africa non ha un seggio permanente nel principale consiglio di pace del mondo. Lo stesso deve fare l’architettura finanziaria globale, istituita 80 anni fa”.
Quindi Guterres si congratula “con i leader della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale per aver intrapreso passi importanti. Ma come sottolinea il Patto per il futuro, affrontare le disuguaglianze richiede un’accelerazione della riforma dell’architettura finanziaria internazionale”.
Guterres fa notare che negli ultimi ottant’anni “l’economia globale è cresciuta e si è trasformata. Le istituzioni di Bretton Woods non hanno tenuto il passo. Non possono più fornire una rete di sicurezza globale – né offrire ai paesi in via di sviluppo il livello di sostegno di cui hanno bisogno. Il pagamento degli interessi sul debito nei paesi più poveri del mondo ora costa, in media, più degli investimenti in istruzione, sanità e infrastrutture messi insieme. E in tutto il mondo, oltre l’80% degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non sono stati rispettati”.
Quindi per “rimettersi in carreggiata è necessario un aumento dei finanziamenti per l’Agenda 2030 e l’Accordo di Parigi. Ciò significa che i paesi del G20 sono in testa con uno stimolo SDG di 500 miliardi di dollari all’anno. Ciò significa riforme per aumentare sostanzialmente la capacità di prestito delle banche multilaterali di sviluppo e consentire loro di aumentare in modo massiccio i finanziamenti a lungo termine per il clima e lo sviluppo. Significa espandere i finanziamenti di emergenza attraverso il riciclaggio dei Diritti Speciali di Prelievo. E significa promuovere la ristrutturazione del debito a lungo termine”.
Guterres dice di non farsi illusioni sugli ostacoli alla riforma del sistema multilaterale, ma “coloro che detengono il potere politico ed economico – e coloro che credono di averlo – sono sempre riluttanti al cambiamento.” Ma il Segretario Generale avverte le potenze vere e immaginarie, che “lo status quo sta già prosciugando il loro potere. Senza riforme, la frammentazione è inevitabile e le istituzioni globali diventeranno meno legittime, meno credibili e meno efficaci”.
A questo punto Guterres passa al terzo motore del nostro mondo insostenibile: “L’incertezza. Il terreno si sta muovendo sotto i nostri piedi. I livelli di ansia sono fuori controllo. E i giovani, in particolare, contano su di noi e cercano soluzioni. L’incertezza è aggravata da due minacce esistenziali: la crisi climatica e il rapido progresso della tecnologia, in particolare dell’intelligenza artificiale”.
QUindi ecco di nuovo la crisi climatica. “Temperature estreme, incendi violenti, siccità e inondazioni epiche non sono disastri naturali. Sono disastri umani, sempre più alimentati dai combustibili fossili. Nessun paese viene risparmiato. Ma i più poveri e vulnerabili sono i più colpiti. I rischi climatici stanno facendo un buco nei bilanci di molti paesi africani, costando fino al 5% del PIL ogni anno. E questo è solo l’inizio”.
Guterres continua con i dati drammatici: “Siamo sulla buona strada per superare il limite globale di un aumento della temperatura di 1,5 gradi”. Ma c’è ancora speranza: “Ma man mano che il problema peggiora, le soluzioni migliorano. I prezzi delle energie rinnovabili stanno crollando, la loro diffusione sta accelerando e le vite si stanno trasformando grazie all’energia pulita accessibile e conveniente. Le energie rinnovabili non generano solo energia. Generano posti di lavoro, ricchezza, sicurezza energetica e un percorso di uscita dalla povertà per milioni di persone. I paesi in via di sviluppo non possono essere saccheggiati in questo viaggio. Il nostro gruppo di esperti scientifici sui minerali critici ha raccomandato modi equi e sostenibili per soddisfare la domanda globale di queste risorse, che sono essenziali per la rivoluzione delle energie rinnovabili”.
Quindi, per il capo dell’ONU, “un futuro senza combustibili fossili è certo. Una transizione giusta e veloce non lo è. Questo è nelle vostre mani. Entro il prossimo anno, ogni paese dovrà produrre un nuovo e ambizioso piano d’azione nazionale per il clima – o dare contributi determinati a livello nazionale”.
Guterres qui diventa preciso su cosa chiedere: “Questi devono riunire le strategie energetiche nazionali, le priorità di sviluppo sostenibile e le ambizioni climatiche. Devono allinearsi al limite di 1,5 gradi, coprire l’intera economia e contribuire a ciascuno degli obiettivi di transizione energetica della COP28. Un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia pubblicato oggi analizza questo aspetto. Entro il 2035, in media, le economie avanzate dovranno ridurre le emissioni energetiche dell’80% e i mercati emergenti del 65%”.
Quindi il Segretario Generale dell’ONU da la responsabilità al G20 “dell’80% delle emissioni totali. Devono guidare la carica, rispettando il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità alla luce delle diverse circostanze nazionali. Ma questo deve essere uno sforzo congiunto: mettere in comune risorse, capacità scientifiche e tecnologie collaudate e convenienti”.
A questo punto Guterres onora il presidente Lula del Brasile, “onorato di lavorare con lui – che è sia presidente del G20 che ospite della COP30 – per garantire la massima ambizione, accelerazione e cooperazione”. Riconoscendo che la finanza è essenziale e che la COP29 è dietro l’angolo, si “deve raggiungere un nuovo, significativo obiettivo finanziario. Abbiamo anche bisogno di un Fondo per le perdite e i danni che affronti la portata della sfida e che i paesi sviluppati mantengano le loro promesse di finanziamento per l’adattamento. E dobbiamo finalmente ribaltare il copione di una situazione folle: continuiamo a premiare chi inquina per distruggere il nostro pianeta. L’industria dei combustibili fossili continua a intascare enormi profitti e sussidi, mentre le persone comuni sopportano i costi della catastrofe climatica, dall’aumento dei premi assicurativi alla perdita dei mezzi di sussistenza. Invito i paesi del G20 a spostare il denaro dai sussidi e dagli investimenti ai combustibili fossili a una giusta transizione energetica; Imporre un prezzo efficace al carbonio; E implementare nuove e innovative fonti di finanziamento – compresi i prelievi di solidarietà sull’estrazione di combustibili fossili – attraverso meccanismi trasparenti e giuridicamente vincolanti””. (aise) 





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