Un’esortazione all’Occidente perché non si rassegni all’idea del suo declino, alimentata dalle autocrazie che gli contendono sempre più spazio politico, ma ritrovi la sua identità senza vergognarsi di difendere concetti come Nazione e Patriottismo e, anzi, rivendicando la propria civiltà secolare. Questo il contenuto del discorso pronunciato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Ziegler Ballroom di New York, dove ha ricevuto il Global Citizen Award dell’Atlantic Council dalle mani dell’ad di Tesla e SpaceX, Elon Musk, che nel discorso introduttivo la ha presentata come “una persona che ammiro”, “onesta e verace”.
Musk
Meloni, ha detto Musk, “ha fatto un lavoro incredibile, l’Italia sta registrando una crescita e un’occupazione record”. La presidente del Consiglio, che ha ringraziato Musk per il suo “prezioso genio” è partita dalle critiche riservatele da un commento apparso su ‘Politico’ nel quale le sue convinzioni vengono definite ‘nazionalismo occidentale’. “Non so se nazionalismo sia la parola corretta perché spesso richiama dottrine di aggressione e autoritarismo”, ha sottolineato la premier, “ad ogni modo, so che non dovremmo vergognarci di difendere parole come Nazione e Patriottismo. Perché significano più che un luogo. Significano uno stato della mente nel quale si appartiene a una cultura, una tradizione e dei valori condivisi”.
L’Occidente
Eppure l’Occidente appare sempre più preda di quella che il filosofo conservatore britannico Roger Scruton – citato insieme a Prezzolini, Reagan e… Michael Jackson (“mio maestro di inglese”) – chiamò “oicofobia”, in greco “l’avversione per la propria casa”, “un disprezzo che monta, che ci porta a distruggere con violenza i simboli della nostra civiltà, negli Usa e in Europa”. Un disprezzo che rientra inoltre in un “paradosso per cui da una parte l’Occidente si svilisce da solo, dall’altra spesso sostiene di essere superiore agli altri”. “Il risultato”, ha proseguito la premier, “è che l’Occidente rischia di diventare un interlocutore meno credibile. Il cosiddetto Sud Globale sta chiedendo più influenza. Nazioni in via di sviluppo che ora si sono in larga parte consolidate stanno collaborando in modo autonomo tra loro. Le autocrazie stanno guadagnando terreno sulle democrazie e rischiamo di sembrare sempre più una fortezza chiusa e autoreferenziale”. Autocrazie che “tengono molto alla narrazione dell’idea dell’inevitabile declino dell’Occidente” e, anzi, la alimentano, anche attraverso la guerra delle idee combattute su internet, anche a colpi di meme. Ma l’Occidente, ha proseguito Meloni, non deve “rassegnarsi all’idea del suo declino” o convincersi di essere una civiltà senza più nulla da dire, con il rischio di creare un mondo “nel quale prevalga la legge del più forte” e dove, di conseguenza, conflitti come quello esploso in Ucraina diventino la norma.
L’alternativa
L’alternativa a un simile scenario è invece “ricordarci chi siamo e governare ciò che accade intorno a noi”, a partire da innovazioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale, perché “non intendiamo cedere la nostra libertà in cambio di un maggiore comfort”. E l’alternativa al “declinismo”, secondo il presidente del Consiglio, è proprio il “patriottismo”. “La nostra libertà e i nostri valori, e la fierezza che proviamo per loro, sono le armi che i nostri avversari temono di più”, ha avvertito Meloni, “quindi non possiamo rinunciare alla forza della nostra stessa identità perché sarebbe il regalo migliore che possiamo fare ai regimi autoritari”. Il Global Citizen Award, consegnato ogni anno a New York durante la settimana di alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stato inoltre conferito al presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo; al primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, e a Miky Lee, vicepresidente di CJ Group. A consegnare loro i riconoscimenti e a recitare i discorsi introduttivi sono stati, rispettivamente, il presidente del Kenya, William Ruto; l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, e il presidente non esecutivo di Paramount, Shari Redstone.
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