L’iter prevede adesso il controllo di validità formale della Corte di Cassazione e il vaglio della Corte Costituzionale. La consultazione referendaria potrà poi avere luogo, probabilmente entro il mese di giugno 2025
Il primo ostacolo è stato superato: in poco meno di un mese, sono state raccolte le 500 mila firme necessarie alla presentazione del referendum sulla cittadinanza. Dopo il controllo di validità formale della Corte di Cassazione e, a seguire, il vaglio della Corte Costituzionale, la consultazione referendaria potrà dunque avere luogo, probabilmente entro il mese di giugno 2025.
La normativa da sottoporre a referendum
L’iter prosegue e il referendum – che ha incassato il mezzo milione di sottoscrizioni e diventa abrogativo – può intervenire su alcuni passaggi dell’ultima legge italiana del 1992 relativa alla modalità di acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione. Attualmente è possibile ottenerla solo al compimento della maggiore età e dopo dieci anni di residenza “legale e ininterrotta” sul territorio nazionale.
La legge prevede altre due modalità: la cittadinanza concessa a una persona straniera che ne sposi una italiana, dopo una residenza di due anni dal matrimonio e quella per nascita, per cui si è cittadini italiani se si nasce da genitori italiani.
Il quesito referendario
Il quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni di residenza legale continuativa il termine dopo il quale i cittadini stranieri possono ottenere la cittadinanza italiana. Si tornerebbe a quanto previsto “dalla legislazione prima del 1992 e ci si allineerebbe a quanto stabilito in diversi altri Stati Ue”, ha dichiarato Riccardo Magi, segretario di Più Europa, tra i promotori della raccolta di firme.
Il mondo che cambia
La raccolta di firme era partita lo scorso 6 settembre. L’Italia è attualmete uno dei Paesi europei più restrittivi nella concessione della cittadinanza, che viene principalmente trasmessa per diritto di sangue, e cioè per nascita. L’espressione latina che viene usata è ius sanguinis. La normativa a cui fa riferimento il modello attuale risale a oltre 30 anni fa ed era stata pensata per garantire ai discendenti degli emigrati italiani all’estero di non perdere i diritti di cittadinanza.
In tutti questi anni, le dinamiche sociali sono cambiate e l’Italia non è riuscita a dare il via libera a misure che estendano la cittadinanza agli stranieri residenti sul territorio italiano da molti anni e ai loro figli nati e cresciuti in Italia. È dalla fine degli anni novanta che si parla di ius soli (diritto di cittadinanza legato al luogo di nascita).
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