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Francesco Lollobrigida ministro dell’Agricoltura: «Qualità, giovani e Africa: ecco la nostra sfida» #adessonews


Cambia il racconto dell’agricoltura e dell’alimentare. E questo G7 dovrà rappresentare il punto di svolta di un settore che punta a tener ben saldo il timone a livello europeo e internazionale. Un’attività sempre più centrale per la vita del Paese e a forte trazione meridionale. Ne parliamo con il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida che sul G7 Agricoltura in corso a Ortigia, in Sicilia, ha investito molto.

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Ministro quali indicazioni proporrà ai Sette grandi e cosa si attende da questo vertice?
«Sarà un G7 aperto a tutti. Nel documento finale è stato richiesto di inserire un passaggio dedicato alla formazione e a un’agricoltura più sostenibile e che possa garantire il giusto reddito agli agricoltori e ai pescatori. Saranno presenti anche undici nazioni africane che si confronteranno sulle grandi questioni del nostro tempo: dagli effetti dei cambiamenti climatico, alla sicurezza alimentare, al giusto valore delle produzioni agricole».

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La premier Giorgia Meloni ha indicato come obiettivo raggiungibile i 70 miliardi di export. Ma si potrebbe fare di più: agganciare quei 120 miliardi di italian sounding. Tra i 7 ci sono alcuni paesi che non tutelano la diffusione delle vere produzioni tricolore. Si può avviare una trattativa su questo tema spinoso?
«Dopo il record dello scorso anno, le previsioni del 2024 sull’export agroalimentare, si attestano poco sotto i 70 miliardi di euro con un 7,7% in più rispetto al 2023. L’obiettivo è di superare gli 80 miliardi di euro. I prodotti italiani rappresentano un’eccellenza a livello globale che oggi più che mai siamo chiamati a salvaguardare. Il Governo Meloni, sin dal suo insediamento, è a lavoro per combattere con fermezza il fenomeno dell’italian sounding e per questo motivo abbiamo rafforzato il personale dell’Ispettorato centrale della qualità e repressione frodi (Icqrf) e istituito una Cabina di regia dei controlli per la tutela agroalimentare. Con tutti gli Stati con cui abbiamo rapporti commerciali interloquiamo per garantire una maggiore tutela ai cittadini e ai nostri produttori e chiedendo reciprocità di trattamento, difendendo ciò che ci rende unici, la qualità».

A proposito di export agroalimentare il Mezzogiorno ha messo a segno le migliori performance con una forte spinta soprattutto della Campania. Le politiche di tutela del Made in Italy dovranno dunque tener conto del nuovo ruolo che giocano le regioni meridionali. Per esempio, negli accordi bilaterali siglati tra la Ue e i Paesi terzi le eccellenze del Sud sono quasi sempre dimenticate, con la sola eccezione della Mozzarella di Bufala Dop.
«L’intera sfida è tutelare il nostro sistema agroalimentare. Quest’anno abbiamo fatto un importante passo avanti con l’approvazione del nuovo regolamento delle Indicazioni Geografiche che rafforza e contrasta la lotta alla contraffazione sui mercati e sul web: è fondamentale il lavoro di controllo sulle piattaforme internazionali di e-commerce per intervenire in modo rapido e puntuale sugli illeciti. Siamo sicuri, che con la nuova Commissione Europea possa esserci un cambio di passo anche sugli accordi commerciali tra Ue e gli altri partner extraeuropei per estendere quanto più possibile le tutele oggi esistenti».

Innovazione e competitività sono le priorità del settore. Un obiettivo che richiede però una nuova strategia della Politica agricola comune. Lei e il suo governo avete fortemente contestato la linea dell’ambientalismo spinto perseguita dalla von der Leyen 1 e la stessa presidente della Commissione Ue in campagna elettorale era tornata sui suoi passi. Ora si apre una fase cruciale di negoziato per la nuova Pac e le premesse del documento messo in campo dagli esperti sembrano riproporre interventi che contrastano con sviluppo e competitività, dai contributi agli agricoltori bisognosi alla penalizzazione dell’allevamento. La nomina del vice commissario Raffaele Fitto potrà aiutare. A cosa punta l’Italia?
«Oggi è in programma a Bruxelles l’Agrifish che tra i vari punti all’ordine del giorno tratterà della nuova Pac. Ribadiremo ancora una volta che quella che vogliamo per i nostri agricoltori e pescatori è una politica che incentivi le produzioni agroalimentari. Non si devono pagare gli agricoltori per non coltivare o i pescatori per non pescare. Con il nuovo commissario Christophe Hansen porteremo avanti gli obiettivi che ci siamo prefissi come la revisione della Pac post 2027. Certamente la nomina di Fitto come Commissario e vice-presidente della Commissione Ue è un’ottima notizia per l’Italia».

I giovani sono centrali in questo G7. Sui giovani questo governo sta investendo molte carte. Nel settore si lavora su tre fronti: Istituti tecnici per formare addetti in grado di gestire i nuovi processi, le scuole per educare a una sana alimentazione e risorse per favorire l’imprenditorialità. Non ritiene che il punto principale sia di garantire il reddito degli imprenditori per non costringerli poi ad abbandonare il campo.
«Il Governo si è impegnato sin dal suo insediamento affinché la sostenibilità economica delle imprese fosse rimessa al centro dell’agenda europea, insieme all’imprenditoria giovanile. Per questo dopo aver rifinanziato Più Impresa con 60 milioni di euro e sostenuto gli investimenti in agricoltura di giovani e donne, si aprirà il 30 ottobre la seconda edizione di Generazione terra, ovvero lo strumento, dedicato ai giovani, che finanzia fino al 100% l’acquisto di terreni agricoli, con una disponibilità di circa 80 milioni di euro».

Una partita importante è quella che si gioca in Africa dove nel Piano Mattei l’agroalimentare è inserito tra i settori con i quali si dovrà impostare una nuova collaborazione alla pari con quei Paesi. Quali i risultati già raggiunti e le prossime mosse a breve. Anche in questo caso il Sud è centrale sia per la produzione che per la posizione geografica che ne fa un hub strategico, ma che proprio per questo richiede nuovi investimenti infrastrutturali.
«Mattei era una persona che aveva scelto di rappresentare e confrontarsi con l’Africa in modo diverso né in termini predatori né in termini caritatevoli. Su questa visione è incentrato il Piano Mattei. Anche il ministero che rappresento è impegnato a favorire opportunità di investimento per le imprese italiane basate sulla reciprocità, come avvenuto in Algeria e come faremo presto in Egitto. Grazie al lavoro del Governo italiano è stata intensificata la collaborazione con le Nazioni africane per costruire insieme a loro, ai loro sistemi economici e produttivi, nuove occasioni di sviluppo condiviso. Abbiamo tanto lavoro da fare, e tra questo anche rafforzare le infrastrutture, fondamentali per la competitività delle nostre imprese soprattutto al Sud che è il ponte naturale tra l’Europa e l’Africa».

Oggi una parte del Paese, in Emilia-Romagna e Marche, è ancora una volta in grandissima difficoltà per le alluvioni. E l’agricoltura come sempre è in prima linea. Come si può ulteriormente intervenire sulla gestione del rischio?
«Il cambiamento climatico e le calamità naturali sempre più frequenti non sono più una questione eccezionale ma un problema strutturale che anche il settore agricolo deve affrontare. In questi mesi di governo ci siamo attivati prontamente ad ogni emergenza con misure volte a sostenere le filiere e le imprese colpite dalle emergenze. Accanto a questi interventi stiamo lavorando per un cambiamento strutturale nella gestione del rischio in agricoltura. Abbiamo iniziato con il potenziamento degli strumenti di ordinaria gestione del rischio, affiancando alle assicurazioni agevolate anche un fondo mutualistico nazionale. Paghiamo anni di incuria che avevano lasciato anche un deficit di risorse sul sistema assicurativo, che abbiamo provveduto a coprire per non ridurre i contributi agli agricoltori. C’è ancora molto da fare ma la strada è quella giusta, con l’obiettivo di ampliare sempre di più la cultura della prevenzione». 

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