Vale per i lavoratori, sposati o no, con almeno un figlio fino a 28mila euro di reddito lordo
Si chiariscono i contorni del bonus Natale (e non più Befana) perché arriverà con la tredicesima, prima di Natale, e non a gennaio (dopo la Befana). Il bonus da 100 euro netti – per un costo di 100,3 milioni di euro per le casse dello Stato – sarà riservato alle coppie ufficialmente sposate, “non legalmente ed effettivamente separate” e con un figlio (anche se nato fuori dal matrimonio, riconosciuto o adottato che sia), ai single con figli, ma, parrebbe, non alle coppie di fatto con figli; l’importo sarà rapportato al periodo di lavoro svolto (ad esempio, se il contratto è stato avviato dall’1 luglio il lavoratore avrà diritto alla metà della somma, cioè a 50 euro). Ma soprattutto da non dimenticare che il bonus andrà espressamente richiesto al sostituto d’imposta (datore di lavoro) attestando per iscritto di averne diritto indicando in quella sede anche il codice fiscale della moglie dei figli. I sostituti d’imposta dovranno verificare nei conguagli l’effettivo diritto all’aiuto e, nel caso non sia dovuto, saranno chiamati al recupero.
Arriva, così, alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato l’emendamento del Governo (articolo 2 bis Dl Omnibus n. 113 del 9 agosto scorso) che cambia il calendario del Bonus Befana, trasformandolo in Bonus Natale in quanto l’erogazione avverrà a dicembre anziché del prossimo anno, come previsto originariamente.
A chi spetta
L’una tantum di 100 euro, quindi, è riservata ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro lordi all’anno, coniugati e con almeno un figlio o single con figlio e sarà aggiunta alla tredicesima.
Serve la richiesta esplicita
Il punto fondamentale è che, come previsto anche dalla versione originaria, che gli interessati ne facciano espressa richiesta al datore di lavoro. La richiesta deve attestare per iscritto di averne diritto, indicando anche il codice fiscale della moglie e dei figli. La conseguenza diventa che le coppie di fatto restano fuori dal raggio d’azione del bonus, anche nella versione rivista dal correttivo governativo depositato a Palazzo Madama al decreto legge omnibus.
Importo netto
I 100 euro, lo aveva annunciato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, saranno netti in quanto, a differenza dell’ipotesi originale contenuta nel decreto legislativo Irpef-Ires, l’aiuto messo in campo dal governo “non concorre alla formazione del reddito complessivo del lavoratore dipendente”. Come nell’impianto originario della norma, la somma sarà rapportata al periodo di lavoro effettivo del diretto interessato nel corso dell’anno.
A conti fatti si tratterebbe di un milione di beneficiari, , e, come ha spiegato Leo nel corso di “Telefisco” del Sole 24 Ore, “darlo prima è possibile perché le entrate fiscali vanno bene”. Nei primi sette mesi del 2024, infatti, lo Stato – secondo il Tesoro – ha incassato 19,2 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma trasformare la misura da Bonus Befana a Bonus Natale è anche una questione di bilancio: per quanto l’esborso per le casse pubbliche sia modesto, non finirà per pesare sulla manovra per il 2025, per la quale la caccia alle risorse è in corso. Forse anche per questo la nuova formula di questa misura è più “magra” di interventi simili fatti in passato. Nel 2022 il governo Draghi stabilì un’indennità di 200 euro per 28 milioni tra lavoratori e pensionati con redditi fino a 35mila euro.
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