Un ago che entra ed esce da un tessuto, che lascia un segno, che permette a un filo di unire, allo stesso tempo lasciando, a quelle cose unite, ciascuna la propria identità. Solo, adesso, unite. C’è un’idea poetica di relazioni, di spazio, di libertà, di tessuto sociale e femminile in particolare in tutto quel che suggerisce l’opera dell’artista sarda Maria Lai, per la prima volta a Pistoia grazie al progetto “In visita” promosso dalla Fondazione Pistoia Musei in particolare con una sua opera, così come il progetto stesso prevede, che non ha titolo, ma che rientra nella più ampia serie tematica “Geografia”, a proporre una rilettura dei concetti di spazio, ma anche di tempo, dal momento che questa opera, come tante sue altre, non ha un anno esatto di realizzazione, ma insiste su un più ampio periodo che va dal 1982 al 1988. E ieri a Palazzo de’ Rossi è stato un omaggio totale ed emotivamente ricco, possibile non solo grazie al benvenuto all’opera arrivata in prestito dalle collezioni di Intesa Sanpaolo (prima appartenuta al Credito Industriale Sardo), ma anche ai contributi proiettati. Una serie di video fiabe che raccontano una Maria Lai inedita che all’improvvisazione artistica, attraverso il tratto a pennarello o attraverso quel filo che entra e esce dal tessuto, ha saputo regalare delicata poesia. E del resto “l’artista – sono le parole di Maria Lai – sa sognare l’impossibile. E lo realizza in maniera creativa”. “Ciò che ‘In visita’ propone – ha detto il presidente della Fondazione Caript Luca Gori aprendo i saluti del pomeriggio a Palazzo de’ Rossi – è permetterci di concentrare l’attenzione su una singola opera, esperienza alla quale forse nessuno di noi è più abituato. Mi fa piacere che in particolare sia questa opera di Maria Lai l’ospite di In visita, a riflettere sulla geografia, la relazione spaziale tra il dove e l’arte, per noi che come ente operiamo su un territorio frastagliato e a riflessioni del genere siamo chiamati”. A fare gli onori di casa anche la direttrice di Pistoia Musei Monica Preti e il presidente della stessa fondazione, Antonio Marrese che hanno lasciato lo spazio a chi con Lai ha avuto stretti rapporti, d’affetto come di collaborazione e in particolare Maria Sofia Pisu e Eva Maria Borzoni dell’Archivio Maria Lai, il professore Francesco Tedeschi e il regista Francesco Casu che a quelle video fiabe realizzate tra il 2004 e il 2006 ha collaborato, restituendo la straordinaria e rarissima capacità di stupirsi, di giocare, creare e ricercare che Maria Lai ha mantenuto immutate fino all’ultimo giorno della sua vita. Per vedere l’opera in prestito, in dialogo con la collezione del Novecento c’è tempo fino al 23 febbraio.
linda meoni
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