«Non ci dormivo più la notte. C’era sempre un problema e il mio cantiere era bloccato. Ne sono uscita solo grazie all’avvocato. Poi ho scoperto che nella mia stessa situazione c’erano decine di persone. Le ho contattate, ci siamo uniti». A parlare è una quarantenne della Bassa Novarese, vittima della cosiddetta truffa del 110 per cento. Il suo nome è tra le settanta persone indicate come «parti offese» nell’indagine della procura di Novara sulla società Unipee, azienda di Budrio (Bologna) con sedi anche a Novara in via dei Gautieri e in vicolo Cantalupo. Sono persone che, nella maggioranza dei casi, grazie ai bonus del periodo Covid avevano deciso di avviare lavori di ristrutturazione della propria casa, e che purtroppo si sono trovate senza nulla di fatto. Contratti firmati, progetti, soldi versati, qualche piccolo intervento avviato. Case sventrate e mai completate. E, oltre al danno, la beffa: la società in questione li ha denunciati per le recensioni negative pubblicate in internet, sentendosi diffamata. A poco è servito il servizio de «Le Iene» nel novembre 2022.
Storie e richieste dei danneggiati
Ora le vittime confidano nella giustizia. Accanto a quella della quarantenne, sposata con tre figli, ci sono tante altre storie. Come quella di una ragazza che, in quel periodo era incinta del secondo figlio e ha dovuto affrontare la gravidanza a casa dei genitori, perché la sua era inagibile. O l’anziano che a Galliate ha tre appartamenti diversi: ha pagato 15 mila euro per preventivi uguali per tutte e tre le case, pur essendo gli immobili diversi. E la donna di Trecate che, quando ha richiesto indietro i soldi, si è vista ridere in faccia. Un’altra sarebbe stata caldamente invitata a pagare al posto del padre defunto, perché erede.
Tutto è iniziato fra il 2020 e il 2021. «Li avevo contattati per la ristrutturazione dopo aver visto i loro riferimenti sul web – racconta la quarantenne -. Si è presentata una loro venditrice. Ha fatto un controllo molto sommario, poi la proposta. Abbiamo versato 6 mila euro. Si era parlato di studio, parte burocratica, lavori, insomma “pacchetto completo”. Così lo definivano anche loro, anche perché si proponevano come “general contractor”, in grado di coordinare tutti i professionisti coinvolti nelle opere».
«C’era sempre una scusa»
I problemi sono cominciati poco dopo: «C’era sempre una scusa. Rinvii su rinvii. A un certo punto mi dissero che il cappotto si poteva fare solo a metà, e che l’importo dei lavori sarebbe salito da 60 a 120 mila euro. C’era un mondo di cose sospette, che non funzionavano: nei contratti non era nemmeno indicato l’inizio o la fine dei lavori. Volevano addirittura indicare mio marito come responsabile lavori perché loro non avevano più nessuno. Mi chiedo come fosse possibile». La donna ha voluto vederci chiaro: «Ho fatto ricerche sulla società, per capire chi vi stava dietro, e scoperto che i problemi non erano mancati neanche in passato. Poi ho conosciuto altre persone nella mia situazione. Si è formato un gruppo di 50, anche di Chivasso, Torino, Bologna, Milano. Ho scoperto che tutti i progetti da 6 mila euro, come il mio, erano dei copia-incolla. Tutti uguali. Un signore che ha una casa con sei finestre, si è trovato un progetto che prevedeva otto aperture, forse perché relativo a un altro immobile. Il problema è che tanti hanno dato il via agli interventi, e si sono trovati muri buttati giù, alberi secolari abbattuti, pannelli installati dalla parte sbagliata. E infine cantiere bloccato».
Via dopo le proteste
Agli uffici Unipee non ha più risposto nessuno. Impossibile contattarli. A Novara hanno poi chiuso anche perché alcuni clienti insoddisfatti erano andati a reclamare, spesso in maniera poco urbana. Anche il pernatese Eros F. si era rivolto a Unipee per la ristrutturazione esterna. Una doppia odissea, la sua: i problemi li ha avuti anche con la ditta che segue i lavori interni. «Nel mio caso – racconta – c’era il problema di coordinare i due cantieri, quello fuori e quello interno. Un anno è passato solo per quello. Il contratto è stato firmato da persone che non hanno mai nemmeno effettuato un sopralluogo. Ho versato 30 mila euro. Sarebbero dovuti partire coi lavori e invece non si è mosso nulla. E loro sono scomparsi».
Sedici indagati
L’indagine della Finanza ha 16 indagati. Ci sono state delle perquisizioni e sequestri mesi fa, poi la procura ha chiesto una proroga. Fra i reati ipotizzati la truffa e il falso. Si attende la conclusione.
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