Modena, 21 settembre 2024 – Modena è cresciuta come popolazione, ma non quanto il resto della provincia. Case e affitti diventano sempre più cari rispetto alla capacità di spesa di studenti e lavoratori e non (solo) per ‘colpa’ degli affitti brevi per turisti. Il risultato? “Questa città è troppo piccola rispetto alle proprie ambizioni, sorpassata come abitanti da Parma e con qualche migliaia di residenti in più di Reggio Emilia, le cui province hanno però 455.000 e 529.000 abitanti, contro i quasi 707.000 di quella di Modena”, è la sentenza di Federconsumatori, autrice dell’indagne sui B&B.
Nel periodo tra i due censimenti del 1991 e del 2021 la provincia di Modena è cresciuta di 97mila abitanti. Nello stesso periodo la popolazione del capoluogo è salita di meno di 8mila persone. “La crisi di Modena – rimarca Marzio Govoni – è fatta di prezzi eccessivamente elevati per l’acquisto del (poco) nuovo, ma anche dei costi delle ristrutturazioni esplosi dopo il 110% e dell’inaccessibilità dei mutui per la parte meno abbiente e per i giovani”. Una emergenza “dove sguazzano gli speculatori, in particolare nel segmento degli affitti rivolti a studenti e lavoratori fuori sede, e dove la situazione, sul fronte dei costi non è difforme da quella di città molto più grandi”. Fenomeni non solo modenesi, certo, “ma che a Modena trovano una condizione demografica unica nel panorama regionale”.
Il nodo dell’abitare sotto la Ghirlandina in fondo “è uno degli effetti del policentrismo imperante in questa provincia nell’ultimo mezzo secolo, con i Comuni nel raggio di 20 chilometri dal Capoluogo cresciuti a dismisura”. E mentre Modena aumentava, nel trentennio 1991-2021, del 4,5% (+7.981 unità) – in particolare nelle frazioni e partendo da un dato già modesto rispetto agli altri capoluoghi regionali – altre realtà vicine incrementavano la propria popolazione in modo più intenso. “L’incremento a Castelfranco è stato di quasi 12mila unità (+55,6%), a Carpi di 10.687 unità (+17,6%), Formigine di 7.827 unità (+29,4%), Vignola, Castelnuovo e Nonantola hanno visto salire la propria popolazione di più di 5mila residenti (rispettivamente +27,5%, +55,3%, +45,7% nel periodo 1991-2021)”.
Per Federconsumatori “si continua a costruire nella nostra provincia in luoghi dove non c’è necessità, sulla base di piani regolatori fatti decenni fa da sindaci che immaginavano frazioni che diventavano paesi, paesi che diventavano città, città che diventavano capoluoghi di provincia. A Modena avremmo bisogno anche di una significativa quantità di case nuove a prezzi accessibili, in edilizia popolare, da acquistare e da affittare da parte di coppie giovani, di infermieri e commesse, operai e medici, poliziotti e studenti. Anche ai Comuni della cintura modenese farebbe di certo bene fermare una crescita per loro eccessiva, che ha creato non pochi problemi al tessuto sociale”.
Una sorta di saldo zero, sì, ma considerato in un’area vasta, “condividendo i bisogni di Modena, che se inevasi danneggeranno tutti i Comuni modenesi. Ma qui – ammette Govoni – siamo al libro dei sogni, alla poesia, all’impossibile. L’impopolarità assoluta di una crescita edilizia in città, unita al saldo zero programmatico, costringe a continuare a percorrere altre strade, la riqualificazione in primis”, tuttavia molto onerosa.
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