“Il nostro compito è quello di consentire alle aziende di affrontare le sfide legate al clima. Per questo continuiamo ad investire in innovazione e ricerca, oltre che in formazione” sono state le parole dell’assessore provinciale all’agricoltura e promozione dei prodotti trentini, Giulia Zanotelli, che ha evidenziato come il 68% dei vigneti si trovi sopra i 200 metri e il 14% sopra i 500 metri: “E’ chiaro che gli elementi orografici giochino un ruolo importante nelle produzioni, le cui caratteristiche possono variare anche significativamente da un anno all’altro”. Al fianco delle aziende si pongono gli istituti di ricerca (Fondazione Mach, Fondazione Kessler e Università di Trento): “Ci stiamo occupando di varietà resistenti, contrasto delle fitopatie e risparmio delle risorse idriche: il Piano irriguo prevederà progettualità di valle per ottimizzare l’uso dell’acqua”. Grande attenzione va peraltro posta alla difesa idrogeologica, senza rinunciare al recupero di nuovi terreni. “La sostenibilità economica delle aziende non può essere messa in secondo piano e dunque la formazione nelle nuove tecniche enologiche e agronomiche è fondamentale per affrontare quest’epoca di grandi cambiamenti” ha concluso Zanotelli.
Trentodoc Festival si propone come importante momento di riflessione e di crescita per il settore vitivinicolo trentino.
Il dialogo pubblico, moderato dalla giornalista Divina Vitale, ha visto la partecipazione di un pubblico attento di produttori, appassionati ed esperiti.
“In un territorio prevalentemente montuoso, con un’estensione dei vigneti dalle colline fino a 800 metri di altitudine, i cambiamenti climatici hanno un impatto meno significativo rispetto ad altri territori, ma è comunque necessaria grande attenzione ai fenomeni estremi, come quelli che hanno colpito l’Emilia-Romagna”,
ha spiegato il presidente dell’Istituto Trento Doc, Stefano Fambri. “La formazione – prosegue – è cruciale per i produttori, che devono essere sempre più supportati dalle istituzioni per portare avanti percorsi di sviluppo a medio termine. L’intelligenza artificiale sarà di grande aiuto, ma le competenze dell’uomo che opera in campagna risulta fondamentale per vincere le sfide future”.Quello nei campi dovrà essere sempre più un lavoro digitalizzato, ha dunque specificato l’enologa Graziana Grassini, che ha parlato di “un nuovo umanesimo digitale che impone ai coltivatori di servirsi di strumenti quali alert per la prevenzione delle avversità climatiche e i rilievi satellitari per rilevare i vigneti più vigorosi. La natura ci viene peraltro in aiuto, con la capacità di adattamento propria dei vitigni autoctoni”.
Il presiedere del Consorzio Vini del Trentino Albino Zenatti si è quindi concentrato sul tema della comunicazione rispetto all’impegno dei coltivatori: “Ne è un esempio il nostro bilancio di sostenibilità, indice di qualità dei nostri prodotti. L’enoturismo rappresenta una grande potenzialità per condividere con gli ospiti le diverse stagioni dell’anno in vigna e vivendo con loro gli spazi delle strutture produttive dove prestiamo grande attenzione ai consumi energetici e produciamo energia pulita”.
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