Aree idonee per le rinnovabili: un compromesso al ribasso il via libera della giunta regionale sarda alla norma. Perchè, dice la presidente Todde, “quasi l’intera Sardegna sarà non idonea“. Si salvano i 6 GW necessari per rispettare gli obblighi comunitari al 2030 e ci sono 700 milioni per finanziare impianti fotovoltaici destinati all’autoconsumo. L’effetto retroattivo sugli impianti autorizzati, potrebbero essere bloccati, apre le porte ai contenziosi.
La presidentessa Todde: «Quasi l’intera Sardegna sarà area non idonea»
Il decreto legge della giunta, dovrà essere approvato in consiglio regionale, arriva dopo una tempesta di fake news mai vista – più tre attentati agli impianti eolici e solari – che fanno il gioco di chi vuole ancora energia sporca. Quella prodotta dagli scarti del petrolio, negli ultimi mesi con impressionanti volumi in crescita (da 1.608 a 2.104 GWh), quella del metanodotto che taglia in due l’isola oppure il progetto Galsi. Niente di buono.
Una pressione con conseguenze politiche. La maggioranza di centro sinistra ha velocizzato i tempi, prima Regione italiana dotata di un disegno di legge sulle aree idonee, e va bene. Ma le parole della presidentessa, «quasi l’intera Sardegna sarà area non idonea», fa passare il messaggio che le rinnovabili siano un male e non la soluzione al cambiamento climatico.
Nel testo si legge che la programmazione sarà attuata nel rispetto «degli obiettivi di potenza complessiva da traguardare all’anno 2030». Si traduce nei 6 GW tanto osteggiati dai contrari che senza paura del ridicolo chiedono una quantità minima insufficiente al fabbisogno e che spalancherebbe le porte all’approdo del gas estero nell’isola.
Gli ambientalisti: siamo alla “ricerca spasmodica del vincolo”
Per il processo di decarbonizzazione basta destinare percentuali sotto l’1% del territorio ma la «ricerca spasmodica del vincolo», come denunciano i favorevoli alle rinnovabili in particolare l’alleanza Sardegna Rinnovabile, può frenare le installazioni.
Come sottolineano i favorevoli: «Gli impianti non si devono e non si possono fare ovunque, ma neanche vanno confinati nei luoghi che già hanno subito forme di antropizzazione impattanti».
Non tutta la Sardegna è un paradiso terrestre, ci sono zone marginali che possono accogliere i parchi eolici e fotovoltaici. E la localizzazione ottimale permette una produzione maggiore di energia con ricadute anche sui prezzi finali.
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Si rischia di passare, le limitazioni riguardano anche le dimensioni delle torri in zone industriali, da un eccesso di richieste alla mancanza di investitori scoraggiati da oneri maggiori e margini minori.
Italia Solare sugli scudi: “Non sono aree idonee, si è replicata la moratoria”
Puntuale, dopo una prima lettura del testo, l’analisi dell’associazione Italia Solare. «Questo decreto legge non individua le aree idonee, ma semplicemente reitera la moratoria e pertanto non è in alcun modo accettabile”.
In particolare «L’approccio, piuttosto che tecnico, si rivela prettamente giuridico e politico, con il risultato che molte aree potenzialmente idonee vengono escluse senza giustificazioni coerenti. Il testo risponde alle polemiche dei sardi frutto di una ampia campagna di disinformazione, ma non pensa al loro futuro”. Queste le parole di Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia Solare che conclude “Nella relazione non compare nessuna spiegazione in merito ai criteri utilizzati per la definizione delle aree idonee e non si fa cenno alcuno ai calcoli effettuati per verificare il raggiungimento degli obiettivi definiti dal Pniec”.
Impianti a terra solo nelle aree industriali
L’associazione sottolinea che gli impianti a terra «sembra possono essere fatti solo nelle aree industriali a seguito delle limitazioni introdotte per gli impianti agrivoltaici». Qui incide il decreto agricoltura voluto dal ministro Lollobrigida.
Il problema però tocca, «a causa dei limiti imposti dall’allegato G», anche gli impianti a terra nelle aree industriali.
«La cosa oltremodo sconcertante è che vengono bloccati anche tutti gli impianti già autorizzati o in fase di autorizzazione se non rientrano nei criteri definiti e va in senso contrario rispetto alle norme comunitarie» aggiunge Rocco Viscontini.
Norma retroattiva, saltano anche le autorizzazioni già concesse
Il dato denunciato da Italia Solare si legge anche in un comunicato della presidentessa Todde: «Gli impianti in corso di autorizzazione, o che hanno già ottenuto un’autorizzazione ma non hanno iniziato i lavori, non potranno essere realizzati se l’area prevista nel progetto non è ritenuta idonea».
Vuol dire che la norma sulle aree idonee impatta sia sui progetti in via di autorizzazione, ma anche su alcuni già autorizzati. Un effetto retroattivo che spalanca le porte ai ricorsi.
Alle imprese si chiedono maggiori garanzie economiche. «L’obbligo per le imprese di presentare due polizze fideiussorie: una finalizzata a garantire la corretta realizzazione dell’impianto e ad evitar di lasciare cantieri incompiuti, e l’altra – dal valore doppio rispetto a quello dell’impianto – finalizzata a garantire la corretta dismissione di questo quando giunto a fine vita». Così si rischia di agevolare i grandi gruppi e i fondi con tanta liquidità.
700 milioni per famiglie, imprese e CER
«Vogliamo che ogni famiglia e impresa sarda si possa produrre la propria energia. Infatti, da qui al 2030, investiamo circa 700 milioni per le comunità energetiche, impianti fotovoltaici, accumuli di energia elettrica per autoconsumo, con incentivi – anche a fondo perduto – destinati a cittadini, Comuni, imprese, privati ed enti regionali».
Parole di Todde e positive visto che sostengono l’autoproduzione. L’iniziativa lodevole, ma deve essere chiaro che per la decarbonizzazione non bastano i tetti di casa e aziende.
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Un passaggio è riservato al mondo agricolo «mediante integrazioni al reddito delle imprese agricole sarde, favorendo pratiche di autoconsumo aziendale. Inoltre, entro 120 giorni, la giunta dovrà approvare il disegno di legge che istituisce l’Agenzia regionale sarda dell’energia».
Speriamo che questa norma non blocchi gli impianti industriali necessari per permettere anche una ricaduta significativa sul prezzo dell’energia prodotta.
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