Le denunce di un amministratore giudiziario
si incastrano con i verbali di un pentito
L’inchiesta sulla galassia imprenditoriale del clan Pillera è stata chiusa. La procura ha notificato l’avviso a dieci indagati. Che sono Giuseppe Alessandro Aloisio, Antonio Alfio Messina, Silvestro Zingale, Antonino Zingale, Santo Finocchiaro, Domenico Lombardo, Luca Bianco, Alessandro Musumeci, Salvatore Sicali e Salvatore Speciale. Tutti ancora detenuti, tra carcere e domiciliari. Le accuse a vario titolo sono di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio con l’aggravante di aver agevolato il clan mafioso che porta il cognome del boss Turi ‘cachiti” Pillera.
L’input delle indagini, coordinate dai pm Assunta Musella e Fabio Saponara e dall’aggiunto Ignazio Fonzo, è arrivato dall’amministratore giudiziario di Catania Impianti. Che notò un calo, molto strano, di commesse (precisamente subappalti) e di conseguenza di fatturato. I contratti erano andati invece alle ditte Af Impianti e Telenet, apparentemente di terzi, ma di fatto «riconducibili alla medesima compagine gestionale», si legge nell’ordinanza. «Ho iniziato a nutrire dei sospetti sia nei confronti di alcuni dipendenti legati a rapporti di parentela con la precedente amministrazione, sia nei confronti degli ex amministratori dell’azienda, Silvestro Zingale e Antonio Messina». E da quello che emerso dalle indagini non avrebbe tutti i torti.
Sospetti e riscontri
I sospetti poi hanno trovato un riscontro nelle parole del collaboratore di giustizia Salvatore Messina, detto ‘manicomio’, che si è sposato con Rosalinda Finocchiaro, nipote del boss Turi Pillera e sorella di Santo, uno dei principali indagati dell’operazione. Non dimenticando che c’è anche il figlio del pentito Antonio nella lista dei dieci a cui è stato notificato l’avviso di conclusione indagini.
L’indagine Filo Conduttore ha provocato qualche mal di pancia all’interno di Sielte, uno dei colossi delle telecomunicazioni. Società non coinvolta nell’inchiesta. I manager, infatti, il 2 luglio scorso sono saltati dalla sedia quando hanno letto dichiarazioni di pentiti e ricostruzioni investigative che toccavano – anche se non hanno portato a concreti provvedimenti cautelari – la società. Il nodo di collegamento è un colletto bianco: Domenico Lombardo, cognato del numero 1 di Sielte Salvo Torrisi, che però ha smesso di essere nell’organigramma dal 2023. Un anno fa.
Il blitz della guardia di finanza, insomma, ha scatenato un po’ il cardiopalma all’industria di fibra. E vista la sua piccolissima – poco più dell’1% – partecipazione anche in Hidro Catania (socio privato di Sie) c’erano stati anche musi storti di esponenti della politica locale. Che chiedevano carte e trasparenza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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