In commercio esistono varietà di zucchino resistente ma per la difesa è importante riconoscere i sintomi e agire con gli insetticidi adeguati, oltre a una gestione agronomica oculata
In questo mese si completano i trapianti in serra delle colture a ciclo autunnale come, tra le cucurbitacee, lo zucchino. Questa importante specie coltivata in ambiente protetto nel sud Italia è risultata particolarmente sensibile al virus ToLCNDV (Tomato Leaf Curl New Delhi Virus), comunemente noto come virus dell’accartocciamento fogliare del pomodoro “New Delhi”.
Meglio avere varietà tolleranti
Il virus, segnalato per la prima volta nel nostro Paese nel 2015 in Sicilia, si è rapidamente diffuso nelle isole e in diverse regioni peninsulari italiane, creando danni soprattutto alle cucurbitacee coltivate, sia in serra sia in pieno campo. Fortunatamente l’industria sementiera ha già messo in commercio alcune varietà di zucchino tolleranti o resistenti, che rappresentano la miglior forma di difesa dal virus nelle aree in cui si è insediato.
Nelle aree indenni, o dove la presenza del virus non è stata ancora osservata, sarà importante conoscere i sintomi incipienti e le caratteristiche patogenetiche dell’avversità per poter intervenire tempestivamente tentando di eradicare eventuali focolai di inoculo.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Tutto parte dalla mosca bianca
Il virus New Delhi, un Begovirus trasmesso dalla mosca bianca (Bemisia tabaci), ha un ampio spettro di piante ospiti che include cucurbitacee e solanacee. I sintomi dello zucchino infettato includono accartocciamento fogliare, rigonfiamento delle nervature, accorciamento degli internodi, crescita stentata della pianta, mosaico giallo e deformità dei frutti. Questi sintomi compromettono non solo la produttività della coltura, ma anche la qualità del prodotto finale, spesso rendendolo non commercializzabile. I sintomi sulle altre cucurbitacee coltivate sono simili con intensità variabile a seconda della specie e della cultivar. Come è noto anche per altri virus, la mosca bianca è un vettore particolarmente efficiente, grazie alla sua capacità di adattarsi a diverse condizioni ambientali, riprodursi rapidamente e infestare un’ampia varietà di piante coltivate, come zucchine, meloni, cetrioli, pomodori, melanzane, peperoni e patate.
Controllo rigoroso dell’insetto
Queste caratteristiche rendono la lotta al virus particolarmente complessa e richiedono un approccio integrato basato innanzitutto sul controllo rigoroso della popolazione di Bemisia tabaci mediante l’uso di insetticidi specifici, trappole adesive gialle per il monitoraggio, l’introduzione di antagonisti naturali e la schermatura delle colture in serra con reti antinsetto.
La rotazione delle colture è un’altra pratica utile per ridurre la pressione del virus, anche se non sempre facile da applicare a causa della varietà di piante suscettibili e delle implicazioni economiche. In Italia, si ritiene che Bemisia tabaci non possa sopravvivere all’inverno in campo aperto, ma è in grado di svernare nelle serre. Con il riscaldamento globale e inverni più miti, la capacità della mosca bianca di svernare nelle regioni più calde, come la Sicilia, potrebbe aumentare, estendendo ulteriormente il rischio di infezioni virali.
In serra, nelle aree dove il virus New Delhi è ormai insediato, è essenziale un monitoraggio costante della popolazione di Bemisia tabaci. L’adozione di misure integrate, come l’uso di reti antinsetto, il monitoraggio tramite trappole cromotropiche e l’applicazione precoce di trattamenti insetticidi, è cruciale per limitare la diffusione del virus. In pieno campo, la pacciamatura con teli gialli e la copertura delle colture nelle prime fasi di crescita possono contribuire a migliorare il controllo della mosca bianca.
La gestione efficace del ToLCNDV richiede, in sintesi, un approccio olistico che combini misure agronomiche, chimiche e genetiche per limitare l’impatto di questa virosi emergente sulle colture suscettibili coltivate in Italia.
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