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La Lega propone le superiori ridotte, dopo 4 anni tutti a lavoro o all’università #adessonews


È innegabile come il tema della scuola sia molto caro a questo governo, almeno in termini di campagna elettorale. Si fa presto a cimentarsi in annuncio di vario genere, come il liceo del Made in Italy, senza però avere un piano ben strutturato.

Anche in questo caso nel mirino è finito lo step conclusivo della scuola dell’obbligo, quello che conduce al mondo del lavoro per alcuni e all’università per altri. In riferimento proprio al primo tema, ovvero all’addio agli studi in nome di un avvio alla professione in tempi rapidi, la maggioranza propone un taglio: ciò che si apprende in cinque anni, può essere assimilato in quattro.

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Un mini liceo

Il governo di Giorgia Meloni torna a parlare di scuola. Il fallimento del progetto del liceo del made in Italy non è bastato all’esecutivo, che pensa a una nuova rivoluzione. Da parte della Lega è giunta una proposta: ridurre il numero di anni delle scuole superiori. È tempo di allineare il sistema italiano a quello degli altri Paesi europei, passando da cinque a quattro anni.

In un clima di generale contrasto con le politiche europee (basti pensare alla direttiva Case Green, ad esempio), si decide di colpo di seguire la scia comunitaria. Il motivo? Spingere il prima possibile i giovani verso il mondo del lavoro. In questo Paese, però, il problema non è la mancanza di giovani disposti a lavorare, bensì la tutela di condizioni accettabili e legali.

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La prima firmataria della proposta del partito di Matteo Salvini è la deputata Giovanna Miele. Nella presentazione ha posto in evidenza come 13 Paesi europei su 27 dell’unione prevedano quattro anni di scuole superiori. Una prospettiva che ha ovviamente scatenato numerose polemiche.

Proposta di legge e opposizione

È importante parlare dello stato della scuola italiana, certo, ma andrebbe fatto probabilmente soffermandosi su altri temi. Tralasciando il dramma del precariato tra gli insegnanti, guardando soltanto agli studenti, sarebbe forse il caso di rivedere i programmi.

Nel nostro sistema si mira a ripetere molti temi, dalle elementari alle medie, fino alle superiori. I programmi sono di fatto gli stessi da decenni e, concretamente, ai ragazzi non viene data alcuna forma di decodifica dei tempi moderni, figurarsi di quelli contemporanei. In termini di storia, geopolitica e letteratura, si resta ancorati al passato, per non parlare poi di una generale assenza di ore dedicate a una preparazione al mondo lavorativo.

A fronte di tali problematiche, che sono soltanto alcune ovviamente, ecco la proposta delle Lega. Si evidenzia come dall’anno scolastico 2018-19 abbia avuto inizio una sperimentazione in cento classi prime di licei e istituti tecnici statali e paritari. Un Piano nazionale di innovazione che ha visto la partecipazione di altri 93 istituti scolastici, con l’obiettivo di ridurre il divario con altri Paesi europei. La proposta mira a rendere strutturale questa sperimentazione. A sostegno si citano:

  • allineamento con l’Europa: 13 paesi su 27 consentono ai giovani di accedere all’università o al mondo del lavoro prima rispetto ai coetanei italiani;
  • risultati della sperimentazione: il ministero dell’Istruzione e del Merito e l’Invalsi hanno condotto valutazioni sui percorsi quadriennali, con esiti positivi;
  • indicazioni del Pnrr: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede l’ampliamento della sperimentazione dei percorsi quadriennali, passando da 100 a 1000 classi.

Alleanza Verdi Sinistra, nella persona di Elisabetta Piccolotti, ha espresso il proprio dissenso in merito. A Repubblica la deputata ha spiegato come ciò miri a “disciplinare i ragazzi, puntare tutto sulle nozioni e l’addestramento, e impedire che si formi in loro un solido spirito critico”. Il partito ha promesso una mobilitazione, qualora si dovesse procedere in tal senso.





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