Sono ben 5.319 le domande di contributo presentate nell’ambito del “Bonus colonnine domestiche 2024” ed inviate alla piattaforma dedicata di Invitalia. Come spiega il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’importo richiesto ammonta a 6.312.490,00 euro, oltre il 30% della dotazione finanziaria della misura che ammonta a 20 milioni di euro. Risultano, inoltre, 4.120 domande in compilazione e 1.474 domande compilate in attesa dell’invio finale.
Le risorse riguardano l’acquisto e l’installazione di infrastrutture di potenza standard per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica effettuati da utenti domestici, privati e condomini. Si tratta della terza edizione del Bonus colonnine domestiche. Nelle edizioni precedenti del 2022 e del 2023 erano stati stanziati 40 milioni all’anno.
Bonus colonnine domestiche 2024: requisiti e contributi
L’agevolazione concerne le spese sostenute dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024. Le spese ammesse al contributo sono le seguenti:
- acquisto e messa in opera di infrastrutture di ricarica, comprese le spese per l’installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, opere edili, gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio;
- spese di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi;
- costi per la connessione alla rete elettrica, tramite attivazione di un nuovo POD (point of delivery).
Il Ministero può concedere ai soggetti beneficiari un contributo per le spese ammissibili, così individuato:
- 80% del prezzo di acquisto e posa, nel limite massimo di 500 euro per persona fisica richiedente;
- il limite di spesa è innalzato a 8.000 euro in caso di posa in opera sulle parti comuni degli edifici condominiali.
Operatori e costi eccessivi
Interventi importanti, quelli del Governo, per un mercato che in Italia stenta a decollare e che vede la diffusione delle infrastrutture per la mobilità elettrica ancora carente. Per di più, con costi notevolmente più alti rispetto ad altri Paesi europei. Un recente studio prodotto da Afry, società italiana di consulenza, su richiesta di Motus-E, l’associazione degli operatori automotive, evidenzia dati inequivocabili.
Ebbene, in Italia gli operatori delle colonnine di ricarica delle auto elettriche pagano tariffe anche 7 volte e mezzo più alte rispetto a Francia, Germania e Spagna. Lo studio fa emergere che il nostro Paese è il contesto più oneroso per gli operatori in tutte le 5 configurazioni di ricarica considerate. Tra gli elementi presi in considerazione, con parametri particolarmente variabili, vi sono la potenza, il consumo energetico, il fattore di utilizzo elettrico e il tipo di tariffazione, in base alle specificità di ogni nazione.
Le configurazioni individuate
Sono 5 le configurazioni individuate:
- Tipo 1, bassa tensione, punto di consegna (Pod) da 50 kW, consumo 8.000 kWh/anno, fattore di utilizzo elettrico (Fue) dell’1,83%;
- Tipo 2, bassa tensione, Pod da 99 kW, consumo 15.000 kWh/anno, Fue dell’1,73%;
- Tipo 3, media tensione, Pod da 250 kW, consumo 37.000 kWh/anno, Fue dell’1,69%;
- Tipo 4, media tensione, Pod da 600 kW, consumo 85.000 kWh/anno, Fue dell’1,62%;
- Tipo 5, media tensione, Pod da 1.200 kW, consumo 130.000 kWh/anno, Fue dell’1,24%.
Nella prima configurazione la tariffa in Italia è di 0,28 €/kWh, pari a quella tedesca ma doppia di quella spagnola e tripla rispetto alla Francia. Stesso risultato nella seconda. Nel 3° tipo si ha una tariffa in Italia di 0,55 €/kWh contro gli 0,21 della Germania. Nella quarta gli 0,51 €/kWh italiani sono di gran lunga superiori agli 0,21 tedeschi e agli 0,18 spagnoli. Nel 5° tipo si hanno 0,60 €/kWh per l’Italia, 0,16 per la Germania, 0,20 per la Spagna e 0,08 per la Francia.
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