Genova. Il vertice romano tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani ha partorito l’ennesima fumata nera per il candidato presidente del centrodestra in Liguria. Ancora nessun accordo tra le forze politiche, ma almeno lo scenario si è semplificato. Solo due nomi, infatti, restano in corsa per traghettare la coalizione al voto: Edoardo Rixi e Ilaria Cavo. A meno di clamorose sorprese dell’ultimo minuto.
Il segretario regionale della Lega ha passato tutto il mese di agosto a negare la sua disponibilità, ripetendo che non poteva disattendere gli impegni presi col governo e che sarebbe stato molto più utile per la Liguria averlo come viceministro a Roma. Poi, negli ultimi giorni, la svolta: “Se decide Roma, se faccio parte di una squadra, io posso fare le mie valutazioni, poi decide il mister chi gioca terzino o a centrocampo. Io non metto veti, l’ho detto più di una volta, dico solo però di non chiuderci però in noi stessi, se no facciamo un errore”. Il mister in questo caso è Giorgia Meloni e pure a livello locale Fratelli d’Italia ha spalancato le porte fin da subito, considerando Rixi come la “prima scelta” per vincere le elezioni.
Cosa impedisce allora di candidarlo alla presidenza? A parte la volontà dello stesso Rixi, che accetterebbe controvoglia, il viceministro nelle ultime ore ha alzato l’asticella. La sua dovrebbe passare come una candidatura “di coalizione”, cioè avanzata non dalla Lega, ma dall’intera compagine senza bandierine. Inoltre il braccio destro di Salvini avrebbe chiesto “carta bianca” per comporre la squadra in caso di vittoria, senza troppi ossequi al manuale Cencelli. Tradotto: anche se il Carroccio ottenesse un risultato poco lusinghiero (alle europee era terza e ultima forza del centrodestra) il presidente vorrebbe la garanzia di poter piazzare in giunta le sue pedine più fidate svincolandosi dalle percentuali.
Condizioni che evidentemente non piacciono a Fratelli d’Italia – che vorrebbe una candidatura “politica” anche per promuovere una contropartita utile a ottenere in cambio da Salvini la casella del Veneto – e nemmeno a Forza Italia, quest’ultima esclusa per anni dalla giunta Toti pur sedendo tra i banchi della maggioranza. Date queste premesse, i meloniani continuano a spingere sulla deputata Ilaria Cavo, che a differenza di Rixi non ha alcuna remora a candidarsi, ma sconta i dubbi legati alla contiguità con Giovanni Toti e al ruolo di testimone nel processo contro l’ex governatore. E non lascerebbe entusiasti né i leghisti né i civici nell’orbita di Claudio Scajola, suscitando qualche antipatia persino tra alcuni arancioni che avrebbero gradito di più Pietro Piciocchi.
A proposito, il vicesindaco di Genova ormai sembra del tutto uscito dalla partita. Effetto dei sondaggi a uso interno dei partiti, che hanno rilevato un gradimento non soddisfacente al di fuori di Genova, ma anche delle lamentele di Fratelli d’Italia che lo considera troppo importante per la tenuta della giunta comunale. In realtà, secondo alcuni insider, il primo partito della coalizione non vedeva di buon occhio un asse Bucci-Piciocchi che avrebbe marginalizzato le altre forze politiche, replicando in qualche modo il modello Toti che aveva già creato attriti in maggioranza. E poi Piciocchi viene considerato l’erede naturale al vertice di Palazzo Tursi, motivo per cui a nessuno in fondo spiace tenerlo in serbo per le prossime elezioni genovesi.
Si resta in stallo, quindi, con “ulteriori valutazioni” che verranno fatte nelle prossime ore. Nel mazzo non ci sono più carte da calare. Anzi, a dire il vero una ci sarebbe: è Carlo Bagnasco, il segretario regionale di Forza Italia proposto da Antonio Tajani, che finora è rimasto a guardare in silenzio dalla finestra. Le sue quotazioni non sono mai state alte, ma c’è chi non esclude che, per mettere pace tra i due “litiganti”, qualcuno adesso potrebbe pensare a una terza via.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link
Informativa sui diritti di autore
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.
Vuoi richiedere la rimozione dell’articolo?
Clicca qui
Informativa sui diritti di autore
Questa è una parte dell’articolo originale
Vuoi approfondire l’argomento, criticarlo, discutere
come previsto dalla legge sul diritto d’autore art. 70
Sei l’autore dell’articolo e vuoi richiedere la rimozione?
Per richiedere la rimozione dell’articolo clicca qui
La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni: “Il riassunto, la citazione (source link) o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali