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TRAFORO GRAN SASSO: L’IDEA DEI CONSIGLIERI COMUNALI AQUILANI VERINI E PADOVANI, “CLASS ACTION” | Notizie di cronaca #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


L’AQUILA – “I cittadini assistono stupefatti alla telenovela surreale relativa ai lavori sull’acquifero del Gran Sasso, tra l’altro giudicati inutili se non dannosi da parte di accreditati esperti in materia.  Approssimazione, fretta, disorganizzazione e conflitti di competenza segnano la vicenda, mentre si accavallano ordinanze contraddittorie di stop-and-go sui lavori in corso”. Lo affermano in una nota i consiglieri comunali di opposizione aquilani Enrico Verini e Gianni Padovani che propongono una class action.

“Tutto si sta complicando e sono già scattate le procedure di emergenza con la sospensione dei cantieri, peraltro avviati soltanto da pochissimi giorni! Ora ripartiranno i soliti tavoli tecnici, le solite lungaggini burocratiche ed una sola cosa è certa: a parte i carotaggi che si dovrebbero concludere in un paio di mesi, i cittadini non possono subire i disagi conseguenti alla chiusura di fatto del traforo programmata per tre lunghi anni, tre anni “se tutto va bene” una eventualità che mai si verifica nelle opere pubbliche! Scarsissima la trasparenza su cosa accade davvero sotto il Gran Sasso ed è del tutto mancato il dibattito pubblico, pure previsto dalla legge, nella finalità di garantire il più ampio coinvolgimento della società civile nei processi decisionali sulle grandi opere che hanno un notevole impatto economico, sociale ed  ambientale. Prevedere l’attuale sistema di circolazione per tre anni, con senso unico alternato ed impianto semaforico, comporterebbe per L’Aquila un danno gravissimo causa la triplicazione dei tempi di percorrenza. Un danno per i pendolari, per il settore dell’autotrasporto, per i turisti e per l’intera economia dell’Abruzzo”.

“Le associazioni dei trasportatori hanno stimato in circa 50mln di euro, per i soli 45 giorni dei carotaggi, l’impatto sul costo del trasporto merci derivante dalla chiusura alternata! E pensiamo poi agli enormi disagi per i pendolari e per i turisti che, certamente, sceglieranno mete alternative rispetto all’Abruzzo. A fronte di questa tragica prospettiva, stupisce e sorprende il silenzio complice di Comune, Provincia, Regione e Governo nazionale. Stupisce e sorprende la fuga dalla responsabilità degli esponenti della maggioranza governante e l’assoluta incapacità, o mancanza di volontà, di mettere in atto l’unica soluzione possibile, già praticata per quasi tutti i trafori alpini: la percorrenza della galleria a doppio senso di marcia, come si è già fatto per 10 anni in passato (dal 1984 al 1993), dotando al contempo l’impianto di tutte le dotazioni che le moderne tecnologie di controllo e sicurezza mettono a disposizione. Le ulteriori soluzioni proposte in questi giorni, come il rimborso del pedaggio o la velocizzazione dei cantieri alle Capannelle, sono pannicelli caldi e non risolvono il problema”.

“Un danno insostenibile soprattutto per le aree interne aquilane già penalizzate dalla totale assenza di opere infrastrutturali alternative come una ferrovia veloce. Preso atto della colpevole inerzia della politica governante, riteniamo pertanto che sussistano gli estremi per una class action avverso la “Struttura commissariale del Governo per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso”.  I cittadini e le imprese che utilizzano frequentemente il traforo stanno subendo un danno ingiusto ed hanno diritto ad un congruo risarcimento. Una class action che è anche un invito a Comune, Provincia, Regione e parlamentari di prendere in mano la questione e trovare una soluzione alternativa e possibile. I disagi sono troppi e troppo pesanti, la richiesta dei danni è legittima, perché tre anni di lavori sono tanti e poi si aggiungeranno sicuramente mesi e mesi per gli intoppi del caso, sopraggiunti già oggi dopo neppure una settimana di cantiere. Auspichiamo una larga convergenza del Consiglio comunale, delle categorie produttive e dei cittadini tutti sul percorso che attiveremo per portare avanti la class action, perché è una proposta per il bene dell’Aquila, senza alcun colore politico e nessuna bandiera da difendere”.

“Saremo sempre leali e collaborativi con le istituzioni ma questo non significa subire senza parlare un danno irreparabile, mettersi le fette di prosciutto sugli occhi o fare atti di fede come troppi fanno in Città a fronte degli enormi danni prospettici.  Sono anni che si svolgono analisi geognostiche, tavoli tecnici, conferenze stampa consolatorie e comunicazioni contraddittorie ma non è stata ancora attuata una soluzione soddisfacente, perché il senso unico alternato è non già una soluzione bensì un danno e pure una beffa”.

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