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Sergio Saggini: “Un centro storico senza persone che lo abitano è un centro storico che non esiste” #finsubito prestito immediato


Economia – Viterbo – Il nuovo presidente di Ance: “Bisogna spingere la residenzialità e servono un nuovo sviluppo della città e un grande piano casa per le fasce sociali più deboli”

di Daniele Camilli

Viterbo – “Un centro storico senza persone che lo abitano è un centro storico che non esiste.Bisogna quindi spingere la residenzialità”. Il nuovo presidente di Ance Viterbo Sergio Saggini.

“Un centro storico che è soltanto locali, alberghi e B&b – dice Saggini – non regge, è una visione parziale. Perché significa che nelle stagioni di basso appeal per i turisti il centro storico muore. Bisogna quindi spingere la residenzialità”.

Secondo il presidente di Ance, “servono poi un nuovo sviluppo della città e un grande piano casa per le fasce sociali più deboli. Che poi si chiami edilizia convenzionata o aiuti per le case dei lavoratori e le giovani coppie questo non importa. Importa invece che ci sono degli strumenti poco usati e che vanno invece rafforzati”.


Viterbo - Sergio Saggini

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Sergio Saggini


Come sta vivendo il nuovo incarico di presidente dell’Ance Viterbo?
“Vivo il mio nuovo incarico come un grande risultato e una conferma del lavoro fatto come presidente di Unindustria negli anni precedenti. Un’elezione, la mia, avvenuta all’unanimità. Dopodiché quello dell’edilizia è il mio settore”.

Qual è l’eredità che le lascia Andrea Belli, ex presidente di Ance che ha preso il suo posto ai vertici di Unindustria, e l’eredità invece che lei lascia lui?
“Andrea Belli lascia un’eredità ottima. Ha lavorato benissimo facendo crescere il senso di appartenenza all’Ance. La stessa cosa che ho fatto io in Unindustria. Abbiamo poi lavorato in tandem e in costante collaborazione sulle varie tematiche. Insieme abbiamo poi fatto crescere la considerazione dei viterbesi per gli imprenditori. Ad esempio, la sede di Unindustria a Valle Faul è diventato un centro culturale per tutta la città. A dimostrazione che le imprese e gli imprenditori hanno più volte manifestato la volontà di restituire alla città in termini di partecipazione alla vita della collettività e mettersi in gioco. Una città che ha sempre risposto e risponde sempre positivamente a tutte le iniziative che abbiamo messo in campo. Con Andrea Belli abbiamo creato una squadra importante. Una squadra sempre più legata alla città di Viterbo e alla Tuscia”.

Quali sono le problematiche dell’edilizia a Viterbo e nella Tuscia?
“Il problema principale è l’uscita dalla stagione dei bonus durante la quale molte aziende sono state lanciate a mille chilometri in aria, facendole crescere violentemente, e oggi si trovano nella situazione in cui rischiano di schiantarsi. Laddove si va a minare la libera concorrenza con degli incentivi, le conseguenze sono queste. Adesso dobbiamo capire che cosa succederà. Ma le avvisaglie del crollo ci sono tutte, soprattutto a Viterbo dove l’edilizia gioca un ruolo importante. E dall’anno prossimo ci aspettiamo tante chiusure e una forte riduzione della forza lavoro. Non si doveva permettere la proliferazione di aziende che volevano sfruttare l’onda dei bonus. Anche se le aziende serie sono state tante, contribuendo a riqualificare parti importanti delle città. Contrariamente ai bonus, invece il Pnrr ha permesso a diverse imprese di affacciarsi sul mercato degli appalti, e questo aiuta. C’è poi il problema del caro materiali, dovuto in gran parte, anche in tal caso, al bonus 110. Una crescita dei prezzi causata dalla grande richiesta che c’è stata. E, attualmente, non si sta registrando alcun calo dei costi, soprattutto per quanto riguarda le componenti principali: ferro e calcestruzzo. Questo comporta a sua volta una crescita dei prezzi di vendita delle abitazioni”.

Abitazioni per le quali, però, pare ci sia una grande richiesta.
“Ed è esattamente così. C’è infatti una grande richiesta di abitazioni, e questo è un’altra problematica del settore che va affrontata. La questione è capire il potere di acquisto delle persone. Sono tanti anni che non si mette più mano all’edilizia popolare né tanto meno a quella convenzionata. Ad esempio il quartiere Santa Barbara è nato e cresciuto con l’edilizia convenzionata, ossia con il sostegno della regione Lazio. Un approccio totalmente abbandonato e che invece andrebbe recuperato perché dobbiamo supportare nell’acquisto della casa chi ha redditi bassi. Questo perché man mano che i prezzi crescono la fascia delle persone che accedono alle nuove case diminuisce. Ad esempio il presidente nazionale di Unindustria ha proposto al governo un grande piano sociale per l’acquisto della casa da parte di giovani coppie e giovani lavoratori. Una spinta importante per una nuova edilizia con risvolti sociali importanti”.

Servirebbe quindi un ritorno all’edilizia convenzionata?
“Servirebbero aiuti per l’acquisto di una casa alle fasce di popolazione con potere d’acquisto più basso”. 

In che modo? Non si rischia anche in tal caso il ritorno ai bonus?
“No, non necessariamente gli aiuti devono essere sotto forma di bonus. Possono essere ad esempio garanzie sui mutui oppure calmierare gli interessi sempre sui mutui. Serve un grande piano casa per le fasce sociali più deboli. Che poi si chiami edilizia convenzionata o aiuti per le case dei lavoratori e le giovani coppie questo non importa. Importa invece che ci sono degli strumenti poco usati e che vanno invece rafforzati”.


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Un altro problema che andrebbe affrontato è poi quello delle riqualificazioni.
“Esatto, è uno dei problemi che va affrontato. L’edilizia infatti non ruota soltanto attorno alle nuove costruzioni ma anche alla ristrutturazione degli immobili. Cosa che cozza però allo stop agli incentivi da parte del governo. Ma senza incentivi le ristrutturazioni non si fanno. Poi possiamo tranquillamente parlare di incentivi fatti maglio e dove le aziende devono essere serie. Tuttavia gli incentivi servono”.

Nel centro storico di Viterbo ci sono tanti palazzi abbandonati, in alcuni anche fatiscenti. In tal caso che si fa?
“È un problema importante che si affronta con una politica di forti incentivi. Cosa che nel centro storico non è stato fatto, neanche con i bonus. Chi li ha usati ha infatti preferito intervenire nelle periferie dove era più facile l’accesso. Vanno quindi cercati incentivi mirati per i centri storici. Incentivi che durino almeno una quindicina di anni. Una parte dei soldi li mette lo stato e una parte i cittadini. Però, sono anche convinto che i proprietari devono rendersi conto che la manutenzione dei palazzi è un aspetto importante, anzi fondamentale. Non è possibile infatti lasciali nello stato in cui alcuni si trovano”.

Come si fa a far rivivere un centro storico in gran parte spopolato e per molti aspetti anche in uno stato di forte incuria?
“Sono tre gli aspetti che permettono il rilancio di un centro storico. Turismo, eventi e, l’aperto più importante, il ritorno dei residenti. Un centro storico senza persone che lo abitano è un centro storico che non esiste. Un centro storico che è soltanto locali, alberghi e B&b non regge, è una visione parziale. Perché significa che nelle stagioni di basso appeal per i turisti il centro storico muore. Bisogna quindi spingere la residenzialità”. 

Come si trovano nuovi residenti?
“Non dobbiamo pensare al residente classico. Chi vuole il parcheggio sotto casa, il risparmio energetico e il balcone grande in centro storico non ci va a vivere. Ci sono invece altri soggetti su cui puntare. Ad esempio gli studenti oppure i lavoratori digitali, oggi giovanissimi, o chi scappa dalle grandi città. Per attrarli dobbiamo valorizzare le cose che ha Viterbo, come la qualità dell’aria, distanze di percorrenza molto basse, il centro storico. Dobbiamo ripopolare la città di cittadini che poi nel fine settimana vanno a fare una passeggiata in centro dove magari ci sono costantemente eventi. Accanto a questo il comune deve fare in modo di riportare gli uffici della pubblica amministrazione dentro le mura. Uffici che possono a loro volta rilanciare un indotto importante. Un indotto legato appunto alla pubblica amministrazione. Infine servono nuovi parcheggi per i residenti a ridosso delle principali piazze. Questo per avere un accesso capillare in centro”. 

Un’altra questione ancora aperte sul territorio è il vincolo posto dal ministero tra Riello e Paliano che da più parti si chiede di togliere. Qual è la sua posizione in merito?
“È giusto tutelare il territorio, ma i vincoli generalizzati vanno rivisti nelle opportune sedi. Da quello che so si tratta di un vincolo che in qualche modo ferma lo sviluppo del termalismo. Dal mio punto di vista andrebbe aperto un tavolo con la soprintendenza per capire insieme quali sono i costi sociali ed economici del vincolo e vedere come intervenire. Dobbiamo salvare il territorio dalla speculazione edilizia e dal consumo di suolo, ma dobbiamo anche avere una collaborazione istituzionale che ci permetta di trovare dei compromessi. E l’unico modo è metterci seduti e confrontarci nel giusto rispetto dei ruoli per un corretto sviluppo della città”.

Quali saranno gli altri aspetti che caratterizzeranno la sua presidenza?
“Un aspetto importante sarà quello di avere un confronto con le istituzioni del territorio, a partire dal comune di Viterbo perché ci sono problematiche riguardo le tempistiche della pubblica amministrazione. Abbiamo poi un piano regolatore e un regolamento edilizio molto vecchi. Servono nuovi strumenti sulla base anche della nuova normativa regionale. Dopodiché l’altro aspetto che vorrei affrontare è la pianificazione urbanistica. Abbiamo bisogno di riqualificare intere aree, in particolar modo industriali. In sintesi, serve un nuovo sviluppo della città che tenga conto anche di quanto ci siamo detti prima. Infine, è fondamentale che diverse infrastrutture siano chiuse in via definitiva, dalla trasversale alla Cassia”.

Daniele Camilli 

20 ottobre, 2024





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