Fra un po’, date le sottigliezze nell’impiego dei termini, il governo avrà bisogno del contributo dell’Accademia della Crusca. Quella sulle banche non è una tassa – si ripete – ma un contributo volontario e al tempo stesso contrattato tra istituti e governo, sfiorando «la contradizion che nol consente». In effetti, una cosa era il prelievo coattivo originario, come quello dell’agosto 2023, altra cosa è la soluzione alla quale si sarebbe arrivati con il contributo che è anche diverso da quello, definito tale e di solidarietà, su stipendi e pensioni a suo tempo applicato e considerato ammissibile dalla Corte Costituzionale, con l’osservanza però di determinate condizioni, fra le quali la straordinarietà delle ragioni che lo legittimavano e la temporaneità della sua vigenza.
Controversie giuridiche
Eppure ancora oggi la materia, per un nuovo caso del genere, è oggetto di controversia giurisdizionale. Se in sede di definitiva formalizzazione nel ddl Bilancio il contributo in questione, che sarebbe pari a complessivi 3,5 miliardi in due anni per banche e assicurazioni, sarà configurato come rinuncia temporanea a un credito di imposta o, meglio, a deduzioni per svalutazioni, avviamenti (e stock option) – una rinuncia o un rinvio che comporterebbero un recupero, decorsi i due anni – allora si sarà in presenza di una nuova forma di prelievo che richiama mutatis mutandis quello voluto dal governo Prodi nel 1996, definito come un’imposizione straordinaria, per l’adesione all’euro e poi restituito. In sostanza si tratterebbe, anche se non tecnicamente, di una misura per fronteggiare una condizione di bisogno straordinario di liquidità.
Vi è però da osservare che, se alla base di questa forma di «contribuzione» si pongono i profitti conseguiti dagli intermediari in conseguenza innanzitutto della politica monetaria della Bce ma non solo, allora dal contributo non possono essere esclusi altri settori, come quello dell’energia, che, per il concorso di altri molto importanti fattori indipendenti dalle politiche aziendali (la guerra in Ucraina, in particolare), hanno visto crescere in maniera rilevante i loro profitti. Insomma, si pone un’esigenza di piena trasparenza e di assoluta par condicio in una materia peraltro sdrucciolevole, se si vuole evitare che insorgano controversie dalla durata di anni.
Riflessioni sul prelievo straordinario
Non siamo di certo all’imposta straordinaria del 6 per mille sui conti correnti bancari adottata nottetempo dal governo Amato nel 1992. Di quel prelievo si continua ad avere nitida memoria, accompagnata da dure critiche anche oggi, e ciò dimostra la delicatezza di misure improvvise, che pongono il problema del rispetto della progressività nonché dei fondamentali caratteri di una norma giuridica, ancorché negoziata, che sono la generalità e l’astrattezza. L’impatto di quella sconsiderata decisione del ’92 fu tale con la caduta di credibilità del governo che dovette essere la Banca d’Italia, con una lettera alle banche del governatore Carlo Azeglio Ciampi, a dare certezze e rassicurazioni. Si tratta di un caveat perpetuo da decisioni in questo campo fortemente azzardate. Oggi, si ripete, la situazione è diversa. Vedremo come si concluderà questa vicenda con le sue luci, ma pure con le sue ombre.
Non credo che sia utile presentare, come pure è stato fatto, l’intervento sulle banche come una sfida con il governo che, nell’occasione, istituendo il predetto contributo, farebbe meglio di quelli che lo hanno preceduto; né va solleticato il populismo mettendo in evidenza che i 3,5 miliardi saranno destinati alla sanità (banche contro salute), sanità che comunque ha bisogno di cospicue risorse con misure strutturali. Questa invece potrebbe essere l’occasione per varare un piano di sostegno e incentivazione del risparmio cogliendo anche, per le linee generali, la celebrazione da parte dell’Acri (il 31 ottobre) della Giornata Mondiale del Risparmio. (riproduzione riservata)
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