E arrivò il giorno dei reperti nel Lapidarium. Sono state collocate ieri nella teca le 8 testimonianze storiche scelte dalla Soprintendenza per arricchire l’area di visita dell’Arco di Traiano. Uno snodo chiave nell’ambito del progetto «Emozionare è valorizzare» realizzato dal Comune nell’ambito dei Pics, opera sulla quale si è sviluppata nei mesi scorsi anche una intensa dialettica tra l’amministrazione comunale e i rappresentanti di opposizione.
L’operazione
Un capannello di curiosi ha seguito con comprensibile curiosità l’arrivo dei reperti ai piedi dell’Arco. Non poteva essere altrimenti, del resto: gli 8 pezzi antichi, adeguatamente imbracati e protetti da cadute e urti accidentali sono giunti nella buffer zone a bordo di un massiccio camion con rimorchio che ha attraversato la parte bassa di corso Garibaldi prima di svoltare su via Traiano. Gli addetti della De Marinis, ditta napoletana specializzata in trasporto di opere d’arte, hanno avviato poco prima di mezzogiorno il trasferimento dei manufatti bimillenari, sotto gli occhi vigili del responsabile archeologico della Soprintendenza Simone Foresta. Impegno che si è rivelato non semplice. Le operazioni di collocazione nella teca sono terminate ieri sera all’imbrunire e hanno richiesto l’utilizzo di particolari sostegni aggiuntivi per garantire la stabilità di alcuni reperti. Particolarmente problematica si è rivelato l’inserimento della massiccia epigrafe in pietra rinvenuta nel 2008 a Cellarulo, alta oltre 1 metro e pesante alcuni quintali, che è stata posta al centro della vetrina. Ai suoi fianchi sui due lati gli altri oggetti selezionati da Foresta, accomunati dal rinvenimento in città o in comuni della provincia attraversati dalla Via Appia. Un valore aggiunto nell’anno che ha permesso a Benevento di entrare per la seconda volta nella Lista Unesco proprio grazie alla Regina Viarum.
I reperti
Oltre alla epigrafe in pietra, nel lapidarium sono stati collocati un piccolo ma suggestivo rilievo deliaco trovato anni fa a Pietrelcina che mostra ancora ben visibile il profilo superiore del tempio corinzio con frontone e parte alta del colonnato, il mezzobusto acefalo di un cives romanus vestito della classica tunica plissettata ritrovato a San Giorgio la Molara, un rilievo raffigurante la parte bassa del corpo di gladiatori in fase di combattimento rinvenuto ad Apollosa, una sfinge in materiale calcareo che costituiva il corredo di un monumento funerario databile nella prima età imperiale, proveniente dalla Rocca dei Rettori. E ancora: il massiccio fregio dorico in pietra contenente alcune illustrazioni ancora ben visibili, rinvenuto in città nei pressi del ponte Vanvitelli (Calore) durante lavori di arginatura del fiume, modellino con porta urbica, sorta di colonna bassa in calcare bianco, riemerso in territorio cittadino, e la pietra miliare della via Traiana riaffiorata in territorio di San Nicola Manfredi che segnalava 4 miglia (6 chilometri) di distanza dalla città, gemello di un cippo analogo tuttora presente nella masseria Cancelleria.
Le reazioni
Pezzi con duemila anni di storia finiti a languire per anni nei depositi della Soprintendenza, e talvolta persino nei cortili sotto le intemperie. Il reimpiego attraverso il progetto varato dal Comune permetterà una loro certamente più opportuna valorizzazione, circostanza che costituisce un motivo di oggettivo pregio dell’iniziativa. Non a caso, il sindaco Clemente Mastella, presente in alcune fasi dell’operazione, ha commentato: «Lavoreremo affinché altre importanti opere giacenti nei depositi del Museo del Sannio vengano valorizzate in partnership con i Comuni o con attività private come alberghi, che le restaureranno a proprie spese». Presenti il vicesindaco delegato Francesco De Pierro, il presidente della commissione Pics Antonio Picariello, il dirigente del settore Antonio Iadicicco, il rup Francesco Mainolfi. Nella teca sarà in mostra inoltre una pregevole carrellata di informazioni e immagini, tra le quali un bozzetto di Michelangelo, di cui i visitatori potranno fruire dai propri smartphone attraverso una app dedicata, o attraverso i monitor installati all’interno della vetrina. Onde evitare il rischio di atti vandalici, il lapidarium è dotato di dispositivi anti effrazione con telecamere e sistema d’allarme automatico. «Abbiamo realizzato un’opera – ha spiegato il progettista della Constructura Marco Mazzella – che si innesti nell’importante contesto senza prevaricarlo. Di qui la scelta del vetro leggero, contrapposta alla corposità del marmo dell’Arco».
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