16 Ottobre 2024, 09:07
Dopo due slittamenti e il rinvio record di un anno, torna in pista giovedì 17 ottobre 2024 il processo Banca Etruria nel filone principale, quello della bancarotta, che secondo il tribunale di Arezzo non ci fu a fronte dei milioni del dissesto. In primo grado tutti assolti, ad eccezione del finanziere Alberto Rigotti.
Ora i giudici dell’appello di Firenze devono riprendere in mano i pesanti faldoni. A impugnare il verdetto che fece rumore in tutta Italia, con indignazione dei risparmiatori, sono stati la procura di Arezzo da un lato e Rigotti dall’altro (condannato a 6 anni). Sono 23 gli imputati e per tutti quelli che erano accusati di bancarotta semplice il reato si è già prescritto, quindi parteciperanno al processo di appello con minor tensione, seppure determinati a veder confermata la sentenza aretina. Ma nel gruppo c’è anche chi, accusato di bancarotta dolosa, rischia di farsi male con il maxi processo di appello, qualora venissero ribaltate le conclusioni del collegio guidato dal giudice Fruganti che azzerò le accuse affermando che i vertici Bpel finiti a giudizio non hanno dissipato dolosamente milioni della banca con affidamenti dissennati, senza possibilità di ritorno e a beneficio di amici, piuttosto si trattò di mero rischio d’impresa, cose che capitano nel mondo dell’economia e della finanza.
Una lettura dei fatti che torna ora in discussione e per la quale sfileranno di nuovo in aula molti testimoni già sentiti ad Arezzo. Prima udienza dedicata all’organizzazione del processo con eventuale calendario. Si tornerà a parlare di capitoli “mitici” della storia Etruria, come la Privilege Yard, super yacht mangia quattrini, o l’outlet Città Sant’Angelo, Partecipano al processo come parti civili gruppi di risparmiatori che il fallimento di Etruria fece precipitare nel dramma. Il loro uomo simbolo è il tenace Angelo Caramazza, presente a tutte le udienze, assistito dall’avvocato Lorenza Calvanese.
Prescritte dal trascorre del tempo le accuse di bancarotta semplice, mentre durano ben più a lungo quelle per la fraudolenta, a decorrere dalla data di insolvenza della vecchia banca, febbraio 2016. Da lì in poi il pool della procura di Arezzo all’epoca guidata dal dottor Roberto Rossi, ha dato vita ad una serie di procedimenti penali. Sul filone del crac c’è stato chi ha scelto il rito abbreviato, come l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi, per i quali si è arrivati alla condanna definitiva a 3 anni e 4 mesi.
Nell’appello che parte giovedì, gli imputati che hanno in teoria la graticola ancora bollente oltre al condannato Rigotti, sono Giorgio Natalino Guerrini (difeso dagli avvocati Stefano Tenti e Osvaldo Fratini), Lorenzo Rosi (avvocati Neri Pinucci e Antonio Giunta), Federico Baiocchi Di Silvestri (avvocati Lodovico Mangiarotti e Michele Bencini) e Augusto Federici (avvocato Grazia Volo), chiamati in causa a vario titolo e per i ruoli ricoperti. Tutti assolti in primo grado nell’ottobre 2021.
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