Il Tribunale del Riesame per le Misure Reali di Avellino, presieduto da Gianpiero Scarlato, ha nuovamente respinto il ricorso contro il sequestro di circa otto milioni di euro appartenenti a Gianandrea De Cesare, ex proprietario di Sidigas, difeso dagli avvocati Claudio Mauriello e Olindo Preziosi. La difesa sosteneva che il sequestro dovesse essere subordinato a una verifica dei conti di Sidigas, soprattutto in considerazione delle entrate recuperate nel bilancio del 2022. La decisione del Tribunale di Riesame è giunta dopo che la Corte di Cassazione, lo scorso maggio, aveva annullato con rinvio un precedente provvedimento del Tribunale di Avellino che rigettava il ricorso contro il decreto di sequestro emesso dal pubblico ministero.
Il ricorso alla Cassazione, presentato dall’avvocato Olindo Preziosi in difesa di De Cesare, si fondava sulla richiesta di restituzione dei beni sequestrati, poiché il pubblico ministero non aveva prima tentato di eseguire il sequestro direttamente sui beni di Sidigas S.p.a. I reati fiscali contestati a De Cesare erano stati commessi nell’interesse della società, la quale possedeva beni per un valore di oltre 62 milioni di euro, più del doppio rispetto all’importo del sequestro, fissato a circa 27 milioni di euro. La difesa aveva inoltre sottolineato che, al momento dell’esecuzione della misura cautelare, i conti della società avevano un saldo positivo di oltre 3,3 milioni di euro, oltre a una somma di circa 132.000 euro già destinata al Fondo Unico Giustizia (F.U.G.) e acquisita attraverso sequestri precedenti. Grazie a ulteriori sequestri, il saldo era poi aumentato a oltre 4,4 milioni di euro, a cui si aggiungevano ulteriori somme già destinate al F.U.G. Tuttavia, il pubblico ministero non aveva disposto il sequestro di tali importi. Inoltre, erano stati sottoposti a sequestro i gasdotti di Sidigas, valutati oltre 33 milioni di euro, considerati profitto del reato poiché realizzati con fondi provenienti dal mancato pagamento dei debiti fiscali.
Nonostante questi elementi, furono sequestrati beni personali di De Cesare per un valore di oltre 8 milioni di euro, senza considerare la possibilità di eseguire il sequestro direttamente sui beni della società. La Cassazione ritenne fondata questa tesi. I giudici della Suprema Corte, infatti, sottolinearono che l’indagato aveva presentato documentazione attestante una riduzione del debito tributario e un miglioramento della situazione finanziaria di Sidigas, inclusi il bilancio al 31 dicembre 2021 e il provvedimento che riduceva l’ammontare del sequestro. La Corte rimarcò che il Tribunale aveva erroneamente escluso la possibilità di contestare le condizioni iniziali per il sequestro per equivalente nei confronti di De Cesare, e non aveva adeguatamente considerato la riduzione del debito e la migliorata situazione patrimoniale di Sidigas, come richiesto dalla legge.
Pertanto, i magistrati della Cassazione hanno ordinato un nuovo esame da parte del Tribunale, per verificare la legittimità del sequestro per equivalente e valutare la rilevanza delle prove presentate dalla difesa, annullando l’ordinanza impugnata. La vicenda, dunque, tornerà nuovamente all’attenzione della Corte Suprema.
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