“Il dialogo Pristina-Belgrado che
doveva portare avanti l’Ue è di fatto fermo da anni, e si litiga
sulle virgole invece di guardare alle cose concrete che
potrebbero permettere alla popolazione di qualsiasi etnia di
questa regione di vivere in po’ meglio”. Lo ha detto il generale
Enrico Barduani, nuovo comandante della Kfor, la forza Nato in
Kosovo, nel discorso alle truppe italiane a Pristina.
Barduani due giorni fa si è insediato al comando della Kfor.
Al suo discorso alle truppe ha assistito il tenente colonnello
Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare, tornato
ieri in Kosovo dopo 25 anni per incontrare a Peje i soldati
italiani. “Ci preoccupa – ha ricordato Barduani – il disegno
imperiale che Mosca sta cercando di perseguire, non solo in
Ucraina. Lo stiamo vedendo anche in Africa e in qualche misura
qui nei Balcani. In forme diverse, non in forma cinetica ma con
forte attività di disinformazione”.
Il generale si è poi soffermato su “due scadenze importanti
all’orizzonte, una riguarda le elezioni americane e l’altra sarà
l’elezione politica qui a febbraio. Il responsabile del comando
Nato di Napoli, l’ammiraglio americano Stuart B. Munsch, nei
suoi incontri con la stampa ha rimarcato più volte che Kfor
rimane focalizzata sul suo compito militare, quello di garantire
un ambiente sicuro a tutte le persone che sono in Kosovo, ma
dall’altra non ha nascosto le tensioni interne alla società
kosovara e tra Pristina e Belgrado. L’Italia è da sempre stata
la maggiore contributrice di questa azione, perché i Balcani
alla fine dei conti sono il giardino di casa nostra: è interesse
dell’Italia che questa area sia e resti il più stabile
possibile”.
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