Lega una e trina. “Incentivi ai lavoratori per non farli andare in pensione”. Il leghista Giorgetti fa il contrario del leghista Salvini #finsubito prestito immediato

Incentivi ai lavoratori per non andare in pensione e sgravi fiscali per chi ha figli in età scolare. Giancarlo Giorgetti illustra due misure della manovra di “sacrificio” a cui sta lavorando il governo. Intervenuto in videocollegamento alla Festa dell’ottimismo organizzata dal Foglio a Firenze, il ministro dell’Economia non si sbottona più di tanto, ma la linea tracciata sulle pensioni è contraria ad anni di campagna elettorale della Lega. “’Ci stiamo muovendo per incentivi fiscali a chi vuole restare al lavoro. Ci sono persone che preferiscono lavorare che andare in pensione”, ha detto incalzato dalle domande del direttore Claudio Cerasa. “Su 10 persone, magari sette vogliono andare in pensione prima, ma tre vogliono continuare a lavorare ed è giusto che lo Stato dia loro degli incentivi per farlo”. Insomma, Giorgetti, coi conti alla mano, non può che dare ragione a tutti gli osservatori indipendenti, come Istat e Bankitalia, che hanno sempre bocciato (perché insostenibile) il progetto di Matteo Salvini di garantire a tutti un’uscita anticipata dal lavoro. Un bagno di realismo, quello in cui si è immerso la Lega, che ha un che di ironico: prima per Salvini la legge Fornero era più o meno l’incarnazione del demonio, ora per Giorgetti è una sorta di baluardo da proteggere contro ulteriori innalzamenti dell’età pensionabile.

“Sulle pensioni il governo Meloni parte per la luna di miele con Monti e Fornero, mentre manda i giovani sul Titanic”, scrive su X il leader del M5s, Giuseppe Conte. “L’ultima proposta del ministro dell’Economia Giorgetti sono ‘incentivi ai lavoratori per non andare in pensione’, con l’ipotesi che lo Stato rinunci a una parte dei contributi. Ma non dovevano cancellare la Fornero e mandare le persone in pensione anticipata? Macchè! Ora propongono loro il ‘fine lavoro mai’. E a chi è in pensione tagliano le rivalutazioni in un momento di gravi rincari e carovita, mentre ai nostri ragazzi sbattono in faccia la porta d’ingresso al mercato del lavoro. Che disastro”, aggiunge.

Tornando a Giorgetti, il leit motiv ripetuto nelle ultime settimane dal capo del dicastero di via XX settembre, “sacrificio”, vale per tutti. In manovra non ci saranno bonus, ma c’è l’intenzione di andare incontro alle famiglie. Pur senza dare indicazioni certe, Giorgetti sembra profilare all’orizzonte degli sgravi contributivi o fiscali a chi ha figli. “Quello da cui bisogna partire è che chi ha figli in età giovane o scolare sostiene sicuramente più spese. Queste spese meritano un trattamento migliore. Spero che martedì un segnale in questa direzione riusciremo a darlo”.

In assenza di bonus, il governo è alle prese con il nodo delle tasse. Poco prima dell’intervento di Giorgetti, dallo stesso palco ha parlato il vicepremier Antonio Tajani: “Non c’è nessuna ipotesi di nuove tasse, Anche perché ci siamo noi di Forza Italia al governo, sarebbe impossibile con noi aumentare la pressione fiscale”, il muro alzato dall’azzurro. Confermato subito dopo dal ministro dell’Economia: “Sicuramente non ci saranno più tasse nella manovra, dopodiché meno tasse lo stiamo facendo, non lo stiamo promettendo: basti vedere nella precedente legge di bilancio al taglio del cuneo di 6-7 punti percentuali che tutti giudicavano impossibile o precario, diventerà strutturale. Rispondiamo coi fatti rispetto a una narrativa che vuole sostenere il contrario”, le parole di Giorgetti. Peccato però che poi la realtà dei fatti è molto diversa: in un’intervista al Sole, il viceministro leghista Rixi ha confermato che le accise sul diesel aumenteranno di 5 centesimi al litro. Un brutto colpo per gli automobilisti, salvi invece i camionisti.

Al di là delle tasse, un altro nodo che martedì Giorgetti è chiamato a sciogliere è quello dei tagli alla spesa pubblica. Su questo, il ministro ha avvisato i colleghi: “Bisogna rinunciare a qualche programma magari totalmente inutile che ci si porta dietro dal passato”. Dopodiché “se i colleghi non presenteranno proposte al ministro dell’Economia, a cui tocca fare la parte del cattivo, il ministro farà la parte del cattivo e farà lui”. Cosa che sembrapiacere poco al suo collega di partito nonché vicepremier Matteo Salvini: “Sta per cominciare la sessione di bilancio. Oggi incontro il ministro Giorgetti per difendere il mio budget”.

Infine, due battute sull’Unione europea. Il sistema di governance non è più al passo coi tempi – questo il punto di vista del ministro – e dunque c’è bisogno di un intervento strutturale che superi, almeno in certi campi, il modello dell’unanimità, indicato come palla al piede delle istituzioni comunitarie anche da Mario Draghi. Un esempio, secondo Giorgetti, potrebbe essere rappresentato dal mercato dei capitali.