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Chiusi nei bunker, con elmetto e giubbotto protettivo, sentono continui bombardamenti e colpi d’artiglieria.
La guerra in Libano è sempre più vicina alla Brigata Sassari e ai suoi 1.200 uomini, alla guida del contingente della missione Unifil da agosto.
«La guerra non è mai stata così vicina a noi, ma per il momento la situazione è gestibile», spiegano i caschi blu.
I carri armati israeliani hanno attraversato la linea blu al confine e raggiunto i territori dove operano i Dimonios, violando così la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza Onu, cardine di un’apparente tregua tra i due Paesi durata quasi vent’anni.
«Si sentono continui bombardamenti a decine di chilometri di distanza e l’allerta oscilla tra il livello 2 e il livello 3 di allarme, ovvero quello ufficialmente massimo». Nessuna vedetta nelle nelle basi, quello che succede fuori si apprende da altre fonti, visto che l’ordine perentorio delle sirene – per tutto il contingente italiano nel settore ovest sulle montagne a Shama, Naqoura e sulla costa – è il riparo al sicuro. «Indossiamo elmetto e giubbetto protettivo – spiegano i soldati – Entriamo sempre più spesso nei bunker e altre volte semplicemente limitiamo le operazioni al minimo».
Misure precauzionali, precisano fonti della Difesa, perché Unifil non è l’obiettivo e lo stesso Tajani ha ricevuto garanzie dal suo omologo israeliano affinché i peacekeeper vengano tenuti fuori dagli scontri.
(Unioneonline)
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