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Il lusso assoluto in un certificato: 8,76% annuo e barriera 60% #finsubito prestito immediato

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Gli stimoli della Banca Centrale Cinese hanno messo il turbo al lusso settimana scorsa ma hanno momentaneamente deluso le attese questa notte, quando gli annunci fatti non sono andati nella direzione attesa dagli analisti Occidentali. Come leggere le dichiarazioni di questa notte? Positive o negative. La verità è che i cinesi hanno confermato quanto avevano detto, con l’obiettivo di raggiungere il 5% di crescita annua. Non sono dunque stimoli strutturali, come si attendevano tante case d’affari Occidentali, ma neanche di brevissimo termine. E infatti gli indici azionari cinesi sono cresciuti (CSI 1000 al +8,6%), mentre l’Hang Seng (-8%), che rappresenta i titoli cinesi quotati all’estero, è sceso.

Se si vuole andare sul comparto del lusso, meglio farlo con i titoli del lusso assoluto, i top di settore. A tal proposito, ecco il certificato Memory Cash Collect ISIN XS2857475037 che investe sul top del lusso: Ferrari, Hermes e Brunello Cucinelli. Lo diciamo chiaramente. Non sono titoli qualsiasi del settore lusso, sono le eccellenze di questo comparto, il lusso assoluto, parametro di riferimento solo per gli HNWI e UHNWI (High-net-worth individual e ultra-high net worth individuals): i milionari e miliardari. E questo fa la differenza, soprattutto nello scenario che si sta delineando. Molto semplice, quanto efficace, invece la struttura del prodotto che paga premi mensili con memoria dello 0,73% (8,76% annuo), condizionato ad una barriera 60%, valida anche a scadenza. Una barriera che, come vedremo, è profonda se si considera il basket di titoli poco volatili e con trend rialzisti di lunghissimo corso e strutturali. Possibilità di autocall da luglio 2025 con trigger al 100% e durata 3 anni completano il profilo del prodotto. Il certificato quota attualmente a sconto a 99,45 euro. Interessante anche il fatto che il certificato farà strike il giorno 10 ottobre.

Risveglio del Paese del Dragone o bluff?

Dopo un primo semestre piuttosto debole per la Cina, (PIL del secondo trimestre ben sotto le attese e PMI sotto 50), il Paese del Dragone cerca di risollevare la testa e, soprattutto, centrare l’obiettivo di una crescita del pil del 5% quest’anno. Come ottenere questo risultato? E perché è importante per il lusso?

Alla seconda domanda la risposta è semplice. La Cina rappresenta oggi il canale principale di sfogo per il settore, ovvero più di un terzo del consumo del lusso mondiale. Chiaro, dunque, che una ripresa dell’economia cinese sarebbe un tocca sano per un comparto che quest’anno ha sofferto molto e infatti le news della scorsa settimana hanno dato nuova linfa al comparto.

La Cina, infatti, si appresta ad avviare un corposo pacchetto di misure stimolo da parte della Banca Centrale (PBOC):

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  • Taglio tassi e taglio della riserva obbligatoria su tutte le banche ad eccezione delle (raro esempio di taglio congiunto) con disponibilità a tagliare ulteriormente in futuro.
  • Finanziamenti agli enti locali fino al 2100% per l’acquisto di case invendute;
  • Finanziamento a broker, assicurazioni per l’acquisto di azioni;
  • Finanziamento alle banche commerciali per erogare prestiti a società per l’acquisto di azioni proprie (buyback).

Più complesso rispondere alla domanda se questi stimoli avranno risvolti positivi in un orizzonte di breve o medio periodo. Una cosa è certa, le attese di chi si aspettava come Goldman Sachs o Morgan Stanley dei piani strutturali di rilancio sono state infrante questa sera. La Cina per ora intende solo raggiungere il target del 5% del Pil, cosa che in realtà era stata abbastanza messa in chiaro da subito. La Cina è ormai focalizzata ad una crescita più sostenibile in ottica della common prosperity policy, ovvero a piani di distribuzione un po’ più uniforme della ricchezza e quindi di sostegno anche ai poveri, più che alla crescita forsennata.

Questo però non deve far pensare che questi stimoli siano dunque di brevissimo termine. Infatti per raggiungere l’obiettivo del 5% a fine anno e nei prossimi anni, il governo cinese dovrà continuare a stimolare la crescita interna, con risvolti comunque positivi per il settore.

Il primo test sarà il giorno 11 novembre quando in Cina si festeggia il giorno dei singles che equivale al nostro black Friday, con forti consumi da parte dei cinesi. E qui si vedrà già qualcosa sull’impatto sul lusso di questi stimoli.

Il top della gamma nel settore lusso

Vediamo più nel dettaglio i tre titoli del basket: tre big cap in ambito moda ed auto di lusso. Società che in questi ultimi anni hanno sempre performato e godono di grande fiducia del mercato: Brunello Cucinelli, Ferrari ed Hermes International. Per tutte e tre potremmo dire: “un nome, una garanzia”.

Sono tre titoli che sono collocati ai vertici della piramide del lusso. In altre parole, il top della gamma, con facoltosi clienti affezionati al brand ed alla qualità che questo si porta dietro. Una fedeltà che rende i tre titoli in buona parte immuni sia a crisi inflazionistiche (che colpiscono poco il ceto più abbiente) o fasi di recessione. Al tempo stesso, le aziende che godono di questo posizionamento possono alzare i prezzi in caso di inflazione a fronte di una clientela che ha un’alta propensione all’acquisto e lo vuole, indipendentemente dal prezzo del prodotto. Ciò consente a queste aziende di mantenere relativamente costanti gli elevati margini operativi, anche in condizioni di mercato potenzialmente complesse.

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Focus sui tre titoli sottostanti

Ecco di seguito una breve analisi sui tre titoli. Vi anticipiamo già che emerge un elemento comune, ossia un trend di fondo positivo, sia per quanto riguarda i ricavi delle aziende che l’andamento delle rispettive azioni, resilienti sia all’inflazione che a scenari geopolitici avversi.

Brunello Cucinelli ha fatto una presentazione in Borsa Italiana il 30 settembre con tutti gli stakeholders e ha sottolineato il concetto chiave che contraddistingue la società italiana: “per avere successo bisogna essere sostenibili”. Sostenibilità significa non essere avidi, non spingere al massimo quando puoi vendere perché il cliente domanda, ma saper dosare tutto: la crescita, perché il prodotto deve essere raro e speciale, e la marginalità, perché tutte le parti devono essere retribuite nella maniera corretta. Un po’ l’opposto di quello che è successo al marchio Gucci (Kering) che ora si trova in difficoltà e a dover recuperare la clientela storica. La sostenibilità è la radice dell’impresa e questo è vero soprattutto nel lusso. Questo perché il cliente del lusso è molto attento a questi dettagli che fanno l’unicità del prodotto. E tutti questi aspetti creano sostenibilità di lungo periodo e creano un vantaggio di brand. Non essendo mai cresciuti troppo volutamente e avendo creato dei rapporti di partnership forti con le controparti, Brunello riesce a realizzare cose che gli altri non riescono. Hanno un canale wholesale, ovvero operato da terzi, che è significativo e lavora molto bene. Inoltre, ha una capacità di crescere a doppia cifra (+10%) che è stata confermata sia per il 2024 che per il 2025. Non solo, il management ritiene di arrivare nei prossimi anni al raddoppio del fatturato. Tanto, se si considera che il lusso quest’anno crescerà poco, il 3/4% e il prossimo anno le aspettative sono per una crescita ancora più debole. Sul titolo gli analisti sono positivi con 8 buy, 5 hold e 1 solo sell. Target price a 103,9 euro, con un rendimento potenziale del 8,6%.

Hermes vede un’esposizione all’Asia pacifico molto elevata così come quella ai prodotti Leather &goods. Il brand è senza rivali nel top di gamma, mentre la fascia di clienti è quella dell’altissimo di gamma da sempre molto resiliente. Situazione simile a Brunello Cucinelli ma con marginalità molto più alta. Come multipli, Hermes gira sul P/E 2025 a 44 volte gli utili, Brunello 45X, Moncler 20,5X e LVMH a 20,8X. Questo forte premio che il mercato paga storicamente a Brunello ed Hermes è proprio un riconoscimento di unicità tipico delle aziende nell’olimpo del lusso. Sul titolo, il consensus è positivo con 14 buy, 10 hold e 3 sell. Target price a 2.189 euro, ovvero sui livelli attuali.

Ferrari è sicuramente il massimo rappresentante del lusso assoluto. La società sta vivendo un momento molto buono che si protrae da diversi esercizi. Il focus principale è quello sulla divisione auto&parts. Nonostante si parla di altri business come lusso, esperienze e e-sport, il motore principale per la società rimane l’auto che pesa l’85% del fatturato della società. All’interno di questa divisione le direttrici sono principalmente due: quella del mantenimento dell’esclusività e del progressivo allargamento della gamma dei prodotti. L’industria auto è guidata dall’avere il prodotto giusto. La domanda dei consumatori si è spostata su auto più confortevoli e questo poteva essere un pericolo per un brand puramente sportivo. Ferrari è stata brava ad introdurre auto come il SUV (Ferrari Purosangue), che vanno in direzione della domanda allargando il potenziale di vendite. Il Purosangue è andato sold out con una domanda molto maggiore della produzione, tenendo appunto l’esclusività. Esclusività che da una visibilità molto alta al management (due anni). Altri marchi invece spingono sul saziare la domanda, come Aston Martin e Porsche. Ferrari, dunque, punta alla sostenibilità del business, esattamente come Hermes e Brunello. Ma lo fa all’ennesima potenza poiché Ferrari ha una waiting list per qualsiasi prodotto. Diventare cliente Ferrari non è per niente facile, né immediato. Non hanno rischi inflazione perché hanno pricing power, né legati a recessioni perché il cliente target non vede intaccare la capacità di spesa da un eventuale recessione. Sul titolo gli analisti hanno 13 buy, 12 hold e 3 sell. Target a 416,85 euro, in linea con i prezzi attuali.

Per chi sceglie il lusso, premio annuo del 8,76% e barriera al 50%

Si presenta molto bene il certificato ISIN XS2857475037 che permette d’investire sul top del lusso con un basket worst of composto da Ferrari, Hermes e Brunello Cucinelli. Tre società che raramente registrano drow down importanti. L’unica ad aver subito un calo maggiore del 40% è stata, una sola volta nella sua storia, Hermes, che mantiene però un’impostazione rialzista di lunghissima data. Sono quindi titoli a bassissima volatilità e fondamentali invidiabili. Ne emerge quindi un ottimo rapporto rischio rendimento per quessto certificato che paga premi mensili con memoria dello 0,73% (8,76% annuo), condizionato ad una barriera al 60%, valida anche a scadenza. Memoria che permette di recuperare premi eventualmente persi fino a scadenza inclusa.

Il certificato mostra anche la possibilità di scadenza anticipata da luglio 2025 con trigger al 100% degli strike. Questo significa che se in una delle date mensili di autocall i tre titoli saranno spra strike, il certificato sarà rimborsato a 100 e verrà pagato l’ultimo premio, più gli eventuali premi non pagati.

A scadenza, ottobre 2027, sono due le possibilità. Se il worst of è sopra barriera alla data di osservazione finale (11 ottobre 2027) il certificato pagherà 100 euro più ultimo premio ed evenutali premi non pagati. Se invece il worst of sarà sotto barriera, allora il certificato pagherà la performance del peggiore dei titoli. Quindi nel caso di una performance negativa del 50% dallo strike, il certificato rimborserà 50 euro.



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