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Green bond Usa, solo il 2% a progetti verdi #finsubito prestito immediato

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Secondo uno studio condotto sui green bond americani, i fondi raccolti non vanno a finanziare progetti con aspetti green particolarmente nuovi per l’emittente ma servono per finanziare debiti ordinari. In sintesi si tratta di nuove label ma che finanziano i medesimi progetti

L’etichetta green bond di per sé fornisce poche garanzie sul fatto che i fondi vengano indirizzati verso un progetto le cui caratteristiche green sono nuove per l’emittente. Non viene dato sufficiente peso al concetto di “addizionalità”. L’analisi dei green bond societari e municipali statunitensi evidenzia infatti che la stragrande maggioranza dei proventi dei green bond viene utilizzata per rifinanziare il debito ordinario, per continuare i progetti in corso o per avviare progetti che non presentano nuovi aspetti green per l’emittente.

Queste sono le conclusioni evidenziate nello studio Green Bonds: New Label, Same Projects condotto da Pauline Lam e Jeffrey Wurgler, del NYU Stern School of Business, focalizzato sul concetto di “addizionalità” legato allo scopo del green bond, ossia il fatto di finanziare nuovi progetti ambientali distinti rispetto alle pratiche standard.

Come indicato dai due esperti, «un progetto è “addizionale” nella misura in cui rappresenta un miglioramento in qualche aspetto ambientale chiave (spesso una riduzione delle emissioni) rispetto a un dato di riferimento».

La rapida crescita dei green bond potrebbe essere vista come una nota positiva per quanto riguarda le sfide ambientali, ma «questa crescita potrebbe sovrastimare la risposta reale e funzionale del mercato obbligazionario».

L’analisi (vedi qui il documento completo) ha preso in considerazione green bond corporate di aziende americane e obbligazioni statali (municipal). Nello specifico si tratta di 86 green bond societari statunitensi e 109 emissioni municipal selezionati in base alla data di prima emissione.

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GREEN BOND, L’IMPORTANZA DEL PROGETTO

Il  green bond deve finanziare un progetto i cui aspetti green siano in qualche modo unici o distinti da quelli finanziati da altri bond dell’emittente, siano essi tradizionali o in corso. Considerato che il mercato dei green bond ha assunto dimensioni notevoli (dalla nascita della label, meno di vent’anni fa, sono stati emessi oltre 3.000 miliardi di dollari in tutto il mondo), è importante esaminare i progetti che i green bond effettivamente finanziano. Gli autori, quindi, si chiedono se i green bond stanno davvero spingendo il capitale verso progetti volti a risolvere la sfida climatica.

Lo studio ha analizzato come un ampio gruppo di emittenti societari e municipali statunitensi ha utilizzato i proventi dei loro primi green bond rispetto a come investono abitualmente sulla base di altre fonti di finanziamento.

Il risultato principale è che sono relativamente pochi i green bond statunitensi utilizzati per sostenere progetti il cui aspetto green è una novità per l’emittente.

Nel campione oggetto di indagine, infatti, circa il 30% dei proventi complessivi dei green bond societari si limitano a rifinanziare il debito ordinario esistente (refinancing) che non è stato emesso con un marchio green. L’unica distinzione tra la nuova obbligazione e quella in scadenza è l’etichetta. «L’obbligazione verde non è associata a un nuovo sforzo ambientale dell’emittente, né a un particolare beneficio ambientale per la comunità in generale, né a un investimento incrementale anche se intensivo, quindi non esiste una nozione di addizionalità».

Una piccola parte dei proventi dei green bond, il 3% dei corporate green bond, viene utilizzata per acquistare beni verdi già in uso da un altro proprietario (acquisition), un’attività che non ha una componente di addizionalità a livello economico.

Un altro uso frequente dei proventi dei green bond aziendali è l’espansione di progetti esistenti che, per definizione, sono stati avviati con altri tipi di finanziamento. Questo scopo rappresenta il 32% dei proventi totali del campione completo di dati (expansion).

Un altro 33% dei proventi aggregati viene utilizzato per avviare un progetto di tipo tradizionale, ossia un tipo di progetto con un aspetto verde essenziale che era stato precedentemente perseguito dalla società emittente. Questa attività può migliorare l’impronta verde dell’emittente, ma non c’è alcuna nozione di addizionalità per la società nel suo complesso.

Pertanto, circa due terzi dei fondi aggregati nel campione di corporate green bond sono destinati a progetti con un aspetto verde non nuovo per l’emittente.

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Solo una manciata di green bond del campione, pari al 2% dei proventi, finanzia un progetto il cui aspetto green appare veramente nuovo per l’emittente. La distribuzione dell’addizionalità è simile sia per le emissioni più grandi sia per quelle più piccole e tra i vari settori.

«Nel complesso, i risultati non dimostrano che i green bond stiano convogliando il capitale verso scopi che hanno caratteristiche ambientali al di fuori della propria consuetudine».

 

Noemi Primini

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