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Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – Ansa
Giancarlo Giorgetti si presenta davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato con il peso dei dubbi di Bankitalia sulle spalle. Le opposizioni vogliono chiarimenti sul Piano strutturale di bilancio, le cui prospettive, almeno per quanto riguarda il Pil, sono più rosee della realtà certificata da Palazzo Koch dopo la revisione delle stime da parte dell’Istat. Una realtà alla quale si arrende anche il ministro dell’Economia, spiegando che «la recente revisione ha comportato una correzione al ribasso della crescita acquisita per il 2024», il che rende «più difficile» l’obiettivo dell’1% per l’anno in corso. Il Psb, però, resta un documento «realistico», per quanto «ambizioso», e Giorgetti assicura che l’impatto delle revisioni Istat sul 2025 sarà «praticamente nullo». Non solo, i livelli di crescita della spesa netta consentiranno anche un taglio del deficit del 0,55% sia nel 2025 sia nel 2026 e l’uscita dalla procedura europea per deficit eccessivo avverrà nel 2027 come previsto.
Fin qui gli aspetti più tecnici, ma il punto resta la manovra. La certezza sono i soldi da trovare (almeno 10 miliardi), l’incognita è dove andarli a prendere. Le ipotesi sono tante, tutte piuttosto dolorose in termini politici, ma come spiegato ieri dal senatore di Fratelli d’Italia, Nicola Calandrini, la maggioranza è pronta «a valutare ogni soluzione possibile per trovare le risorse necessarie». Tra queste ci sarebbe la tassa sugli extraprofitti delle banche, magari declinata sotto forma di un contributo una tantum: «Si cercherà un accordo perché contribuiscano», ha confidato ieri il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Peraltro Matteo Salvini non è contrario. Reduce da Pontida, il vicepremier leghista lo ha fatto capire chiaramente («Non sono stato eletto per difendere la banche»). Ma l’uscita non è piaciuta a Forza Italia, che con il senatore Maurizio Gasparri ha replicato in modo piccato: «È facile prendere applausi criticando le banche».
C’è poi un’altra ipotesi, prevista dal Psb e indicata da Giorgetti sempre ieri: una revisione degli archivi catastali che permetta di rintracciare le «case fantasma» e di aggiornare i valori attuali, anche per gli immobili «che hanno conseguito un miglioramento strutturale a seguito di interventi di riqualificazione finanziati da fondi pubblici». Il che sembra tanto una “punizione” per chi ha usufruito dell’odiato superbonus e per giunta andrebbe a toccare il tabù-casa della destra, inviolabile dai tempi di Berlusconi. Sulla patrimoniale la contrarietà nella maggioranza è pressoché trasversale. Mentre non è chiaro che fine farà quell’allineamento delle accise tra diesel e benzina previsto anche dal Psb. Giogetti assicura che sarà «graduale», per evitare «contraccolpi». Ma in ogni caso, chiarisce, «è un obbligo che dobbiamo calare nella realtà». Nel dubbio, gli autotrasportatori minacciano lo stop e il coordinamento unitario delle associazioni nazionali Unatras chiede «a gran voce a Matteo Salvini di chiarire quali siano le reali intenzioni del governo». Nel frattempo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, non «esclude nulla» rispetto alla manovra, «neppure lo sciopero generale» e ricorda che in Italia «la rendita è tassata molto meno del lavoro», oltre a insistere sul fatto che «i soldi bisogna andarli a prendere dove sono» e cioè «nell’evasione fiscale».
Un quadro complicato, in cui la direzione del governo resta però quella annunciata e su questo, perlomeno, Giorgetti non sembra avere dubbi: «La manovra fornirà le risorse necessarie a confermare gli interventi prioritari: le misure necessarie a rendere strutturali il taglio del cuneo fiscale, l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni e gli interventi finalizzati a favorire la natalità e a sostegno alle famiglie numerose». Come farlo è ancora tutto da vedere. Ogni ipotesi è sul tavolo. Il Tesoro nel concreto dice e non dice. Sull’orizzonte è invece netto: esclusa la Sanità, per la quale si manterrà la stessa incidenza della spesa sul Pil, le altre amministrazioni saranno «costrette» a «tagli significativi».
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