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Pil, tagliata crescita dell’Italia: obiettivo +1% più lontano. Sale il potere d’acquisto delle famiglie #finsubito prestito immediato

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Peggiorano i dati sulla crescita del Pil in Italia. L’Istat ha aggiornato i dati usciti a settembre, segnalando un aumento dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Le precedenti indicazioni segnalavano una crescita congiunturale dello 0,2% e tendenziale dello 0,9%. Per la crescita del Pil italiano, “la variazione acquisita per il 2024 è pari allo 0,4%, in ribasso rispetto a quella diffusa il 2 settembre 2024 quando la variazione era stata stimata pari a 0,6%“, scrive l’Istat.

Non solo: l’Istituto ha diffuso oggi i dati sui conti trimestrali delle amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie, evidenziando un incremento del potere d’acquisto delle famiglie per il sesto trimestre consecutivo, favorito dal continuo rallentamento dell’inflazione.

Le conseguenze per l’economia italiana

La revisione dei conti economici trimestrali diffusa dall’Istat riduce di due decimali le prestazioni economiche del Paese nei primi sei mesi dell’anno. Se il Pil del 2021, 2022 e 2023 risulta superiore rispetto alle precedenti valutazioni, la crescita registrata nel 2024 invece si riduce.

Sebbene si tratti di una rettifica statistica, le conseguenze reali potrebbero essere rilevanti per gli obiettivi governativi e le ipotesi su cui si basa il programma pluriennale di finanza pubblica, già considerato molto ambizioso: da tempo il Governo mira ad un +1% di crescita del Pil nazionale previsto nel nuovo Piano strutturale di bilancio e attualmente all’esame del Parlamento, e questa riduzione aumenta i dubbi sul raggiungimento dell’obiettivo.

Preoccupazioni ulteriormente alimentate dalle dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha preannunciato una manovra destinata a richiedere “sacrifici per tutti”.

Come cambiano i dati di agosto

Cambiano quindi i dati di agosto, alla luce dei cambiamenti dell’Istat: le vendite al dettaglio hanno registrato un calo rispetto al mese precedente, sia in termini di valore che di volume, per entrambi i settori merceologici. Tuttavia, su base annua si osserva un lieve aumento, con una crescita modesta dei volumi e più significativa dei valori, trainata principalmente dai beni alimentari.

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Tra le diverse forme distributive, solo la grande distribuzione ha mostrato una crescita, mentre le vendite delle piccole imprese, quelle fuori dai negozi e il commercio online hanno subito una contrazione.

Non contenta Confesercenti, che parla di una spesa famiglie sostanzialmente ferma, con il crollo delle vendite per i piccoli negozi. “Il quadro tracciato dai dati Istat di oggi è preoccupante – spiegano in una nota – la revisione del secondo trimestre delinea un netto rallentamento dei consumi, e le valutazioni negative sulla dinamica della spesa delle famiglie sono confermate purtroppo anche dai dati sulle vendite al dettaglio di agosto: per le imprese operanti su piccole superfici si evidenzia un calo del -0,9%, nonostante il traino dei saldi estivi”.

La spesa delle famiglie sul territorio economico, da cui dipende ovviamente la tenuta della struttura commerciale, registra infatti nella nuova revisione dei Conti nazionali una contrazione nel primo semestre dell’anno dell’1,3% (+0,2% nella precedente versione), mentre la propensione al consumo, dunque, rischia di consolidarsi molto al di sotto dei valori pre-Covid.

Potere d’acquisto in aumento per le famiglie a +1,2%

Non solo variazioni di Pil però. E’ stato rilasciato anche un report sul reddito e risparmio delle famiglie nel secondo trimestre 2024, mostrando dati tutto sommato positivi per le famiglie italiane.

Nel secondo trimestre del 2024, il reddito disponibile lordo e il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici sono aumentati dell’1,2%. La propensione al risparmio è salita al 10,2%, con un incremento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Questo aumento è dovuto a una crescita della spesa per consumi finali (+0,4%) inferiore rispetto all’incremento del reddito disponibile lordo (+1,2%).

Nel medesimo periodo, il tasso di investimento delle famiglie consumatrici è sceso al 9,3%, registrando una diminuzione di 0,4 punti percentuali. Ciò riflette una riduzione degli investimenti fissi lordi del 3,0%, nonostante l’aumento del reddito disponibile. “Il potere d’acquisto delle famiglie aumenta per il sesto trimestre consecutivo, beneficiando del persistente rallentamento della dinamica dei prezzi”, spiega l’Istituto.

Per le associazioni dei consumatori importante tenere i prezzi sotto controllo

Lato consumatori, l’Unione Nazionale Consumatori sorride per il recupero del potere d’acquisto, ma per il presidente dell’associazione Massimiliano Dona “bisognerà attendere i prossimi mesi per capire se la ripresa del potere d’acquisto e del reddito disponibile si tradurranno in maggiori consumi o in risparmio. Certo la dichiarazione di ieri del ministro Giorgetti sulla prossima manovra, che richiederà sacrifici da tutti, non facilita un rilancio della propensione al consumo”.

Per il Codacons, invece, i dati dell’Istat su redditi e potere d’acquisto “dimostrano in modo inequivocabile l’effetto dei prezzi al dettaglio sulle condizioni economiche delle famiglie”. Spiega il presidente Carlo Rienzi: “I numeri dell’Istat confermano l’esigenza di mantenere i prezzi al dettaglio sotto controllo, perché solo tutelando il potere d’acquisto delle famiglie sarà possibile sostenere i consumi e dare benzina alla nostra economia”.

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