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“C’è stata un’epoca in cui Torino era solo industria. Poi il tempo, galantuomo, ha fatto il suo lavoro”, inizia così – parafrasando – il monologo scritto da Scuola Holden e recitato dall’attrice Beatrice Vecchione, che rievoca, facendo un salto nel passato – al 1984 -, lo spirito d’iniziativa, il guizzo di cambiamento che sin dalla sua nascita ha contraddistinto il SeTa – gruppo Servizi e Terziario avanzato – poi mutato in SeTI – Servizi e Terziario Innovativo – e da ieri ufficialmente Isi: Innovation services industry.
L’annuncio arriva proprio dal suo presidente Maurizio Bazzano, in occasione del quarantesimo compleanno – con tanto di torta e candeline – del Gruppo, nella serata che ha accolto, presso il centro congressi di Unione industriali di via Vela, i rappresentanti delle 19 categorie merceologiche associate. «Abbiamo scelto l’inglese per sottolineare l’evoluzione del nostro settore e la sua rilevanza in un contesto globale», racconta.
Un’occasione anche per celebrare Torino e la “torinesità”. «La Città sta lavorando con determinazione per definire il suo “citybrand”, raccontare al mondo chi è, quali sono i suoi punti di forza per essere competitivi», spiega il consigliere Pd Claudio Cerrato, in apertura.
Al centro l’IA come leva dei servizi terziario del futuro. «Non possiamo rimanere agganciati al sistema di oggi, che dipende molto dal pubblico», racconta Elena Zara, presidente del gruppo Sanità. «Ma spazio alle start-up e alle idee. In questo speriamo che Torino capitale d’impresa sia un acceleratore», dice. Ruolo centrale anche quello degli anziani e del welfare: «oggi il trend è dedicare la pensione alle proprie passioni. Per noi imprenditori quindi mille opportunità», aggiunge Zara.
Fondamentale, poi, la personalizzazione dei servizi, chiave della fidelizzazione: «i clienti si aspettano servizi che anticipino i propri bisogni e stili di vita. In questo il machine learning è un grosso aiuto», ha aggiunto la presidente del gruppo Credito, Erica Azzoaglio.
Ma la serata è stata anche motivo di confronto con i gap dell’imprenditoria odierna: «si guarda poco al mercato estero e ai giovani. In questo siamo in ritardo. C’è molta reticenza nel lasciare le redini ai trentenni», ha ammesso il presidente Bazzano.
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