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Come nel 2019, a Roma il trilocale in vendita è ancora l’immobile più desiderato da chi cerca casa. I costi per chi vuole acquistare oggi sono aumentati, in media, del 5,2 per cento rispetto al pre-pandemia, anche se sono i canoni di affitto ad aver conosciuto l’incremento più consistente, salendo quasi del 17 per cento nello stesso arco temporale. È quanto emerge dal rapporto sul mercato immobiliare a Roma, presentato ieri nel corso di un incontro organizzato da Aspesi in collaborazione con “Immobiliare.it”, il portale immobiliare leader in Italia, e Intesa Sanpaolo.
L’interesse per il trilocale in vendita è cresciuto di un punto percentuale (dal 22 per cento al 23 per cento) rispetto al pre-pandemia, mentre ha perso un punto percentuale – dal 20 per cento al 19 per cento, pur rimanendo comunque al secondo posto – il bilocale in affitto. Il bilocale in vendita è invece la tipologia ad aver sperimentato il rialzo più importante nel medesimo arco temporale, pari a ben 3 punti percentuali, passando dal 15 per cento al 18 per cento. Chi desidera comprare una casa a Roma deve spendere di media, oggi, il 5,2 per cento in più rispetto al 2019, con il prezzo al metro quadro medio che ha superato i 3.429 euro, tornando ai livelli di 10 anni fa. I canoni di affitto hanno conosciuto però un aumento ben più consistente, salendo quasi del 17 per cento nello stesso arco temporale e sfondando il tetto dei 16 euro al metro quadro. Tutti dati che evidenziano quanto il mercato immobiliare romano stia comunque attraversando un momento di buona salute, come testimoniato anche dai dati sulla domanda, che ha fatto segnare, nel confronto con il pre-pandemia, un più 55,6 per cento per le compravendite, per uno stock disponibile che invece si è di conseguenza fortemente ridotto, registrando un meno 77,7 per cento.
“L’andamento del mercato immobiliare romano presenta alcune peculiarità rispetto a quello di altre grandi città italiane – ha affermato il direttore generale di Immobiliare.it, Paolo Giabardo –. Soprattutto, se quasi ovunque l’interesse per l’affitto oggi prevale sull’acquisto, con un cambiamento repentino rispetto a quanto accadeva nel pre-Covid, nella Capitale si sta evidenziando, al contrario, un continuo incremento della domanda da parte di chi intende acquistare. Ciò è dovuto principalmente all’aumento considerevole dei canoni, che negli ultimi anni a Roma sono cresciuti a un ritmo ben più sostenuto rispetto ai prezzi di vendita, disincentivando la ricerca di immobili in locazione”, ha concluso Giabardo.
Nonostante un rinnovato interesse per l’acquisto, però, rispetto al pre-Covid è calata notevolmente l’affordability, ovvero l’accessibilità al mercato di single e coppie considerando il reddito medio della città, come effetto più immediato dell’aumento diffuso dei prezzi. Se nel 2019 una persona che puntava ad acquistare un bilocale tutto per sé poteva permettersi il 26 per cento di quelli in offerta, oggi questa percentuale si è abbassata al 15 per cento. Situazione che migliora sommando i redditi di una coppia: la percentuale di accessibilità arriva infatti oggi fino al 71 per cento, comunque in calo dal 2019, quando ammontava all’81 per cento dei bilocali disponibili sul mercato.
Sono soprattutto gli immobili nelle classi energetiche più alte a far lievitare i prezzi: a Roma, acquistare una casa in classe A o superiore, e quindi già pienamente efficiente, costa in media il 18 per cento in più che comprarne una usata o da riqualificare, e quindi appartenente alle classi F o G, le meno performanti. In particolare, è il quartiere del Centro Storico quello più oneroso per chi desidera un’abitazione in classe A, con il costo medio al metro quadro che sfiora i 9.300 euro. “Trovo particolarmente significativo nel Report di Immobiliare.it su Roma la polarizzazione dell’andamento dei prezzi dal 2010, con il nuovo che in 14 anni arriva a più 25 per cento e l’usato a meno 15 per cento – ha sottolineato il presidente di Aspesi Unione Immobiliare, Federico Filippo Oriana –. Trovo che questa sia l’ennesima conferma che in Italia si costruiscono pochissime residenze nuove perché sfavorite sia dalla normativa fiscale che da quella urbanistica. Con grande danno per l’ambiente, la qualità del lavoro, l’occupazione e il Pil”, ha concluso Oriana.
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