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Distretti industriali: l’export cresce dell’1,4% nel secondo trimestre 2024, ma alcuni settori soffrono. Brilla l’oreficeria #finsubito prestito immediato

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Secondo il Monitor di Intesa Sanpaolo, l’export dei distretti industriali italiani ha guadagnato l’1,4% nel secondo trimestre 2024, trainato dall’oreficeria di Arezzo. La grande ripresa, però, potrebbe slittare al 2025

Il secondo trimestre del 2024 ha riservato alcune note di ottimismo per l’export dei distretti industriali italiani. Nonostante un contesto internazionale piuttosto grigio, caratterizzato da una domanda piuttosto debole, l’export ha mostrato un incremento tendenziale dell’1,4% a prezzi correnti. Non esattamente il trionfo che ci si aspettava, ma almeno un segnale di vita per un settore che sembrava un po’ appannato. Nel complesso, il bilancio dei primi sei mesi dell’anno si attesta su un modesto +0,2%, suggerendo che, sebbene la fase di debolezza non sia ancora superata, ci sono segnali positivi. E’ quanto emerge dal Monitor dei distretti industriali realizzato dal Research Department di Intesa Sanpaolo.

Oreficeria d’Arezzo: protagonista della ripresa

Uno dei principali fattori di questo aumento è stato il balzo dei flussi dell’oreficeria di Arezzo verso la Turchia, spinto dalla forte domanda di oro in un contesto di inflazione elevata. Questo trend ha contribuito a far crescere il numero dei distretti in crescita, passando da 53 nel primo trimestre a 70 nel secondo trimestre.

Tra i distretti in crescita, oltre all’oreficeria di Arezzo, spiccano anche la moda con il polo orafo di Vicenza, e la maglieria e l’abbigliamento di Perugia. Nel settore agro-alimentare, si sono messi in evidenza molti distretti, guidati dall’olio toscano e dai dolci di Alba e Cuneo, seguiti da mele dell’Alto Adige, lattiero-caseario parmense, Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, olio e pasta del Barese e olio umbro.

Settori in crescita e quelli in difficoltà

A livello settoriale, l’industria agro-alimentare si è confermata come una delle più solide, con un +6,4% nel secondo trimestre. Anche i distretti specializzati in beni di consumo della moda, spinti proprio dall’oreficeria di Arezzo, hanno messo a segno un +5,7%. Tuttavia, settori come gli elettrodomestici hanno sostanzialmente confermato i livelli toccati nei mesi primaverili del 2023 (+0,2%). Le altre specializzazioni del sistema casa, vale a dire prodotti e materiali da costruzione (-0,8%) e mobili (-1,7%), hanno contenuto le riduzioni al di sotto del 2%. Per la meccanica, c’è stata un’attenuazione delle perdite, con un calo del 2%, rispetto a un buon secondo trimestre del 2023.

Tuttavia, non mancano i settori che hanno subito colpi più duri, come la metallurgia e i prodotti della moda, che hanno visto esportazioni ridotte del 11,5% e 7,4% rispettivamente. La contrazione è stata accentuata dalla diminuzione dei prezzi alla produzione e dalla riorganizzazione delle piattaforme logistiche. Lo stesso vale per l’export distrettuale di prodotti in metallo che ha accusato un calo (-3,5%) in gran parte spiegato da un effetto prezzi.

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Settori come la pelletteria e le calzature di Firenze hanno sofferto del calo dei consumi e della normalizzazione delle scorte. Considerevoli riduzioni hanno subito anche i flussi di export di metalli di Brescia, condizionati dal rallentamento del mercato tedesco.

Export italiano: opportunità in crescita oltre i confini

L’analisi dei mercati di sbocco ha rivelato un quadro a tinte miste. Da un lato, i distretti italiani hanno beneficiato di opportunità di crescita extra-europee. Con flussi in crescita verso Turchia, Stati Uniti (+2,9%) e Medio Oriente (+15,6% negli Emirati Arabi Uniti e +30,5% in Arabia Saudita), e in Brasile (+24,4%). Dall’altro lato si sono registrati cali in gran parte dei principali mercati europei, ad eccezione della Spagna (+4,4%). La Svizzera ha visto un calo del 38,9%, mentre Germania e Regno Unito hanno registrato riduzioni del 4,4%.

A livello territoriale, il Centro e il Mezzogiorno hanno mostrato dati positivi, con il Centro che ha segnato un incremento del 12,8%. La Toscana, in particolare, ha brillato grazie al successo dell’oreficeria di Arezzo e all’olio toscano. L’Umbria non è stata da meno, con un +28,2% trainato dalla maglieria di Perugia. Anche il Mezzogiorno ha visto crescere il suo export, sostenuto dalla forte specializzazione agro-alimentare.

Guardando al futuro: cautela e ottimismo

Per la seconda parte dell’anno, gli esperti prevedono che l’export dei distretti industriali italiani continuerà a essere influenzato dalla debole dinamica degli scambi globali. Le previsioni indicano che il ritorno a una crescita diffusa dei distretti potrebbe essere rimandato al 2025, quando si spera che l’inflazione inizi a rientrare. Tuttavia, in questo scenario complesso, ci sono opportunità da cogliere, soprattutto nei mercati extra-europei, dove la domanda sembra più promettente. Sarà cruciale anche tenere in considerazione i fattori di rischio legati alle tensioni geopolitiche e agli esiti delle elezioni negli Stati Uniti.



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