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«I passi in avanti sono stati fatti sul fronte della legalità. Ma non bisogna mai fermarsi», spiega Angelo Lancellotti, presidente Acen, nel giorno in cui il capo della polizia Vittorio Pisani gli consegna il premio “poliziotto ad honorem”. «Non avrei mai pensato che – dice – alcune mie scelte naturali sarebbero state ritenute degne di nota. Ho sempre considerato un onore la collaborazione con le forze dell’ordine e la magistratura».
Legalità, economia grigia: a Napoli è più difficile che altrove lavorare o la situazione è cambiata?
«Purtroppo sono ancora molte le difficoltà nei nostri territori. Oggi grazie all’impegno delle forze dell’ordine, il fenomeno delle estorsioni è in recessione ma vi sono forme più subdole di condizionamento e fornitura di servizi, in cui aziende di dubbia provenienza hanno quasi il monopolio. Certamente, la white list della Prefettura può essere di aiuto ma le interdittive dovrebbero essere molte di più in un territorio ad alta penetrazione mafiosa come il nostro».
E le associazioni imprenditoriali cosa possono fare?
«L’Acen è stata la prima in Italia a sottoscrivere il protocollo antiracket con l’arma dei Carabinieri e grazie alla Polizia di Stato sono state offerte tutele ‘ad hoc’ per gli imprenditori che subivano tentativi di estorsione. Ciò ha permesso ai costruttori di conoscere la grande professionalità delle squadre addette al contrasto di questi fenomeni, alimentando una crescente fiducia negli uomini e nei mezzi dello Stato».
Napoli è in grande ripresa: è tutto legato solo al boom turistico?
«Napoli è una città in grande crescita. Lo dimostra il fatto che la scomparsa del reddito di cittadinanza non ha generato ricadute sociali significative. La microeconomia prodotta dall’esplosione del turismo ha fatto da ammortizzatore sociale, va però regolamentata e deve emergere quella parte sommersa affinché la città tutta ne tragga giovamento».
Sembra che stavolta per Bagnoli si parta davvero: quali sono gli errori da non rifare?
«Sì, finalmente qualcosa si muove a Bagnoli e nella zona orientale, anche se la grande sfida che attende questa amministrazione comunale è la riqualificazione urbana e sociale dell’area a Nord. Non ci potevamo attendere che una città ferma da anni fosse capace di raggiungere immediatamente i livelli di efficienza di altre metropoli, ma molto è stato fatto e molto si sta facendo. Ci si muove in una direzione virtuosa di sviluppo».
Grandi progetti e attuazione del Pnnr. Come siamo messi?
«Purtroppo il nostro Paese si è trovato impreparato per spendere questa massa enorme di investimenti. È in corso un’accelerazione per portare a termine le progettazioni e iniziare i lavori, che andranno conclusi entro giugno 2026, ma non sarà facile. Sarebbe un vero peccato non riuscire a portare a termine tutte le opere previste dal Pnrr perché si tratta del recupero di monumenti ed infrastrutture e, comunque, di opere utili e attese da decenni».
E sull’accordo con i fondi Fsc appena chiuso?
«Plaudiamo a questo primo risultato. L’Unione Industriali di Napoli e l’Acen si sono spese in ogni sede per facilitare una mediazione quando le parti sembravano distanti. Abbiamo grande fiducia che la Regione, nonostante il gap di partenza, riuscirà a far partire e terminare le opere nei tempi previsti».
Alla convention dell’Ance, la presidente Brancaccio ha lanciato un allarme: certezze dei pagamenti e più tempo per i progetti del Pnrr. Qual è il rischio per le imprese e per il territorio?
«I temi sollevati dalla presidente sono fondamentali per il successo del Pnrr. Le pubbliche amministrazioni, dopo anni di fermo, si sono trovate a dover gestire un mole enorme di procedure e, per questo, anche in presenza di fondi ci sono ritardi nel portare avanti le pratiche. A ciò si aggiungano le lungaggini relative ai rimborsi per gli stati di avanzamento lavori del caro materiali».
Napoli ha perso un ministro che ha garantito ingenti risorse per la città: cosa vi aspettate dal suo successore?
«Ci aspettiamo l’attenzione che merita la terza città d’Italia, per la ricchezza immensa del suo patrimonio architettonico, culturale ed ambientale. Siamo certi che il ministro Giuli garantirà la realizzazione dei progetti già approvati dal ministro Sangiuliano e un confronto costruttivo sul redigendo piano paesaggistico».
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