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Pioggia di bombe su Beirut: voci sulla morte di Nasrallah #finsubito prestito immediato

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diMarta Serafini

Colpita come mai prima la parte sud della capitale libanese. Incertezza anche sulla sorte della figlia del leader di Hezbollah. Le minacce di Teheran

DALLA NOSTRA INVIATA
BEIRUT – «Mamma ma questa è la guerra?». Hassan, 5 anni, tiene stretta la mano di Ghanya, giovane assistente sociale franco-libanese.
Sono passate da pochi secondi le 18.20, quando i boati hanno scosso Beirut tutta. Prima uno, poi il secondo, e ancora gli altri. «È un boom sonico», pensano in tanti. Si sono abituati i libanesi in questi mesi ai boati degli F-35 israeliani che rompono il muro del suono. Ma le esplosioni continuano, i jet volano basso sulla città. Beirut è sotto attacco delle bunker-busting bombs, le stesse usate su Gaza che pesano tonnellate e penetrano in profondità nel terreno, progettate per distruggere i tunnel. «È come nella Striscia», sibila Abdel mentre raduna la famiglia con cui è sfollato da Sud nella hall di un hotel a Badaro, il quartiere cristiano di Beirut, dove tutti cercano riparo quando le cose si mettono male.

Il discorso e le voci

Il premier israeliano ha appena finito di parlare alle Nazioni Unite. «Continueremo a indebolire Hezbollah finché non saranno raggiunti tutti i nostri obiettivi», tuona. Non una parola sulla proposta Usa-Francia di una tregua in Libano. Rientra in hotel e da lì autorizza il raid. Pochi minuti dopo, l’attacco senza precedenti sulla capitale libanese.
Le voci iniziano a rincorrersi impazzite. «Abbiamo eliminato il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah», afferma l’Idf. «Nasrallah sta bene ed è incolume», replicano i media vicini al Partito di Dio, mentre l’ufficio stampa della milizia sciita afferma che «non c’è verità nelle dichiarazioni di Israele sul bombardamento». Ad essere stati colpiti sono 6 o 8 edifici nella zona Sud sotto Dahieh, il quartiere roccaforte di Hezbollah. I target sembrano trovarsi tra l’edificio della ong Wa Ta’awano dove si sono rifugiati gli sfollati da Sud e l’ospedale Rasoul Al Azaam. «È l’ospedale di Hezbollah, proprio sulla strada dell’aeroporto», ci spiega un negoziante mentre tira giù la serranda. La cittadella del Partito di Dio la chiamano, quella che — accusa Israele — è stata progettata e costruita sotto terra per permettere ai miliziani e agli esponenti di nascondersi tra i civili. La stessa zona i cui abitanti in mattinata avrebbero ricevuto messaggi con l’ordine di evacuare da numeri israeliani. La preghiera della sera avvolge Beirut. Il primo bilancio assolutamente provvisorio è di almeno 8 morti e una novantina di feriti. I crateri delle bombe sprofondano in un’area densamente popolata. Il premier libanese Najib Mikati parla da New York, dove si trova per l’Assemblea generale dell’Onu di «molte vittime», e aggiunge: «Questa nuova aggressione israeliana dimostra che il nemico non si preoccupa di tutti gli sforzi internazionali che chiedono un cessate il fuoco». «Questo è l’inizio di una lunga guerra, nei sobborghi meridionali di Beirut vive circa un milione di persone, non sono tutti di Hezbollah», scrive Ali Hashem, giornalista vicino a Teheran, su X.




















































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Il giallo su Nasrallah 

Nel raid sono stati uccisi il comandante dell’unità missilistica di
Hezbollah nel sud del Libano Muhammad Ali Ismail, il suo vice e altri comandanti. Circolano altre voci sull’uccisione del capo del Consiglio esecutivo di Hezbollah Sayyed Hachem Safieddine e il deputato Ali Amar. Safieedine è il cugino di Nasrallah, molto simile a lui, indicato come suo possibile successore e già scampato in un raid a giugno nel suo villaggio a Sud. Il giallo sulla morte di Nasrallah (e su quella della figlia Zainab, uccisa secondo il canale israeliano Channel 12) diventa una matassa che sarà complicato sbrogliare nelle prossime ore. I media israeliani non danno per certa la notizia secondo cui il leader sciita sarebbe al sicuro. Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence delle Idf, però tira dritto e spiega che l’attacco a Beirut non sarebbe stato approvato senza la «certezza assoluta» che il target si trovasse nella zona presa di mira aggiungendo che — secondo le sue fonti — il leader di Hezbollah «non è più fra noi».

L’avvertimento dell’Iran 

In una Beirut già messa a dura prova dai bombardamenti dei giorni scorsi, dagli attacchi coi cerca persone e i walkie talkie e dall’arrivo di migliaia di sfollati da Sud, ripartono gli appelli a donare il sangue mentre l’esercito libanese viene schierato a protezione dell’ambasciata statunitense mentre il presidente Joe Biden viene ragguagliato sull’esito del raid. Teheran avverte Israele. L’ambasciata iraniana in Libano afferma che l’attacco a Beirut è una «escalation» che «cambia le regole del gioco» e che «porterà al suo autore una punizione appropriata» mentre l’ayatollah Ali Khamenei, convoca una riunione d’emergenza del Consiglio supremo di sicurezza nazionale. «L’onda d’urto derivante dalla morte e dalla distruzione senza precedenti a Gaza minaccia ora di spingere l’intera regione nell’abisso: un incendio su larga scala con conseguenze inimmaginabili», tuona il segretario dell’Onu Guterres in una riunione del Consiglio di sicurezza sulla situazione a Gaza.
Badaro e la capitale intera provano ad aggrapparsi alla notizia che l’aeroporto e il porto sono ancora salvi («Stiamo trattando a livello diplomatico per proteggerli», ci aveva detto in mattinata il ministro dei Trasporti Ali Hamiyé). La compagnia di bandiera, la Mea, continua a volare fa sapere il suo amministratore delegato Mohamad El-Hout, mentre la Farnesina rinnova gli appelli agli italiani a lasciare il Paese. Poi in serata un’altra notizia gela il sangue dei libanesi. Il portavoce in lingua araba dell’Idf emana l’ordine di evacuazione per tutta Dahieh. E non solo. L’aviazione israeliana ha attaccato anche a Sud e nel resto del Paese. E ad essere colpita è stata Al-Nashra, sulle colline a nord di Beirut. «È la conferma, se ce ne fosse bisogno che ormai in Libano non esiste davvero più un posto sicuro», scuote la testa Ahmed. Mentre la mamma di Hassan prova a cullarlo. Ma lui ancora non prende sonno come Beirut tutta.

27 settembre 2024 ( modifica il 28 settembre 2024 | 01:49)

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