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TAORMINA – Non esiste la casualità, esiste la sincronicità, dicevano gli antichi. E la casualità non è mai esistita in politica. Se due indizi fanno una prova, dai tre in poi si approda nell’alveo della certezza e c’è un retropensiero cattivello che a tal riguardo si sono fatti in tanti a Taormina.
I taorminesi – e non solo loro – hanno notato che Fratelli d’Italia, quando si tratta di organizzare eventi istituzionali di rilievo, decide ormai puntualmente di organizzarli ovunque tranne che da queste parti. La Sicilia è tutta bellissima, diciamolo e sottolineiamolo in premessa, ma la sua città più conosciuta, la più famosa agli occhi del mondo e la più rappresentativa è Taormina. Piaccia o non piaccia, così è. Qui si è anche tenuto un G7, nel 2017 che è stato una pagina di storia per questo territorio ma anche orgoglio e vanto per l’Italia intera.
Forse non la pensano esattamente così dalle parti di Fratelli d’Italia, che ha indicato Siracusa per il G7 Agricoltura svoltosi proprio in questi giorni. Nulla da dire, evidentemente, su Siracusa, altro gioiello della Sicilia e l’evento è anche andato bene e bisogna sempre essere tutti contenti quando la nostra isola è al centro dell’attenzione. Detto ciò, fa pensare e fa riflettere non la scelta di per sé di puntare su Siracusa, semmai la decisione di ignorare completamente Taormina, nemmeno presa in considerazione. E dal 4 al 6 ottobre prossimo i meloniani si ritroveranno a Brucoli, sempre in Provincia di Siracusa, per la seconda edizione della convention “Italia, le radici della bellezza”. Ministri, sottosegretari, parlamentari e assessori regionali si incontreranno lì per parlare di turismo, infrastrutture, cultura e formazione. Sarà la seconda edizione di un evento che già lo scorso anno si è tenuta anche in quel caso a Brucoli. E anche qui non passa inosservato il fatto che ci si riunisca per parlare di turismo in Sicilia ma non a Taormina che è il simbolo per eccellenza del turismo, che accoglie ogni anno da tutto il mondo quasi Un milione e mezzo di visitatori. Non bisogna fare sterili competizioni ma una riflessione è più che legittima.
I soliti maliziosi ipotizzano che dietro queste valutazioni di Fratelli d’Italia possa esserci la scarsa “simpatia” – mettiamola così – di Fratelli d’Italia per l’attuale sindaco di Taormina, Cateno De Luca. E quindi tale insofferenza porterebbe poi agli annessi e connessi della circostanza, con la volontà di non concedere una ribalta ad un avversario politico. A maggior ragione perché l’impertinente De Luca non le ha mai mandate a dire contro il governo romano di centrodestra e ancora di più contro l’esecutivo regionale di centrodestra. Dicerie da malpensanti o si tratta di un sospetto fondato? O forse Taormina è fuori comunque dai piani dei vertici siciliani di Fratelli d’Italia perché l’orientamento – sull’asse interno Catania-Siracusa – è quello di concentrarsi al massimo sul Sud-Est dell’isola per questioni di sinergie, rapporti e opportunità politiche e quindi anche di crescita del partito? Quale delle due? Chissà. Magari la verità va oltre il “giochino” del volersi tenere lontani dalla città in cui è sindaco il “nemico” De Luca, e perciò evitare lui anche a costo di penalizzare una città. Discorsi a cui non vogliamo pensare anche perché avrebbero il retrogusto di strategie in modalità Clementoni, da bambini dell’asilo.
La sensazione è che Giorgia Meloni queste scelte specifiche sulla Sicilia più che farle lei in prima persona, le abbia avallate, e che le indicazioni che vanno ad escludere Taormina dai ragionamenti forse siano opera dei suoi “colonnelli”. Di sicuro non è opera della corrente meloniana che fa riferimento al presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, che ha ottimi rapporti con il sindaco di Taormina e che, anche in prospettiva (lo abbiamo detto) ha tutto l’interesse a lavorare in sinergia con De Luca.
Ad ogni modo, il dato di fatto è che ai piani alti di Fratelli d’Italia al momento c’è una certa attitudine a snobbare Taormina, pur sapendo che sarebbe la vetrina più prestigiosa per gli eventi che contano. Giusta o sbagliata che sia, questa freddura la si nota. Ed è una linea che non viene mitigata dai feudi di zona, il discorso esula dal bollino di partito che pure da qualche anno a questa parte è stato apposto dai meloniani alla Fondazione TaoArte, stretta ormai nella morsa meloniana di Palermo-Messina-Catania-Roma. Poco cambiano pure i finanziamenti garantiti (con una puntualità svizzera, questo va detto) messi a disposizione dalla politica regionale per festival, eventi e rassegne che si celebrano a Taormina e fanno sempre un pò di scruscio sul momento. Pazienza se questi eventi poi non spostano di una virgola il trend del turismo e non impattano sull’economia locale. Come dire: facciamoci un paio di passerelle di primavera-estate al Teatro Antico, brindiamo e godiamoci l’ora del red carpet. Facciamoci un selfie e poi tanti saluti ai suonatori.
Repetita iuvant: la Sicilia è tutta bella e si vada dove si vuole ma Taormina è l’icona per eccellenza di quest’isola, ha una sua centralità che meriterebbe perlomeno maggiore rispetto alle attenzioni ad intermittenza di chi considera questa città una vetrina stagionale, col telecomando da accendere, spegnere o mettere in stand by a piacimento. Tasto stop, Cristo si è fermato a Eboli, i Fratelli di Meloni si sono imbullonati nel Siracusano e Taormina può attendere. Appuntamento ai prossimi défilé sotto la luna.
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