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Negli ultimi giorni, seppur in condivisione con le vicissitudini personali occorse ai colleghi, il Ministro della difesa on. Guido Crosetto si è trovato – suo malgrado – imbrigliato in una spiacevole e sdrucciolevole questione che coinvolge il sistema italiano dei servizi segreti, ed in particolare le funzioni delle sue agenzie operative (in particolare l’AISE) da un lato, la relazione tra servizi e organi di polizia giudiziaria dall’altra. Confusione irragionevole e sovrapposizioni illegittime che le articolazioni e funzioni dello Stato non possono in alcun modo subire né attraversare, soprattutto in settori così nevralgici per gli interessi esistenziali della Repubblica.

Eppure, la vicenda vive di contorni assai sfumati, fumosissimi e marchianamente impalpabili. A tratti, invece, rasenta il ridicolo per quanto si sia tentato di ammantarne i profili sbiaditi ed evanescenti.

È doveroso, però, chiarire i fatti dai quali la vicenda all’attenzione della stampa origina così da consentire di comprendere che il rapporto AISE – Crosetto e la vicenda del dossieraggio da parte del tenente della GDF Pasquale Striano non sono in alcun modo collegate e connesse.

Già nel 2022 Pasquale Striano è attivo nella ricerca di informazioni ed analisi di dati – probabilmente nell’attività di servizio – che riguardano possibili operazioni finanziarie sospette. È proprio lui a fornire al Domani i dati sui redditi percepiti da Crosetto e pagati da società come Leonardo (621 mila euro nel solo 2021) attive nel settore Difesa

Il tenente, responsabile del gruppo Sos (segnalazione operazioni sospette) della Guardia di finanza, pare avrebbe effettuato diversi accessi alle banche dati contenenti le Sos senza autorizzazione. Lo avrebbe fatto almeno ottocento volte in due anni, tra il 2021 e il 2022. Striano, quindi, nella sua qualità di operatore di polizia giudiziaria, avrebbe potuto effettuare accessi alle banche dati Sos, ma il numero e le persone coinvolte non sembrano giustificare quelle operazioni con motivi di indagine. Tra le persone finite nei presunti dossier di Striano figurerebbero esponenti del governo come i ministri Guido Crosetto (Difesa), Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Marina Elvira Calderone (Lavoro), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente) e Adolfo Urso (Sviluppo economico) insieme a Marta Fascina, parlamentare e compagna di Silvio Berlusconi. 

L’ufficio SOS fa capo alla DNA, oggi guidata dal pm dott. Giovanni Melillo, cui competono le indagini successivamente all’acquisizione di notizie di rilevanza penale. Difatti, le Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) sono attività con cui le banche portano a conoscenza dell’Unità di informazione finanziaria (Uif, organo che fa capo alla Banca d’Italia) movimenti finanziari dietro i quali si può ragionevolmente sospettare si nascondano operazioni di riciclaggio o di finanziamento illecito (ad esempio a gruppi terroristici e comunque fuori legge). Tali segnalazioni finiscono poi nelle banche dati a disposizione di magistrati o ufficiali di Polizia giudiziaria che possono ricavarne ipotesi di reato o materiale di inchiesta ritenuto in qualche maniera utile al proprio lavoro. Le operazioni di accesso alle Sos sono tracciabili e attraverso le password si può risalire al loro autore. Le segnalazioni sono schermate da codici criptati dove i nomi non sono leggibili e diventano accessibili solo a seconda delle ipotesi di reato: nel caso della Procura nazionale antimafia, arrivano soltanto quelle che riguardano riciclaggio di denaro compiuto da organizzazioni mafiose o terroristiche. 

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Ufficialmente non vi sarebbe alcuna correlazione tra l’operazione – si direbbe opaca e non legittimata da alcuna autorizzazione – effettuata da Striano e la vicenda della fuoriuscita di notizie che il ministro addebiterebbe all’Aise. Crosetto dichiarerà al procuratore capo di Perugia, dott. Cantone, titolare del fascicolo di inchiesta sulle illegittime intercettazioni e ricerche da parte di Striano, di sentirsi vittima di una sorta di complotto a base di fughe di notizie orchestrato dall’Aise per non aver confermato, a capo delle partecipate di Stato in ambito difesa, uomini provenienti ed in forze in precedenza all’agenzia esterna. Ricostruzioni giornalistiche paiono alludere alla mancata conferma del generale Luciano Carta, direttore dell’Aise dal 2018 (Governo Conte I) prima di Caravelli e generale della GDF, medesimo corpo di Striano. Carta, nominato presidente di Leonardo nel 2020 con il governo Conte non è stato confermato proprio dal governo Meloni, lasciando nel 2023 il posto a Stefano Pontecorvo, l’ex ambasciatore in Pakistan.

Di tutte le sue rimostranze, allusioni e suggestioni Crosetto ha fornito ampie rappresentazioni sia alla Presidente del Consiglio, all’autorità delegata ai servizi segreti dott. Alfredo Mantovano e al dott. Cantone.

Le ultime vicende, invece, offrono un quadro meno denso ma altrettanto pallido. Con le notizie uscite dal colloquio tra Crosetto e Cantone in cui il primo riferisce di non fidarsi dell’Aise, ritenendo che non lo abbia informato su «fatti importanti che avrebbero potuto procurare un rischio per la sicurezza nazionale». Parole che hanno scatenato la reazione di Mantovano che blinda l’Aise manifestando l’estrema fiducia del governo verso i suoi vertici. Posizione su cui è costretto ad accodarsi pure Crosetto. Difatti è seguita la nomina, due giorni fa, del direttore dell’Aise, Giovanni Caravelli, a prefetto su proposta del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Un vero e proprio schiaffo al ministro della Difesa (gigante dai piedi d’argilla) con la regia dello stesso Mantovano. Stesso copione di quanto accadde nell’aprile scorso, quando alla guida dell’Aisi, il Servizio interno, è arrivato Bruno Valensise, già direttore del Dis, per volere di Mantovano, scelta che ha tagliato fuori Giuseppe Del Deo su cui invece puntava il ministro. E Mantovano non ha lasciato nulla nemmeno nelle vicedirezioni dei nostri Servizi di sicurezza, dove ha deciso gli ultimi spostamenti. Crosetto, dal canto suo, ha incassato, nelle ultime ore, la nomina del generale Luciano Portolano a capo di stato maggiore della Difesa al posto dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. 

Certamente traspare un quadro alquanto ombroso per i protagonisti della vicenda nazionale, in particolare per alcuni dei primi colonnelli – fratelli dell’Italia meloniana che sembrerebbero scontenti della gestione accentratrice e poco collegiale. La gestione dei servizi non può essere prerogativa di un unico centro di potere (autorità delegata), essendo necessaria la condivisione di responsabilità tra vertice politico e strutture operative. Negli ultimi anni non è stato particolarmente di aiuto neppure la volontà o la prassi politica di sottrarre i servizi ad una riforma necessaria, per dotare gli operatori di strutture, sistemi, garanzie giuridiche più adeguate ed adatte alle sfide del nuovo secolo. La divisione tra agenzie interna ed esterna non godrebbe più di applicazione e unanime favore per l’insostenibile suddivisione su base squisitamente geografica dei ruoli e delle competenze, dovendosi, secondo gli analisti del Ministero della difesa, prediligere un accorpamento delle agenzie con una architettura funzionale unitaria sotto un’unica struttura centralizzata onde evitare inutili sovrapposizioni di competenze.

Paradossale è però il fatto che, al di là della riforma in senso strutturale del servizio di intelligence, il governo non abbia chiara la visione della natura del servizio segreto, presupposto indefettibile per ogni riforma pratico-operativa. Come acquisire informazioni, in quale scenario, cosa farne e a quale scopo trattarle. Attraverso una rete di relazioni accurate, chiariti questi interrogativi, si definisce la strategia.

Roma, Maggio 2024. XVIII Martedì di Dissipatio

Certamente in un mondo complesso, interconnesso, variabile, dai contorni non propriamente definiti, simile ad una scacchiera dove le persone e l’obiettivo si confondono e il cui scopo è sempre quello di prevenire, combattere e “gestire” i fenomeni criminosi, gli Stati vengono in rilievo con la loro peculiare coloritura nazionale. Dallo spessore degli interessi dello Stato, la cui sopravvivenza è il perno dell’azione di intelligence, si può provare a ridefinire il perimetro dell’attività segreta.

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