A Milano si fanno i conti con affitti cresciuti del 22% negli ultimi anni, prezzi delle case aumentati del 41% a fronte di retribuzioni e redditi cresciuti molto meno, del 12%.
Sono i calcoli del nuovo Osservatorio sulla casa abbordabile del Politecnico, che formula un verdetto preoccupante: vivere a Milano è ormai sostenibile solo per le categorie professionali medio-alte, anche in quartieri un tempo ‘popolari’ come quello intorno alla stazione Centrale o la zona Isola.
Chi ha uno stipendio medio da operaio, invece, nelle zone semicentrali può permettersi al massimo una casetta da 23 metri quadri se affitta, da 17 se vuole comprarla. Non va molto meglio agli infermieri, 25 metri quadri in affitto o 19 in acquisto, agli impiegati, 31 e 23, o ai ricercatori a tempo determinato, 35 e 26.
Il che vuol dire, sottolinea l’Osservatorio, che per molte delle categorie indispensabili alla vita della città avere un lavoro (e uno stipendio) non è più abbastanza per vivere in modo dignitoso. Ma la colpa di chi è? Per dirlo con certezza servono più dati, spiegano, ma di certo pesano una pianificazione urbana che ha guardato molto alla ‘rigenerazione‘ e all’estetica e poco all’accessibilità, e l’assenza di una politica attiva e regolativa sul tema della casa.
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