Sta finendo nel peggiore dei modi l’avventura della startup delle batterie per auto elettriche in Svezia: la Northvolt, infatti, affonda fra debiti, ritardi e una indagine per morti sospette fra dipendenti. Fondata nove anni fa da due ex dirigenti di Tesla, tra cui un ingegnere di Torino, ora l’azienda ha annunciato 1.600 licenziamenti, oltre allo stop al progetto di una maxifabbrica.
Nata come Sgf Energy, la Northvolt è stata fondata dal torinese Paolo Cerutti e da Peter Carlsson, che ora è amministratore delegato, mentre l’ingegnere torinese è alla guida della controllata americana. E’ stato proprio il ceo, in una nota stampa, ad annunciare il taglio di 1.600 su oltre 6mila posti di lavoro per far fronte a una situazione finanziaria difficile e a un rallentamento della domanda. Il suo gigantesco stabilimento nel nord della Svezia, a Skelleftea, sarà il più colpito con circa mille dipendenti tagliati.
Paolo Cerutti, ingegnere torinese, ex Tesla, cofondatore di Northvolt
Peter Carlsson ha dichiarato che “Lo slancio generale dell’elettrificazione rimane forte, ma dobbiamo assicurarci di prendere le misure giuste al momento giusto per rispondere ai venti contrari del mercato automobilistico e del clima industriale in generale”. Dunque stop allo sviluppo del centro di ricerca di Vasteras, 100 chilometri a ovest di Stoccolma (400 i dipendenti tagliati), e anche al maxistabilimento di Skelleftea.
Partecipata al 21% da Volkswagen, la startup svedese aveva la maggior parte delle forniture destinate proprio al Gruppo tedesco e a BMW, che però lo scorso giugno ha cancellato un ordine da 2 miliardi di euro perché la Northvolt non è stata in grado di rispettare i tempi di consegna.
Dalla sua fondazione, Northvolt ha raccolto finanziamenti per 15 miliardi di dollari, suddivisi tra prestiti e contributi azionari. Secondo i media svedesi, il gruppo sta cercando di organizzare una nuova emissione di azioni per un valore di 7,5 miliardi di corone ossia 660 milioni di euro, ma proprio l’esposizione con le banche, tra cui la Banca Europea per gli Investimenti, potrebbe essere ora un fattore critico.
Il maxi stabilimento Northvolt a Skelleftea
Pochi mesi fa, inoltre, i media svedesi si sono concentrati sulle morti “sospette” di alcuni dipendenti: non si tratta di incidenti sul lavoro, in quanto i decessi sono avvenuti tutti al di fuori dell’orario di lavoro. E quattro decessi su 6mila dipendenti non sembravano neppure un fattore statistico, per quanto concentrati in poco tempo. E’ stata però avviata una indagine penale da parte della polizia di Stoccolma, ma senza giungere a conclusioni di alcun tipo. Secondo quanto si apprende, un tossicologo svedese avrebbe però auspicato la chiusura dello stabilimento per condizioni di tossicità che non vengono spiegate.
Stando alla nota stampa diffusa, Northvolt intende riposizionarsi sul mercato e snellire la propria attività per far fronte agli ordini. I quali, come potrebbe confermare il suo principale azionista – ha investito 900 milioni di euro -, sono strettamente legati al mercato dell’auto elettrica, al momento decisamente in rosso.
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