Se negli ultimi anni il calo demografico ha influito notevolmente sulla situazione delle scuole primarie, i posti continuano a non bastare per gli asili nido. Tantissime le richieste che non riescono ancora ad essere esaudite: molto più spesso, grazie ad un passo avanti culturale, le famiglie si affidano al servizio offerto dal comune, da strutture accreditate e da privati.
Ad oggi a Brescia ci sono 20 nidi privati, 14 convenzionati e 11 comunali a cui si aggiungono le sezioni primavera che sono 8. La zona sud est della città è quella più servita: grande domanda e alta concentrazione di nidi, mentre la zona nord, malgrado le richieste siano molte, ne ha solo 3.
«Vaglieremo delle soluzioni, abbiamo già qualche idea – ha detto l’assessora alle Politiche educative, Anna Frattini -. Magari utilizzeremo alcuni spazi vuoti all’interno delle strutture scolastiche con meno iscritti. Rinforzeremo le sezioni primavera. Sappiamo che la risposta non è ancora abbastanza, ma è un servizio complesso».
Cosa succede alle rette
Le buone notizie riguardano le rette: la Regione ha allargato il limite dell’Isee per famiglia a 25mila euro, mentre fino ai 20mila è già attivo il bonus Inps. Quindi a conti fatti 340 famiglie, che sono il 40% del totale, non pagano i nidi comunali o convenzionati. Il servizio è stato inoltre prolungato quest’anno fino al 9 agosto: «La nostra intenzione per la prossima estate è tenerne aperti tre fino a metà agosto» ha chiosato Frattini.
Rientra anche l’allarme personale: la nuova normativa infatti vorrebbe tutti gli educatori iscritti ad un albo creato nei mesi scorsi: «Malgrado l’avviso sia arrivato durante l’estate e quindi a ferie in corso – ha spiegato Anna Maria Finazzi, dirigente del Settore servizi all’infanzia, scuole dell’infanzia e asili nido – il nostro personale ha effettuato le pratiche». Da capire ancora invece il decreto di legge che bloccherebbe i non laureati: dal 2019 infatti possono lavorare negli asili solo le persone con laurea in Scienze dell’educazione e della formazione».
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