PONTEDERA. Ci sono famiglie che non riescono più a pagare il mutuo, perdono la casa e si ritrovano senza un tetto sopra la testa. Altre che invece sono costrette a lasciare l’appartamento in affitto perché sono i proprietari che, alle prese con improvvise difficoltà economiche, vedono la casa andare all’asta. C’è però anche chi ha una regolare pensione ma magari è anziano e non può garantire una sicurezza di pagamento mensile a lungo termine e chi, pur con uno stipendio di oltre 2500 euro al mese ma con tre bambini non viene comunque considerato un locatario affidabile. Insomma trovare un appartamento in affitto a Pontedera, ma in generale in Valdera, è diventata un’impresa quasi impossibile per almeno un paio di motivi. In primis mancano le case. Quelle poche che restano poi o hanno prezzi altissimi, oppure, sempre più spesso, sono riservate agli affitti brevi, temporanei, anche estivi. Molti proprietari, spinti dal timore di non ricevere più, da un giorno all’altro, il canone mensile, preferiscono tenere l’immobile sfitto. Ecco la fotografia scattata da Casa Insieme, l’associazione di promozione sociale che collabora dal 2007 con l’Unione dei Comuni della Valdera e altre amministrazioni pubbliche delle province di Pisa e Livorno, come Vicopisano, Calci, Volterra, Ponsacco e Rosignano per cercare di garantire il diritto all’abitare.
Numeri in aumento
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«Nel 2023 – racconta il presidente Renato Lemmi, sfogliando il bilancio sociale presentato in questi giorni – 626 nuclei familiari diversi per un totale di 1878 accessi si sono rivolti agli operatori dell’associazione. Numeri in aumento che testimoniano, anche nei nostri territori, l’aggravarsi del problema abitativo. Da una parte le condizioni del mercato immobiliare, ormai strutturalmente privo dei sostegni derivanti dalle misure governative del fondo nazionale per il sostegno degli affitti, si stanno irrigidendo. Dall’altra, per i pochissimi alloggi in offerta locativa, si richiedono requisiti irraggiungibili dagli utenti: redditi da lavoro a tempo indeterminato, privati garanti, fidejussioni bancarie e anche, in alcuni casi, che non ci siano minori o anziani nel nucleo per paura che in caso di procedura di sfratto, l’iter per il rilascio diventi più lungo».
A caccia di strategie
La situazione è complessa, con la richiesta di alloggi che in solo dodici mesi è cresciuta del 20% in Valdera e l’aumento delle procedure di sfratto che, in base ai dati riportati da Andrea Failli di Federsanità Anci Toscana, in regione hanno avuto un picco del 200% in più rispetto all’anno precedente. «Ma la cifra in proporzione – specifica Lemmi – caratterizza anche la nostra provincia». Contro il caro affitti e i prezzi alle stelle, senza contare le spese condominiali e le maxi bollette, le famiglie nelle quali lavora solo una persona, quelle arrivate da paesi stranieri ma anche divorziati o giovani con contratti a tempo e anziani con la pensione, sono a caccia di strategie per garantirsi un’abitazione. «L’obiettivo di Casa Insieme – spiega l’assessora alle politiche abitative di Pontedera Sonia Luca – è quello di accompagnare le fasce più deboli della popolazione, quelle che non hanno i requisiti per richiedere le case popolari ma devono comunque lottare per ottenere i diritti che gli spettano. È necessario un approccio integrato che faccia incontrare i bisogni delle persone e le offerte di immobili presenti sul territorio. Ma è sempre più complicato perché la domanda è di gran lunga superiore all’offerta».
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Così la mission di Casa Insieme si trasforma e si allinea alle nuove esigenze: dalla prevenzione degli sfratti al sostegno alle spese impreviste fino alla mediazione delle diatribe tra inquilini e proprietari. «Come Comune – aggiunge Luca – abbiamo quadruplicato l’impegno economico a favore dell’housing, sostenendo il progetto dell’Unione Valdera con 400mila euro spalmati su tre anni, ci siamo sostituiti allo Stato stanziando fondi per i contributi affitti e le morosità incolpevoli e inoltre possiamo contare su un patrimonio Erp, di edilizia residenziale popolare. Ma è necessario un cambio di prospettiva, che le persone si rechino agli sportelli di Casa Insieme prima di arrivare allo sfratto. Devono venire quando si rendono conto di non riuscire più a pagare l’affitto oppure quando non sanno come risolvere le incomprensioni con il proprietario perché magari si rifiuta di realizzare opere di manutenzione. Invece di cercare lo scontro e smettere di adempiere al pagamento mensile, devono cercare aiuto nel cosiddetto accompagnamento all’abitare».
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