Avellino, Festa vuole riprendersi la scena: “Parlerò, eccome se parlerò” #adessonews

La vicenda che coinvolge l’ex sindaco di Avellino, Gianluca Festa, è tutt’altro che conclusa. Nonostante la liberazione ottenuta grazie alla sentenza della Corte di Cassazione, l’ex primo cittadino non sembra aver digerito ciò che è accaduto. “Le ordinanze erano illegittime, non potevano essere emesse e, quindi, io avrei potuto candidarmi”, ha dichiarato Festa davanti al Circolo della Stampa, prima ancora che i suoi legali illustrassero nei dettagli l’importante risultato ottenuto con il ricorso per Cassazione. Un sabotaggio – a suo dire – dettato soltanto dalla volontà di fermare la sua corsa alla rielezione a sindaco di Avellino.

Chiaramente – che la sua intenzione fosse di ricandidarsi – non era necessario che Gianluca Festa lo urlasse ai quattro venti dopo 154 giorni ai domiciliari. Già prima dell’arresto – anche se, all’epoca, la situazione cominciava già a ribollire – i segnali non erano certo mancati ed erano molto più che inequivocabili.

Il 24 aprile 2024, lo dichiarano in una nota, e all’unisono, i membri delle due compagini collegate a Gianluca Festa: «Le liste civiche “Davvero” e “Viva la Libertà” sono assolutamente compatte al loro interno ed organicamente pronte a competere nella prossima tornata elettorale Lo ribadiamo con forza – proseguiva il comunicato – alla luce delle voci infondate e delle false ricostruzioni relative alle presunte divisioni che si sarebbero verificate negli ultimi giorni. Il progetto di Governo cittadino portato avanti nell’ultimo mandato dall’Amministrazione Festa, al contrario, sarà riproposto alla città, affinché possa proseguire nel solo interesse degli avellinesi. Siamo pronti e convintamente in campo all’interno di una coalizione civica più ampia ed inclusiva, aperta ad accogliere chi voglia dare il proprio contributo alla piena realizzazione di un progetto che ha già riscosso un forte apprezzamento tra gli avellinesi».

Ma non solo: anche all’indomani dell’insediamento presso il Comune di Avellino del commissario prefettizio Paolo D’Attilio, incaricato di amministrare la città fino alle elezioni comunali programmate per l’8 e il 9 giugno 2024, in città spuntarono i primi manifesti a firma dell’amministrazione uscente guidata proprio da Gianluca Festa. L’installazione dei cartelloni, caratterizzati dal logo “Avellino è”, era chiaramente un segnale della discesa in campo e dell’avvio della campagna elettorale dell’amministrazione Festa, anche se il Comune era ormai commissariato. 

L’Avv. Vannetiello: “Festa non si sarebbe mai dimesso” – l’Avv. Petrillo: “Innegabile che l’accaduto abbia influenzato la campagna elettorale” 

“Il sindaco – perché io lo considero a tutti gli effetti il sindaco di Avellino – se non avesse temuto una richiesta di arresto, non si sarebbe mai dimesso”, ha ribadito anche l’avvocato Dario Vannetiello nel corso della conferenza stampa di ieri.

Molto più cauto, ovviamente – per carattere – il penalista e difensore di fiducia dell’ex sindaco Festa, l’avvocato Luigi Petrillo: “Non mi appassiona l’aspetto politico della questione, che dovrà essere valutato da altri. È innegabile, come ha detto anche Gianluca Festa, che quanto accaduto ha segnato l’evoluzione politica della campagna elettorale. Tuttavia, non ho mai creduto che dietro l’attività investigativa vi fossero spinte politiche. Conosco bene i pubblici ministeri che hanno condotto l’indagine e sono certo che nessuno di loro è stato mosso da ambizioni di carattere politico. Lo stesso vale per i Carabinieri: non ho mai intravisto in loro pulsioni politiche. Il fatto è accaduto durante la campagna elettorale, ma è un fatto che dobbiamo registrare senza attribuirgli un rapporto di causa-effetto”.

Ieri, chiaramente, è stato il giorno degli avvocati. Luigi Petrillo, Concetta Mari e Dario Vannetiello hanno ottenuto un risultato fondamentale, e la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza decisiva annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata, nonché quella emessa il 15 aprile 2024 dal Gip del Palazzo di Giustizia del capoluogo. 

Con ciò è stata decretata la cessazione della misura cautelare e l’immediata liberazione di Festa. Oggi, però, è un altro giorno, e Festa ha già preannunciato: “Parlerò, eccome se parlerò”. 

Al di là di ogni “promessa di battaglia” da parte di Gianluca Festa, appare evidente che, se l’ex sindaco non ricopre più il ruolo adeguato per fare promesse elettorali agli avellinesi, nemmeno come “cittadino libero” può lanciare il sasso e nascondere la mano. Accuse come queste sono molto gravi e, sebbene Gianluca Festa abbia trascorso 154 giorni agli arresti domiciliari (un’esperienza certamente non piacevole), le sue parole lasciano intendere che le scelte politiche degli avellinesi nella tornata elettorale di giugno abbiano contato ben poco. Anzi, per usare i termini giusti, gli avellinesi si sarebbero rivelati spettatori non paganti di una partita a scacchi in cui non si possono conoscere né nome né volto dei partecipanti. Questo, chiaramente, conduce a due ovvie domande:

Quali sarebbero gli interessi nascosti dietro questa “giustizia a orologeria?” 

Quali sono le mani politiche che si celano dietro di essa?

Senza ulteriori indugi o rinvii, Avellino attende una risposta.