L’innovazione tecnologica e digitale, insieme all’innovazione normativa e all’inclusione di nuovi attori nell’ecosistema finanziario, stanno spingendo sempre più verso l’implementazione della finanza aperta (Open Banking o Open Finance). Ma in Italia (e più generalmente in Europa) c’è ancora strada da fare, secondo il Rapporto Open Finance di Minsait Payments.
Open finance, in Italia non decolla
Il rapporto evidenzia due principali ostacoli all’adozione dell’Open Finance: un basso tasso di multi-bancarizzazione e un’adozione limitata di strumenti di aggregazione finanziaria, aggravati da vincoli regolatori stringenti in materia di dati e privacy.
In Italia, infatti, solo il 37% della popolazione possiede più di un conto bancario, un dato che posiziona il Paese all’ultimo posto tra quelli analizzati. Anche a livello europeo la situazione è simile, con una percentuale che non raggiunge neanche il 50%. Sul fronte dell’adozione di strumenti di aggregazione finanziaria solo il 17% degli utenti europei li utilizza, un dato ben al di sotto del 37% registrato in America Latina.
Il quadro normativo
Per quanto concerne l’ambito regolatorio, la sfida principale per l’implementazione dell’Open Finance riguarda, secondo un esperto su quattro, la protezione dei dati e della privacy. In tal senso l’Unione europea sta sostenendo il settore finanziario con un nuovo quadro normativo (PSD3) per l’accesso sicuro e aperto ai dati dei clienti.
La mancanza di regole del gioco chiare fa sì che le nuove soluzioni di Open Banking evolvano verso l’Open Finance a un ritmo p più lento, poichè l’efficienza e la sicurezza delle interfacce di accesso ai dati degli utenti sono limitate.
“La lentezza nei tempi di adattamento a questo nuovo modello è principalmente attribuibile alla scarsa domanda di mercato o alle divergenze nei quadri normativi tra le diverse regioni. Tuttavia, superare queste barriere sarà cruciale per sfruttare appieno il potenziale dell’Open Finance e garantire un ecosistema finanziario più inclusivo e competitivo” ha dichiarato Roberto Scorzoni, direttore mercato Finance di Minsait in Italia.
Futuro dell’Open Finance
L’Open Finance, che si distingue come modello aperto alla concorrenza, multicanale e intersettoriale, secondo il 48% degli esperti di settore intervistati nel rapporto sarà uno standard di mercato entro il 2030, mentre solo per il 20% lo è già.
Secondo i consumatori europei, che sono particolarmente cauti nella condivisione dei propri dati finanziari, i benefici materiali e i premi della condivisione dovrebbero essere resi più precisi. Nel caso dell’Italia, oltre il 54% degli utenti sarebbe più disposto a condividere i propri dati in cambio di benefici concreti, come la riduzione o l’eliminazione delle commissioni bancarie o costi di gestione. Inoltre, il rapporto rileva che l’entità che suscita maggiore fiducia quando si tratta di condividere questi dati è la banca tradizionale (per il 60% degli intervistati).
Il Rapporto Minsait Payments Open Finance fa parte dello studio che l’azienda presenta ogni anno sulle Tendenze dei Mezzi di Pagamento, e che viene redatto in collaborazione con Analistas Financieros Internacionales (AFI). Il documento raccoglie le opinioni di oltre 4.800 clienti bancari in Spagna, Italia, Portogallo, Regno Unito e America Latina (Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Perù e Repubblica Dominicana).
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