Poco più di un anno dopo la tremenda alluvione del maggio del 2023, a metà settembre la regione Emilia Romagna si trova nuovamente alle prese con gli effetti nefasti delle forti piogge su parte del territorio, in prevalenza nell’area del ravennate. Quasi 1.500 gli sfollati, fiumi che hanno rotto gli argini, vaste aree di campagna allagate, collegamenti ferroviari in parte interrotti, o limitati: è lo scenario che contraddistingue l’ennesima emergenza nella regione del Nord Italia. E, nel frattempo, scoppia (anche) la polemica politica sull’uso delle risorse per prevenire simili fenomeni sul territorio emiliano-romagnolo.
A caldo, nella giornata di ieri, e intervistato oggi da un quotidiano il ministro della Protezione civile Nello Musumeci usa parole nette: «Continueremo ad avere eventi calamitosi, finché non si attuerà una seria prevenzione strutturale da parte di tutte le regioni», ha spiegato l’esponente governativo, aggiungendo che le casse di espansione «sono un prezioso strumento di prevenzione. Ma vanno realizzate prima dell’alluvione, cioè nella gestione ordinaria, che spetta alle regioni, e non a quella straordinaria, affidata a al generale Francesco Paolo Figliuolo», ha sottolineato, con riferimento all’incarico dell’alto militare che, dopo essere stato nominato nel 2021 commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, dal giugno dello scorso anno è commissario straordinario per la ricostruzione in Emilia Romagna, Marche e Toscana a seguito delle alluvioni della passata primavera.
«Abbiamo chiesto alla Regione quali infrastrutture abbia realizzato almeno nell’ultimo decennio, per individuare ulteriori obiettivi e risorse rispetto ai 596 milioni di euro che ha ricevuto dal 2013. Per collaborare serve confronto e rispetto reciproco», sono state le parole di Musumeci, rivolte alle amministrazioni locali del centrosinistra. Nella giornata di ieri la segretaria del Pd Elly Schlein, in virtù di diverse dichiarazioni di esponenti del centrodestra in linea con quanto affermato dal ministro, aveva accusato l’Esecutivo di fare «sciacallaggio politico», sostenendo che «tutti i fondi del commissario sono stati già impegnati, la Regione ha avviato 402 interventi di ripristino di cui 130 già completi e 158 che sono in corso», affermando, poi, che «tutti ricordiamo Giorgia Meloni con gli stivali nel fango a fare un’inutile passerella più di un anno fa, a promettere ristori al 100% che non sono mai arrivati». Quanto alla presidente facente funzione dell’Emilia-Romagna Irene Priolo, ha chiamato in causa lo stesso generale Figliuolo, chiedendogli di dissociarsi dalle parole di Musumeci, «visto che ritiene – ha detto – che stiamo facendo gli interventi in modo corretto».
Com’è noto, le divisioni fra gli schieramenti politici si alimentano, in una fase emergenziale, giacché in Emilia-Romagna, il 17 e il 18 novembre, si terranno le elezioni regionali, per scegliere il successore di Stefano Bonaccini, andato a coprire la carica di europarlamentare per il Pd.
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