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il racconto e i motivi Il Tirreno #finsubito richiedi mutuo fino 100%


GROSSETO. Le taccole, uccelli passeriformi appartenenti alla famiglia dei corvidi, hanno ispirato la mente dei più grandi etologi, in primis Konrad Lorenz che dedicò loro un intero capitolo dell’Anello del re Salomone. Sono considerati animali gregari, intelligentissimi, eleganti e curiosi; la loro vita sociale, che poggia su regole e gerarchie ben precise, a lungo è stata studiata, anche se non tutto sembra spiegabile.

Il racconto

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Resta un mistero quanto sta succedendo a una grossetana di 44 anni, dipendente di una nota azienda, che racconta di essere stata più volte perseguitata dai corvidi in città. Abita in centro, in via Fossombroni. La sua casa ha un cortile in cui troneggia un bellissimo nespolo dove da tempo si appostano alcune “taccole” che – stando al suo racconto – non appena lei esce di casa la inseguono per beccarla. Di regola puntano alla testa; il perché questo accada è difficile da spiegare, quel che è certo è che gli albori di questa storia risalgono a un anno fa, a luglio 2023.

«Un venerdì pomeriggio torno dal lavoro – spiega la donna – Entro nel passo carrabile del mio giardino per parcheggiare quando noto a terra un “cucciolo” (pullo, ndr) forse caduto dal tetto. Mi viene d’istinto di soccorrerlo. Prendo un panno e lo sposto di lato, così entro con l’auto senza schiacciarlo. Sfortuna vuole che nel pomeriggio venga giù una grandinata con chicchi grossi». Il pullo muore.

L’attacco

La mattina dopo la donna esce di casa presto, deve andare a donare il sangue in ospedale. «Scendo ed esco dal portone, ma quando faccio per aprire il cancellino e abbasso la testa, in quel mentre arriva il corvo». La taccola scende e becca in testa la 44enne mentre lei è china sulla serratura. «Mi fa tre buchi in testa. Rientro in casa per tamponare le ferite». Quando la donna esce di nuovo per andare in ospedale a donare il sangue, si ritrova il volatile di nuovo lì di fronte, sul ramo del nespolo. «Lo vedo che mi punta e mi vuole attaccare di nuovo, allora rientro nel portone per difendermi. Alla fine sono costretta a uscire con una protezione in testa (un’insalatiera, ndr); mi rendo conto che sembra assurdo ma è così, io stessa non me lo so spiegare. Mi tocca anche chiedere aiuto al vicino, che si mette a spaventare il corvo per farmi passare». Arrivata in ospedale, la grossetana si fa medicare e disinfettare le tre beccate sanguinose e ben evidenti sul cuoio capelluto.

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Il possibile motivo

Finisce lì? No. Giorni dopo quella che la 44enne ipotizza essere una “corva” (la madre del pullo che lei aveva spostato per salvarlo) «non fa che puntarmi e provare di nuovo ad attaccarmi». Ogni volta che la donna esce di casa si ritrova il volatile lì che «la punta, in modo inquietante». Tra l’altro ha chiamato anche rinforzi: c’è un altro corvide. Colpisce il fatto che se la signora esce con il suo compagno, la taccola prova ad attaccare soltanto lei e non lui. Difficile darsi una spiegazione; forse tutto risale a quando lei ha preso in mano il nido a luglio 2023? Sappiamo che le taccole sono considerate intelligenti e con doti mnemoniche di ferro.

Il ritorno

Fatto sta che dopo un relativo periodo di pace, in queste settimane ecco che gli attacchi tornano. Due volatili sbucano di nuovo e puntano ancora una volta e lei, alla sua testa. Siamo ancora sotto casa, in via Fossombroni a Grosseto. «Un giorno sono a passeggio sotto le mura di casa mia con il mio cane – racconta la 44enne – Mi faccio una passeggiata da via Fossombroni a piazza De Maria quando mi sento gracchiare di nuovo sopra, mi volto e vedo che ci sono i due corvidi che mi seguono per il tragitto. Svolazzano sopra di me nel percorso all’andata verso piazza De Maria e poi anche a ritroso, da piazza del Mercato fino a casa mia, si mettono a terra vicino a me e saltellano, gracchiano osservandomi: mi è toccato allungare il passo e quelli sempre dietro a me. Sono entrata in fretta a casa». La donna non sa darsi spiegazioni; chissà se il fatto di aver spostato il pullo (poi morto) abbia fatto scattare un meccanismo difensivo. Nulla di certo; l’unica certezza è «quando mi hanno seguito, anche ultimamente, non è stato per niente piacevole perché non sai come difenderti».
Lo studioso

Le taccole hanno ispirato le teorie di Konrad Lorenz, che ne adottò una e la chiamò Cioc. L’illustre scienziato, considerato il padre dell’etologia, era rimasto colpito dalla forte personalità di questi volatili tanto da annoverarli fra i suoi soggetti preferiti per i suoi studi sul comportamento animale, scoprendo cose incredibili. Le taccole si sono dimostrate in grado di risolvere questioni non semplici grazie a ragionamenti astratti. Hanno un’eccezionale memoria e un sorprendente spirito sociale. «Pochi sono gli uccelli, anzi pochi in genere gli animali superiori – scriveva lo studioso – che hanno una vita familiare e sociale così evoluta come le taccole. I loro piccoli sono tra i più commoventemente indifesi e deliziosamente dipendenti da chi li alleva».



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