Tradurre l’approccio One Health in politiche concrete, che producano un impatto reale sulla salute di uomo, animali e ambiente. Con questa visione, a giugno 2023 è nato alla Camera dei Deputati l’Integruppo One Health, su impulso degli onorevoli Luciano Ciocchetti e Ylenja Lucaselli, che oggi conta trenta fra deputati e senatori. La Sala del Refettorio della Camera ha ospitato il nuovo incontro dell’Intergruppo, un’occasione per confrontarsi e fare il punto sullo stato dell’arte dei lavori.
“Spetta alla politica il compito di saper sviluppare sistemi coerenti per affrontare le sfide globali contemporanee in materia di salute, come le malattie infettive emergenti, la sicurezza alimentare e l’impatto del cambiamento climatico”, esordisce l’onorevole Lucaselli che, impossibilitata a partecipare in presenza per sopraggiunti impegni istituzionali, ha affidato a un messaggio il suo commento.
“Dalla nostra parte abbiamo l’innovazione e la scienza, attori essenziali nel campo della sanità. Siamo partiti dalla necessità di confrontarci non solo con i medici, ma con tutti coloro che potevano essere parte integrante di un nuovo approccio interdisciplinare, in grado di riconoscere l’interconnessione fra salute umana, animale e ambientale”.
“Quello dell’Intergruppo è un lavoro prezioso – esordisce l’onorevole Ciocchetti – che ha coinvolto anche i ministri competenti, in un’ottica interistituzionale. Finalmente si affrontano in modo serio argomenti come l’antimicrobico resistenza, che a lungo sono rimasti ai margini del dibattito. Un lavoro importante che fissa priorità condivisibili”.
Sicurezza alimentare
Sono tre, nella fattispecie, le priorità identificate dal sottogruppo sulla sicurezza alimentare, coordinato da Barbara Gallani. “Proponiamo anzitutto di istituire una governance tecnico-scientifica della One Health, attraverso la creazione di una cabina di regia nazionale e una rete regionale”, spiega Gallani. “In ambito scientifico si parla da tempo di governance, ma il problema è l’istituzionalizzazione della One Health”, ha commentato Umberto Agrimi, Direttore Sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell’Istituto Superiore di Sanità. “Istituire una governance è importante, affinché i diversi compartimenti siano in grado di comunicare fra loro”.
A questo scopo il sottogruppo ha proposto anche l’istituzione di un’agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, che unifichi le necessarie competenze della valutazione del rischio in ottica One Health, operando in stretto collegamento col ministero della Salute. Un’idea che ha incontrato il favore anche di Ciocchetti. “Al momento le competenze in fatto di valutazione del rischio sono parcellizzate fra vari enti di ricerca e istituzioni. Un’agenzia specifica potrebbe contribuire a definire un percorso organico e complessivo, interagendo in maniera autorevole con l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare, ndr)”.
La seconda priorità messa a fuoco dall’Intergruppo è invece legata al rafforzamento dell’evidenza scientifica e dell’utilizzo dei dati in ottica One Health. “Dobbiamo mappare e caratterizzare le raccolte dati esistenti – prosegue Gallani – assicurando il bilanciamento tra uso per interesse pubblico e riservatezza. Inoltre, bisogna integrare le raccolte dati in ottica One Health per la prevenzione e la valutazione dei rischi in sistemi complessi”. Ma fra le proposte presentate figura anche lo sviluppo di strumenti informatici di utilizzo dei dati per la valutazione, la prevenzione e la sorveglianza integrate relative ai rischi alimentari.
“Infine – conclude – l’ideazione di programmi educativi e formativi per la nuova generazione di operatori nei settori medico, veterinario, agricolo e ambientale e di esperti nella valutazione del rischio e lo sviluppo di opportunità di dialogo. Il sottogruppo sottolinea anche la necessità di migliorare l’interscambio scienza-società nel contesto One Health, con iniziative fondate non solo sulla prospettiva negativa del rischio, ma anche dei benefici comuni delle scelte individuali”.
“Spesso, quando si parla di One Health, ciascuno dà una interpretazione diversa. Avere chiara la definizione è importante per declinare il nostro lavoro transdisciplinare. Per questo dobbiamo sviluppare programmi educativi per la nuova generazione di operatori, affinché sappiano avere uno sguardo olistico”, aggiunge Agrimi.
Antimicrobico resistenza
Stefano Inglese, coordinatore del sottogruppo valore e sostenibilità degli antibiotici, ha presentato i risultati e le proposte operative per il contrasto all’antimicrobico resistenza. “Ci siamo focalizzati soprattutto sul problema dell’indisponibilità di un numero adeguato di nuovi antibiotici per contrastare i germi multiresistenti”, spiega Inglese.
“Da alcuni decenni le grandi aziende che investono in ricerca e sviluppo dei farmaci si sono allontanate da questa area terapeutica, a causa del limitato ritorno degli investimenti, del potenziale di mercato incerto, dei trial clinici complessi e dei processi regolatori molto lunghi. In campo – prosegue Inglese – sono rimaste solo le startup e le piccole e medie aziende, che non hanno quasi mai la forza di portare fino in fondo lo sviluppo di un prodotto”.
Si spiega così la carenza di antibiotici che utilizzano nuovi meccanismi di azione. “Dobbiamo lavorare per colmare questo. Altri Paesi occidentali si sono già mossi in tal senso. L’Italia è ancora alla finestra. Ma la speranza è che possa diventare un hub per la sperimentazione di nuovi incentivi. Il G7 può fare da traino”.
Fra le proposte del gruppo, l’accesso per gli antibiotici reserve al fondo per i farmaci innovativi, la revisione dei meccanismi di fissazione di prezzo e rimborso e la sperimentazione di meccanismi di incentivazione di tipo push.
“Sono stati prodotti documenti e proposte con una specifica attenzione all’AMR. Stiamo procedendo con un dialogo attivo col ministero dell’Economia, per un intervento nella legge Finanziaria. Mi auguro che l’Intergruppo continui a lavorare alacremente anche dopo gli eventuali interventi inseriti in legge di Bilancio”, sottolinea Francesco Saverio Mennini, capo del dipartimento della programmazione del ministero della Salute. L’antimicrobico resistenza è un problema di salute globale, ma l’Italia – che pure parte da dati pessimi a livello europeo – può diventare apripista.
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