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Gardacqua in vendita tramite asta pubblica? Bendinelli: «Non è vero» #finsubito richiedi mutuo fino 100%


Gardacqua torna a far parlare di sé, questa volta per alcune voci che il Comune gardesano ha ribadito essere «infondate». Da alcuni giorni, infatti, circola la notizia che il centro natatorio sia in vendita tramite un’asta pubblica indetta dal tribunale di Verona.

«Non è vero – ha detto il sindaco Davide Bendinelli -. Vorrei rassicurare i cittadini, il bene è di nostra proprietà, rimane di nostra proprietà e non c’è nessuna compravendita in merito. Quello che è in vendita è il diritto di superficie». 

A smentire tale voce dunque è il primo cittadino, che ha cercato poi di chiarire la vicenda. «Capisco non sia un argomento facile da comprendere, ma provo a spiegare quello che è in realtà – ha proseguito Bendinelli -. C’è stato un contenzioso con il Mediocredito trentino che ha finanziato il progetto di realizzazione dell’impianto vent’anni fa. Per farlo, visto che non era possibile ipotecare il terreno in quanto di proprietà del Comune, era stato deciso di iscrivere un’ipoteca sul diritto di superficie che aveva una durata pari alla durata della convezione, ossia 28 anni. Ne sono trascorsi 19, il bene è stato quindi restituito anzitempo al Comune per cause imputabili al gestore. Il Tribunale però ha deciso in primo grado che l’ipoteca dovrà rimanere in essere fino alla scadenza naturale della convezione. Da qui la necessità di un’asta giudiziaria per vendere il diritto di superficie. E lo ripeto, il diritto di superficie non è l’immobile». 

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L’anno scorso era stato lo stesso Tribunale, in primo grado, a mettere nero su bianco la questione e a sottolineare l’estraneità del Comune alle accuse mosse dal Fallimento. «Il Fallimento – ha ricordato il sindaco di Garda – chiedeva al Comune dieci milioni di euro per ingiusto arricchimento ma il Tribunale ha stabilito che la risoluzione della convenzione è imputabile unicamente al gestore. Il Comune quindi non doveva nulla. Questo, come ho detto, ha comportato la restituzione del bene e della gestione al Comune anzitempo».

Dal Comune riferiscono che ora si sta cercando di risolvere l’ultima parte di contenzione con il Mediocredito trentino per potersi concentrare poi su investimenti, anche strutturali, e migliorare lo stato del centro natatorio, il quale ora godrebbe di ottima salute. «Vorrei ringraziare gli attuali gestori del centro benessere, della piscina, della palestra, perché credo stiano facendo un lavoro egregio – ha detto Bendinelli -. Dopo la pandemia sono riusciti a gestirlo con continuità, i numeri stanno crescendo in termini di servizi, di qualità, di presenze, la struttura sta acquisendo una credibilità sempre crescente. Tutti noi stiamo cercando di remare nella stessa direzione che è valorizzare la struttura e dare delle risposte a chi frequenta il centro e vuole continuare a farlo».

Non tutti però, secondo il primo cittadini, sarebbero allineati su questo obiettivo: «Chi pensa di attaccarmi sul piano politico passando per il Gardacqua probabilmente non si rende conto che rischia di provocare un serio danno ai lavoratori e alle famiglie dei lavoratori che vivono grazie all’attività svolta proprio a Gardacqua. Le trovo azioni irresponsabili che qualificano o meglio squalificano chi le porta avanti». 

Cronistoria di Gardacqua

Il Comune di Garda ripercorre così la storia del centro natatorio: «Nel 2005 il Comune di Garda decise di realizzare una piscina pubblica. Scelse di farlo, dopo aver ricevuto in questo senso una proposta da parte della società Atzwanger (impresa primaria del settore), con il procedimento della finanza di progetto. In termini pratici questo significa che la società Garda Acquapark srl (partecipata al 98% da Atzwanger) avrebbe investito la somma necessaria per la costruzione dell’impianto e in cambio ne avrebbe avuto la gestione per un congruo numero di anni. 28 quelli che vennero stabiliti come necessari per l’ammortamento.

La piscina inaugurò nel 2008.

Nel 2013, però, la ditta si dimostrò inadeguata nella gestione.

Gli ingressi, e quindi le entrate, si erano rivelati inferiori alle aspettative. A quel punto il Comune si rese disponibile a rinegoziare l’accordo ma la scelta della ditta fu quella di chiudere l’impianto e dichiarare il fallimento.

Il Comune allora invitò la banca finanziatrice e la procedura fallimentare a designare un nuovo soggetto che potesse subentrare nella gestione della piscina e con i risultati riuscisse a rimborsare i finanziamenti ricevuti. Possibilità concessa proprio dalla disciplina della finanza di progetto.

L’invito non venne accolto, il Comune rientrò in possesso dell’impianto e dopo un anno di chiusura ne affidò la gestione ad un altro soggetto.

A quel punto il Fallimento promosse un’azione giudiziaria contro il Comune di Garda per arricchimento senza causa con la richiesta di condanna dell’amministrazione comunale al pagamento del costo dell’opera. La richiesta ammontava a oltre 11 milioni e 600 mila euro. L’arricchimento senza causa sarebbe derivato al Comune dalla restituzione anticipata dell’impianto.

Una vicenda che ha avuto il suo epilogo nelle ultime ore con la sentenza del Tribunale di Verona che vi ha messo sopra la parola fine dando ragione al Comune sotto tutti i profili.

Il Fallimento, nel suo atto giudiziario, aveva cercato poi di imputare al Comune errori nella valutazione della fattibilità dell’opera e della convenienza della gestione.

Anche sotto questo aspetto il Tribunale ha chiarito però che nessuna responsabilità possa essergli attribuita. Tutto il progetto, infatti, sia dal punto di vista tecnico che della sostenibilità economica era stato redatto e presentato per l’approvazione esclusivamente da parte della società Atzwanger, la sola a doversi ritenere responsabile per eventuali inadeguatezze».



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